Per il quarto trimestre dell’anno la Germania aumenterà il proprio indebitamento del 20% rispetto al piano pubblicato lo scorso anno. Nuovi prestiti resisi necessari per sostenere la crescente spesa per infrastrutture, difesa e per far fronte alle difficoltà congiunturali che stanno colpendo l’economia tedesca, rallentata dall’aumento dei costi energetici e dal calo della produzione industriale.
Il piano prevede di raccogliere 90,5 miliardi di euro dai mercati finanziari internazionali, ovvero 15 miliardi in più rispetto al programma stabilito. Ciò include 10,5 miliardi di euro di emissioni aggiuntive di titoli di Stato, di cui 3 miliardi in obbligazioni a 7 anni alla fine di ottobre.
Nel terzo trimestre la Germania aveva già incrementato i prestiti sui mercati finanziari per 19 miliardi di euro. A causa della crisi di bilancio in Francia, la domanda di obbligazioni tedesche resta elevata, in quanto considerate sicure e tradizionalmente percepite come un rifugio dagli investitori istituzionali.
«Stiamo assistendo a una solida domanda di titoli di Stato tedeschi, soprattutto per le scadenze a lunghissimo termine», ha dichiarato il direttore dell’agenzia finanziaria, Tammo Diemer.
Lo scenario in Europa sta cambiando
Il fatto che la Germania stia andando oltre le proprie possibilità economiche con miliardi di euro presi in prestito per finanziare le spese mostra come lo scenario europeo stia cambiando. Un tempo erano i Paesi mediterranei, Italia compresa, a essere accusati di spendere troppo e di approvare bilanci in deficit. La Germania era sempre considerata il porto sicuro, sinonimo di stabilità, sicurezza, disciplina e rigore. Una percezione che per anni ha condizionato i mercati finanziari, con i titoli tedeschi sempre in prima linea e preferiti rispetto agli altri. Ora, però, le cose stanno mutando e la credibilità tedesca non è più granitica come un tempo.
Non lo dicono soltanto i numeri ma anche la Corte dei Conti federale, organo ufficiale: il governo tedesco vive al di sopra delle proprie possibilità. E il problema non risiede nella Legge di Bilancio e nei 520 miliardi di spesa stanziati. Il nodo centrale è il modo in cui si intende finanziare la spesa corrente, ovvero ricorrendo a prestiti, scelta che rompe con decenni di rigore.
Una novità per la Germania, che aveva fatto del pareggio di bilancio il proprio credo. A questo si aggiunge una certa instabilità politica, con il cancelliere Friedrich Merz, insediatosi da pochi mesi, che appare già in difficoltà. E così la percezione sulla Germania sta cambiando: addio porto sicuro, anche se i rendimenti tedeschi restano in crescita e continuano ad attrarre domanda.
Il dilemma che emerge è quindi se, dopo la Francia, anche la Germania dovesse perdere la propria aura di stabilità monetaria in Europa, chi potrebbe sostenere la moneta unica? Il rischio è quello di un effetto domino in grado di coinvolgere anche gli altri Stati e di aprire una nuova fase di incertezza per l’eurozona.
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