L’economia mondiale continua a crescere, i mercati azionari sono sui massimi e nessun grande Paese è in recessione. Eppure, “permane una discrasia tra i rischi che vediamo, che sono veri, e la realtà delle imprese, con utili in aumento e prospettive rafforzate dal ribasso dei tassi della Fed”. A dirlo è Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, intervenuto al forum di Scenari Immobiliari.
Secondo De Felice, in ogni caso, “permangono rischi, lo scenario resta complesso e richiede di procedere con alcune assunzioni, alcune ipotesi”. La prima riguarda i dazi introdotti da Donald Trump, saliti in media dal 2,4% pre-2020 al 17,4% attuali (media ponderata tra tutti i Paesi e settori): “È verosimile che rimangano elevati fino alla fine del mandato, anche se alcuni accordi quadro appaiono fragili, come quello con l’Europa”. Le conseguenze si vedono già: esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti in calo del 30%, compensate da un + 20% verso Asia e +10% verso l’Europa. “La Cina – osserva De Felice – cercherà di esportare sempre di più nel nostro continente”. L’impatto dei dazi sui Paesi Ue resta limitato: -0,1% di Pil per la Spagna, -0,2% per la Francia, -0,3% per l’Italia, -0,4% per la Germania. “Per l’Italia, però, va sottolineato che gran parte dei beni esportati negli Usa sono di fascia alta, dunque flessibili e con importatori americano disposti, almeno sino ad ora, ad assorbire parte dell’aumento dei prezzi.”
Sul fronte geopolitico, De Felice ipotizza il protrarsi dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente “ma senza effetti significativi sul costo di gas e petrolio”. Nemmeno le tensioni sul fronte asiatico possono avere conseguenze “sul mercato dei microchip”. Resta però il nodo francese: debito al 5,6% del Pil, difficoltà di formare il governo e rischio di mancato rispetto delle regole europee. “Per rientrare servirebbe un avanzo primario dell’1,5%, ma è più probabile che si fermi allo 0,6%.”
La politica fiscale americana resta espansiva, con un deficit in crescita di 300 miliardi di dolalri l’anno che l’amministrazione Trump intende compensare con dazi e tagli a alla spesa sociale e Medicare. Intanto la Fed ha già avviato la discesa dei tassi, dopo avere resistito alle pressioni di Trump sul governatore Jerome Powell, con un percorso che dovrebbe portare a un ulteriore -75 punti base entro fine 2026. Il rallentamento del mercato del lavoro, osserva De Felice, è un segnale da monitorare attentamente.
La Germania torna a crescere dopo l’allentamento sul tetto del debito. Dopo anni negativi +1,6% nel 2026 e 2027, mentre il Giappone sorprende con una dinamica migliore delle attese, dopo anni di stagnazione. La Francia resta l’anello debole del continente. “Non possiamo essere tanto ottimisti. Sarà difficile fare scendere il livello del debito oggi salito al 5,6% del Pil verso l’obiettivo che impone il patto di stabilità e crescita. La Francia – nota l’economista – avrebbe bisogno di avere un avanzo primario dell’1,5%”.
Per l’Italia i dazi oscillano oggi fra il 13,8% e il 15%, contro il 2,5% pre-Trump, ma l’elemento che mitiga legato alla qualità e il calo del dollaro (-15% in due anni) attenuano l’impatto sul costo delle materie prime importate. La crescita, spiega De Felice, sarà frenata dall’incertezza geopolitica e dalla politica fiscale che dovrà diventare più restrittiva, nonché le guerre commerciali, ma sostenuta da tre fattori: PNRR, calo dei tassi e maggiore resilienza delle imprese, l’effetto Germania.
“Dobbiamo dire che l’economia italiana è diventata molto più resiliente rispetto al passato” tiene a sottolineare De Felice. “Le aziende non finanziarie hanno 400 miliardi di depositi in banca e continuano a mantenere elevate quote di mercato internazionale. Il sistema bancario è solido, le famiglie hanno ripreso a risparmiare di più -quelle che possono-e i mutui mostrano una dinamica vivace da alcuni mesi.” Insomma, “il potenziale per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie c’è”. Il mercato del lavoro resta robusto, con disoccupazione in calo e occupazione in aumento: “Tra inflazione in discesa e più occupati, il potere d’acquisto delle famiglie cresce, anche se l’incertezza frena i consumi.”
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza resta un fattore di sotegno: l’85% dei fondi è già stato assegnato agli enti attuatori, mentre la spesa effettiva è pari al 40%. “Vedremo i veri effetti nei prossimi anni”, afferma De Felice. Sul debito, Fitch ha recentemente migliorato l’outlook dell’Italia, mentre il governo punta a rafforzare gradualmente il saldo primario tra il 2025 e il 2027.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link