governo, maggioranza, opposizioni, sindacati, imprese e frontalieri. Prefazione – PUNTATA N.1 – GiornaleSM


Questa serie di articoli analizzerà con metodo e numeri la riforma dell’Imposta Generale sui Redditi (IGR) presentata nel 2025.

Prima, però, serve una mappa precisa del dibattito pubblico: chi sostiene cosa, quali sono gli argomenti-chiave, dove convergono o divergono le posizioni.

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Di seguito, la prefazione  che inquadra il campo di gioco, nomi, citazioni, date e punti contestati per accompagnare il lettore dentro la sostanza tecnica che affronteremo nei capitoli successivi.

 

CHE C’E’ NELLA RIFORMA. COSA DICE IL GOVERNO E LA MAGGIORANZA.

La Segreteria alle Finanze guidata da Marco Gatti ha incardinato il provvedimento con tre messaggi-cardine:

(a) serve rafforzare i conti pubblici,

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(b) l’impatto medio per il contribuente sarà “limitato”,

(c) i redditi più bassi devono essere salvaguardati.

In più occasioni Gatti ha quantificato l’effetto sul portafoglio dei lavoratori in 5–15 euro al mese e una stima di gettito atteso nell’ordine dei 20 milioni/anno. 

Sul perimetro delle misure, i documenti e i resoconti ufficiali indicano, tra gli altri, il passaggio dalle deduzioni SMaC a una detrazione del 22% per le spese effettuate in territorio, nonché un contenimento delle deducibilità per auto e moto; la maggioranza vincola politicamente il via libera a una “conditio sine qua non”: nessuna riduzione per i redditi dei residenti fino a livelli medi. 

Nel dibattito di giugno la stessa maggioranza ha voluto “raffreddare” il lessico: “non è una riforma, ma una revisione”, con richiesta di equità, contenimento della spesa e incentivi allo sviluppo, segnalando sensibilità diverse al proprio interno e la necessità di trovare condivisioni più ampie. 

In Commissione Finanze, Gatti ha definito la misura “impopolare ma inevitabile”, ribadendo l’intento di proteggere i più deboli e di migliorare il contrasto a evasione ed elusione. 

 

COSA DICONO LE OPPOSIZIONI 

Dopo la pausa estiva, i gruppi di opposizione hanno ripreso l’attività con una conferenza stampa congiunta chiedendo che la riforma sia “ritirata immediatamente” e invocando una “operazione verità” sui conti pubblici: la proposta viene definita “iniqua” e, per alcune forze, “inemendabile”. 

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  • RETE. Il capogruppo Emanuele Santi ha sintetizzato così la linea del movimento: se servono risorse, si sforbici la spesa (segreterie e consulenze) e si rafforzi seriamente la lotta all’evasione, ricordando che nel 2022, quando RETE era in maggioranza, già si era intervenuti in tal senso. Per RETE, dunque, il testo IGR è “inemendabile” e “va ritirato”. 

  • Domani Motus Liberi (D-ML). Contestazione sul metodo (scarsità di confronto pubblico e tempi compressi) e sul merito (effetti distorsivi su lavoro e imprese). Il partito ha organizzato eventi di approfondimento sugli impatti per la cittadinanza e, già a luglio, denunciava “maggioranza spaccata e cittadini ignorati”. 

  • Repubblica Futura (RF). Oltre alla critica fiscale, RF ha incrociato il dossier IGR con altri capitoli di spesa e scelte industriali/finanziarie del governo (fotovoltaico all’estero, partecipazioni Carisp, ipotesi di nuova banca), sostenendo l’incoerenza fra richiesta di nuove entrate a cittadini e imprese e impegni di spesa o operazioni percepite come opache. 

COSA DICONO I SINDACATI

Il fronte sindacale CSdL, CDLS, USL si è mosso presto e con continuità. Tre le traiettorie principali:

  1. Contenuto economico-sociale. Le OO.SS. denunciano che la riforma aumenta la pressione fiscale su dipendenti e pensionati, già colpiti dall’inflazione e dai mancati rinnovi contrattuali, e spinge a “smaccare” (spendere) in territorio per accedere al beneficio SMaC trasformato da deduzione universale a detrazione territoriale—con effetti discriminatori fra redditi e fra residenti e frontalieri. 

