Dagli investimenti per le imprese alla strategia nazionale: ecco cosa prevede la legge italiana sull’AI


Promuovere un impiego trasparente e responsabile dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale, ponendo al centro la dimensione antropocentrica e vigilando sui rischi economici, sociali e sui diritti fondamentali: è questo lo scopo del Disegno di Legge delega sull’AI, “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, – anche noto come DDL AI, approvato dal Senato in via definitiva e divenuto quindi legge dello stato.

Il testo definisce un quadro di principi per la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo e l’applicazione di queste tecnologie, in coerenza con l’AI Act europeo (regolamento 2024/1689).

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La legge prevede inoltre l’adozione di una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale che deve indirizzare le misure e gli incentivi finalizzati allo sviluppo imprenditoriale e industriale dell’intelligenza artificiale.

Il testo inquadra l’intelligenza artificiale come strumento utile per l’avvio di nuove attività economiche e di supporto al tessuto nazionale produttivo.

L’art. 5, che riguarda proprio i principi in materia di sviluppo economico, definisce un indirizzo chiaro e pragmatico per l’implementazione dell’AI nel mondo della produzione.

La norma promuove l’utilizzo dell’intelligenza artificiale come strumento per migliorare l’interazione tra l’essere umano e la macchina, specialmente attraverso l’applicazione della robotica nei settori produttivi, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la produttività in tutte le catene del valore e nelle funzioni organizzative.

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Questa prospettiva si allarga al supporto del tessuto economico nazionale, dove l’AI viene vista come un catalizzatore per l’avvio di nuove attività e un fattore di crescita per le microimprese e le PMI.

L’ambizione è quella di accrescere la competitività complessiva e rafforzare la sovranità tecnologica della Nazione. Per raggiungere questi obiettivi, la legge favorisce la creazione di un mercato dell’intelligenza artificiale che sia innovativo, equo e aperto alla concorrenza.

L’articolo 5 impegna lo Stato e le altre autorità pubbliche anche a incoraggiare la ricerca collaborativa tra il mondo accademico, i centri di trasferimento tecnologico e le imprese, creando un ecosistema virtuoso di sviluppo e innovazione.

Lavoro e sicurezza: le nuove regole per l’AI

Il disegno di legge interviene in modo concreto sull’integrazione dell’intelligenza artificiale (AI) nel mondo del lavoro.

Le nuove disposizioni, contenute in particolari negli articoli 3, 11 e 12, stabiliscono principi fondamentali per le aziende che adottano queste tecnologie. L’AI non è vista solo come uno strumento per aumentare la produttività, ma anche per migliorare le condizioni lavorative, tutelare l’integrità psicofisica dei dipendenti e accrescere la qualità delle prestazioni.

Il suo impiego in ambito professionale deve essere sicuro, affidabile e trasparente, garantendo che non vi siano discriminazioni e che siano sempre rispettati i diritti del lavoratore.

In quest’ottica la legge impone al datore di lavoro o al committente un preciso obbligo di informare i dipendenti sull’utilizzo dei sistemi di AI.

A supporto di questo approccio, la legge istituisce un “Osservatorio sull’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro” presso il Ministero del Lavoro, con il compito di monitorare l’impatto di queste tecnologie e di definire una strategia nazionale.

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Sicurezza informatica e sandbox: i nuovi strumenti per la governance dell’AI

Per quanto riguarda la sicurezza informatica viene adottato, sulla scia dell’AI Act europeo, un approccio proporzionale e basato sul rischio, con lo scopo di garantire la cyber security lungo tutto il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale.

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) viene designata come autorità di vigilanza del mercato per l’AI, assumendo la responsabilità delle attività ispettive e sanzionatorie.

L’ACN, oltre a promuovere lo sviluppo dell’AI in relazione ai profili di sicurezza, è anche incaricata, insieme all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), di istituire e gestire spazi di sperimentazione, le cosiddette “sandbox regolamentari”, che consentiranno lo sviluppo di sistemi di AI conformi alla normativa.

Vengono inoltre autorizzati investimenti fino a un miliardo di euro per sostenere lo sviluppo di imprese, in particolare PMI innovative, operanti nei settori dell’AI e della cyber sicurezza.

Questi fondi potranno essere erogati sotto forma di equity e quasi equity nel capitale di rischio, incentivando la crescita e l’innovazione in un contesto di sicurezza.

Entro 12 mesi i decreti delegati: l’iter della legge

Il testo, approvato il 17 settembre 2025 dal Senato senza modifiche rispetto al documento approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 25 giugno, entrerà in vigore decorsi 15 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

È bene precisare che il Ddl AI è una legge delega, cioè uno strumento con il quale il Parlamento stabilisce i principi e le finalità della normativa, delegando poi al Governo il compito di emanare uno o più decreti legislativi per definire i dettagli operativi e le norme di attuazione.

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La delega conferita al Governo riguarda una serie di argomenti di grande rilevanza, tra cui:

  • l’adeguamento della normativa nazionale al Regolamento (UE) 2024/1689, ovvero l’AI Act europeo, per garantire la piena coerenza con le direttive comunitarie
  • la definizione di una disciplina organica relativa all’utilizzo di dati e algoritmi per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale
  • la specificazione della disciplina degli illeciti legati all’impiego dell’AI, arrivando a prevedere autonome fattispecie di reato per i casi di utilizzo improprio.

Per garantire la coerenza con i principi stabiliti, la legge delega fissa un termine di dodici mesi per l’emanazione dei decreti e richiede che gli schemi di tali atti siano trasmessi alle Camere per il parere delle commissioni competenti prima della loro promulgazione.

Le critiche al testo

Il testo ha ricevuto numerose critiche da parte delle opposizioni, che lo hanno definito “un’occasione mancata”, contestando, in particolare, l’eliminazione dell’obbligo di utilizzare server nazionali per la gestione dei dati del pubblico.

Un’altra frizione deriva dalla tempistica dell’approvazione del Ddl, avvenuta nella prima versione prima della pubblicazione dell’AI Act europeo, che ha causato disallineamenti terminologici e sostanziali, risolti solo parzialmente durante l’iter parlamentare.

Anche sul piano della governance sono emersi dei dubbi, in particolare sulla scelta di affidare il ruolo di autorità nazionali sull’AI a enti pubblici come l’ACN e l’AgID, anziché a un’autorità amministrativa indipendente, che avrebbe potuto offrire un livello di tutela più elevato per i diritti fondamentali.

Permangono, infine, alcune incertezze in settori specifici: ad esempio, la disciplina del diritto d’autore (Capo IV, art. 25) non ha colmato le lacune relative all’esercizio del diritto di opt-out per il text and data mining.

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Il documento

DDL-Intelligenza-Artificiale



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