L’assessora regionale al Lavoro del M5s Desirè Manca, l’intervista, le sfide sull’occupazione e i balli sui social


Sassari La politica spesso arranca, l’assessora al Lavoro Desirè Manca prova a darle ritmo. C’è chi la prende in giro per i balletti e i passi di danza, lei parla di passi avanti. Quelli dell’occupazione, cresciuta più in Sardegna che nel resto d’Italia: +1,2% di occupati in un anno e mezzo, 400 milioni messi a correre nelle misure occupazionali. Così, giusto per far ballare anche i numeri del lavoro in Sardegna. “Poco master e molto back”: così Desirè Manca riassume la sua politica. Una formula che sembra slogan, ma che nasconde una strategia: smettere di finanziare partenze senza ritorno e investire nella formazione interna, soprattutto nei territori che rischiano lo spopolamento. Una scommessa che vale un’intera generazione.

Assessora, partiamo da un tema caldo. Il leader della Cgil Landini a Cagliari ha accusato la Giunta Todde di scarso impegno sul fronte del lavoro e del precariato, soprattutto per i giovani che continuano a lasciare l’Isola. Cosa risponde?

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Saldo e stralcio

 

«I dati Istat che abbiamo a disposizione raccontano una realtà diversa. Nel secondo trimestre 2025 il tasso di occupazione in Sardegna, tra i 15 e i 64 anni, è salito al 58,3% rispetto al 57,3% dello stesso periodo 2024. Non solo: cresce anche l’occupazione giovanile e femminile, passata dal 49,9 al 50,8%. E quella maschile dal 64,6 al 65,7%. La crescita in Sardegna è stata superiore a quella nazionale. Quindi non è vero che non ci siamo mossi: in un anno e mezzo abbiamo messo in campo politiche mai viste prima».

Quali politiche, nello specifico?

«Per troppi anni si è puntato su programmi che favorivano la fuga dei nostri ragazzi, come il “Master and Back”. Noi abbiamo invertito la rotta: poco master e molto back. Cioè, stiamo creando le condizioni per formare i giovani qui, nelle aree interne e nei territori più fragili, perché chi parte spesso non rientra più. La nostra priorità è formare e trattenere i giovani in Sardegna».

Secondo il dossier della Fondazione Sardegna, i sardi percepiscono turismo e agricoltura come i settori trainanti per l’occupazione. È davvero così?

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«Non solo. Per troppo tempo si è guardato solo a turismo e agricoltura, mentre le imprese ci chiedono altre professionalità. Faccio un esempio: l’80% dei corsi di formazione regionale, da quarant’anni a questa parte, riguarda il settore del benessere. Ma intanto riceviamo richieste continue per idraulici, saldatori, termoidraulici e anche per figure legate all’intelligenza artificiale. Per questo stiamo ridisegnando l’offerta formativa, limitando i corsi sovraffollati – come quelli di estetista, che abbiamo ridotto del 70% – e incentivando quelli che garantiscono occupabilità vera. La prossima settimana porterò in Giunta una delibera proprio su questo».

A proposito di formazione, il corso per assistenti di volo ha suscitato polemiche. «Le critiche ci stanno, ma la verità è che per la prima volta stiamo compiendo scelte coraggiose. Non ci limitiamo a proporre corsi “facili” o richiesti per moda: selezioniamo quelli utili per dare lavoro concreto. Penso, ad esempio, al progetto “Filo Sardegna”, che mette in contatto diretto giovani e imprese, calibrando la formazione solo sulle competenze davvero richieste».

Quali sono oggi le vertenze più calde sul lavoro in Sardegna?

«Purtroppo sono tante e coinvolgono circa 3.000 lavoratori, fra cassa integrazione e rischio di perdita del posto. I territori più fragili restano i soliti: il Sulcis, storicamente colpito, e l’area industriale di Porto Torres. Ma la crisi tocca tutta l’Isola. Per questo affianchiamo alle vertenze un percorso di formazione, così che i lavoratori possano ricollocarsi».

Un ragazzo che deve scegliere il suo futuro oggi: che consiglio gli darebbe?

«Se decide di non proseguire con gli studi, lo indirizzerei ai corsi IeFP (istruzione e formazione professionale ndr), perché stiamo calibrando l’offerta in base alle reali richieste delle imprese sarde: costruzioni, impiantistica, artigianato artistico, trasporti. Chi sceglie l’università, invece, deve sapere che abbiamo introdotto bonus occupazionali dedicati agli under 35, così le imprese possono assumere risparmiando sul costo del lavoro».

Lei ha parlato spesso di contrasto al precariato e di occupazione femminile. Quali misure avete messo in campo?

«Abbiamo destinato circa 60 milioni di euro a bonus assunzionali, con incentivi fino al 75% per trasformare contratti a termine in contratti stabili e da part-time involontario a full-time. Inoltre, per la prima volta in Sardegna, abbiamo varato una misura di microcredito da 60 milioni di euro per nuove imprese, con il 30% a fondo perduto. E non dimentichiamo le delibere che favoriscono l’assunzione diretta dei tirocinanti a tempo indeterminato. È una svolta».

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Se dovesse fissare un obiettivo per la fine del mandato?

«Incrementare di 4 punti il tasso di occupazione. In un anno e mezzo abbiamo già guadagnato +1,2%. Non è un traguardo impossibile, soprattutto considerando che nessuno prima di noi aveva mai stanziato 400 milioni di euro per le politiche del lavoro». Se dovesse racchiudere la sua sfida in una frase?

«Costruire un sistema virtuoso di politiche attive, dove scuola, formazione e imprese dialoghino davvero. Solo così possiamo garantire ai giovani sardi un’occupazione dignitosa e la possibilità di restare nella loro terra».

Perché ha deciso di postare il suo balletto sui social, pur prestando il fianco ai suoi detrattori?

«Primo perché sono una donna libera, e secondo perché mi andava di farlo. Venivo fuori da una giornata di lavoro in assessorato pesantissima. C’era in ballo (gioco di parole) una vertenza difficile e alla quale tenevo tantissimo. Solo dopo una lunga trattativa siamo riusciti ad arrivare ad un accordo. E questo risultato mi ha reso felice ed euforica. Così mi è venuto spontaneo: ho acceso la musica e ho festeggiato ballando. E come faccio spesso, ho condiviso i miei stati d’animo sui social. Beh, apriti cielo». Quindi se raggiungerà l’obiettivo del +4 per cento dei posti di lavoro, ci dobbiamo aspettare il sequel del balletto?

«Questo è sicuro. E non solo: ballerò e canterò. Anche se sono stonata come una campana».



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