  2. Unità sociale. La critica è anche politica: “riforma iniqua”, attacco all’unità dei lavoratori”, una vergogna, perché alimenterebbe spaccature (residenti vs frontalieri; fasce di reddito; settori produttivi) e imporrebbe vincoli di spesa che non tutelano i redditi bassi. 

  3. Mobilitazione. Dopo “sold out” di serate di confronto con maggioranza e opposizioni, Attivo dei Quadri e assemblee zonali, i sindacati hanno proclamato Sciopero Generale per martedì 23 settembre, con corteo alle 8:30 da Piazza Nazioni Unite a Piazza della Libertà, in concomitanza con i lavori della Commissione Finanze. 

Sul piano tecnico, il sindacato insiste sul meccanismo SMaC (si parla, nelle note, di “quota” fino a 6.000 euro che non sarebbe più deducibile ma detraibile, con conseguenze sugli scaglioni per effetto dell’aumento dell’imponibile) e contesta alcune affermazioni governative sugli effetti fiscali per i frontalieri in Italia, chiedendo di correggere “falsità di base” nella narrazione ufficiale. 

COSA DICONO IL CSIR ED I FRONTALIERI

Il Comitato Sindacale Interregionale (San Marino-Emilia Romagna-Marche) ha scaricato a terra un punto sensibile: la trasformazione della SMaC da deduzione a detrazione “territoriale”, riservata ai residenti, creerebbe una grave disparità di trattamento verso i frontalieri, con ricadute in busta paga e complicazioni rispetto ai conguagli italiani. Il CSIR ha chiesto un tavolo tecnico e soluzioni eque, ricordando che i frontalieri sono parte strutturale del mercato del lavoro sammarinese. 

La critica si innesta su una disputa di fatti fiscali: per CSdL/CSIR non è vero che i frontalieri residenti a San Marino e occupati in Italia non abbiano diritto a nessuna detrazione; e, ampliando la platea dei redditi “senza conguagli” in Italia, molti non recupererebbero comunque le maggiori imposte pagate sul Titano. È una delle “lepri” che i sindacati vogliono stanare prima della seconda lettura. 

In sintesi (frontalieri/CSIR): il nuovo set-up SMaC penalizza chi lavora sul Titano ma non risiede; “territorializzare” il beneficio spacca il mercato del lavoro e rischia di aprire contenziosi oltreconfine.

 

LA POSIZIONE DELL’ANIS

Il posizionamento delle imprese è variegato e più sfumato della contrapposizione secca governo-sindacati. Da un lato, emerge una richiesta di “equità” sul disegno complessivo, dall’altro—nell’immediato—si valuta l’uso di strumenti tampone che attenuino l’impatto.

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  • ANIS. Nei canali di categoria e nel dibattito pubblico sono emersi due messaggi: la necessità di rivedere il progetto “in un’ottica di equità” e l’ipotesi di una minimum tax temporanea in attesa di una vera stretta anti-evasione (per evitare di caricare il gettito su lavoro dipendente e aziende “in chiaro”). 

  • Welfare aziendale / fringe benefit. Nella conversazione pubblica è comparsa la pista di un riequilibrio via fringe benefit e welfare per mitigare gli effetti su retribuzioni e costo del lavoro, evitando di “spostare” il problema su rimborsi spese impropri. 

 

CONCLUSIONE PRIMA PUNTATA

Per la maggioranza è “revisione”, non riforma, un’aggiustata di sistema, necessaria e “impopolare ma inevitabile”.

Per opposizioni e sindacati è una “stangata”, anzi “una non-riforma da ritirare subito” perché iniqua “in ogni sua parte”. 

RETE rivendica ricette alternative (tagli e anti-evasione “seria”);

DOMANI MOTUS LIBERI contestazione il metodo ed il merito. Parla di “maggioranza spaccata e cittadini ignorati” e lamenta tempi compressi e confronto insufficiente;

RF incrocia la riforma con scelte di spesa e operazioni societarie ritenute incoerenti con la richiesta di nuovo gettito. 

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Sul versante sociale, le OO.SS. hanno costruito una contro-narrazione molto concreta, piazze piene, “sold out” nelle serate, calendario assemblee e sciopero generale spingendo l’asticella del negoziato politico oltre la normale dialettica d’aula. 

Il calendario vede il passaggio in Commissione Finanze (con mobilitazione sindacale il 23/9), quindi l’approdo in seconda lettura entro novembre. Per la politica il tempo è poco e la pressione sociale alta: lo spazio per emendare davvero c’è solo se governo e maggioranza si assumono il rischio di riaprire nodi (SMaC/detrazioni, scaglioni/aliquote, trattamento imprese, misure pro-frontalieri, anti-evasione) e ricompattare la propria base senza spaccare il Paese. 

Per non restare alla superficie degli slogan, i capitoli successivi entreranno dentro ai meccanismi:

  • SMaC: da deduzione a detrazione (22% “in territorio”) simulazioni su redditi bassi/medi/alto, confronto residenti/frontalieri, elasticità dei consumi e ricadute su prezzi e concorrenza. 

  • Scaglioni, aliquote e gettito: che cosa cambia rispetto allo status quo; dove si crea gettito; quanto è “ottimistica” la stima 20 milioni/anno e con quali rischi macro (consumi interni). 

  • Auto/moto, rimborsi, fringe: cosa resta deducibile, cosa no; differenza tra fringe “buoni” e “cattivi”; che tipo di welfare potrebbe davvero riequilibrare senza gonfiare il cuneo. 

  • Imprese: ipotesi minimum tax transitoria; nesso equità/attrattività; evitare “fughe” di base imponibile. 

  • Anti-evasione: che cosa c’è già, cosa manca, quali “quick wins” possono sostituire gettito “facile” su lavoro/pensioni.

  • Confine Italia: frontalieri, conguagli, effettiva recuperabilità delle maggiori imposte in RSM alla luce di giurisprudenza e prassi. 

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NOTA PER IL LETTORE

Questa prefazione riporta posizioni pubbliche con date e fonti. Abbiamo scelto di citare le dichiarazioni di Marco Gatti (impatto 5–15 € e gettito 20 mln), il linguaggio della maggioranza (“revisione”), le richieste delle opposizioni (ritiro del testo, accuse di iniquità), la linea dei sindacati (mobilitazione e sciopero del 23/9) e i rilievi del CSIR sui frontalieri. Ogni affermazione è riferita a un articolo, un comunicato o un report ufficiale. Le parti tecniche (SMaC, detrazioni, deduzioni) saranno sviluppate con esempi numerici, tabelle ed effetti distributivi nei prossimi pezzi, così da separare il “chi dice cosa” dalla verifica quantitativa.

Questa non è una riforma “tecnica” qualunque. Tira in ballo equità, mercato del lavoro, rapporti con l’Italia, attrattività d’impresa, prezzi e potere d’acquisto. Perciò serve fissare paletti chiari: chi propone cosa (e perché), chi obietta (e con quali numeri), dove stanno i nodi veri da sciogliere (SMaC, progressività effettiva, anti-evasione, frontalieri, costo del lavoro).

Nei prossimi articoli entreremo nel motore: simulazioni su casi-tipo di famiglie e imprese; mappe degli oneri e mappe dei benefici; effetti micro (busta paga, spesa, detrazioni) e macro (consumi interni, concorrenza retail, investimenti). Lo faremo tenendo la barra dritta su due criteri: trasparenza dei dati e verificabilità delle affermazioni.

Solo così, al di là degli slogan, potremo capire se “revisione” significa davvero equità sostenibile o se “ritirare tutto” è l’unico esito ragionevole.

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A presto

Marco Severini – direttore GiornaleSM



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