Il settore delle costruzioni è tornato, finalmente, al centro
del dibattito politico ed economico. Non potrebbe essere
altrimenti: parliamo di un comparto che non solo genera lavoro e
crescita, ma incide direttamente sulla qualità della vita delle
persone e sull’aspetto delle nostre città.
Se n’è discusso a Villa Guicciardini (Cantagallo), in occasione
dell’evento “Rigenerare per Innovare” promosso
dall’Intergruppo Progetto Italia, dove l’on. Erica Mazzetti (Forza
Italia), responsabile nazionale del dipartimento lavori pubblici,
ha rilanciato l’idea di un “nuovo patto” tra
politica, imprese e professionisti, fondato su regole semplici,
chiare e stabili.
La rigenerazione come motore di sviluppo
Secondo la Mazzetti, il rilancio del comparto non riguarda solo
l’economia, ma anche l’ambiente e la qualità estetica delle città.
L’obiettivo dichiarato è quello di aprire una “nuova
stagione delle costruzioni” capace di mettere al
centro:
- la qualità della progettazione,
- la competenza e l’etica dei professionisti,
- la rigenerazione dello spazio urbano,
- il benessere e la sicurezza delle persone,
- l’equilibrio tra esigenze abitative, lavorative e di
mobilità.
Una visione che punta a città a misura d’uomo, connesse,
fruibili, sane, verdi e innovative.
Dal Codice Appalti al nuovo Testo Unico delle Costruzioni
Nel suo intervento, la deputata ha indicato come modello il
nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n.
36/2023), ritenuto capace di anticipare alcune linee guida
europee e di introdurre semplificazioni importanti.
Qui, però, occorre fermarsi un attimo. Possiamo davvero
considerare il Codice un “modello”? In appena due anni e mezzo è
già stato modificato sedici volte. È un dato che
pesa come un macigno: la stabilità normativa non si misura sulle
intenzioni dichiarate ma sulla capacità di offrire agli operatori
un quadro certo, duraturo e affidabile. E, per ora, questa certezza
continua a mancare.
Probabilmente, più che al “prodotto finito”, dovremmo guardare
al metodo con cui è stato elaborato: lo schema del
Codice è stato infatti predisposto da una Commissione di esperti
presieduta dal Consiglio di Stato, su precisa indicazione della
Legge delega e del Governo. Questo approccio tecnico-giuridico ha
garantito un impianto iniziale coerente, che poi però è stato
indebolito da un susseguirsi di modifiche politiche e correttivi,
spesso legati più all’urgenza del momento che a una visione di
lungo periodo.
Detto ciò, l’idea di fondo resta valida: serve un Testo
Unico delle Costruzioni che superi la stratificazione
normativa accumulata negli ultimi decenni. La proposta in
Commissione si muove in questa direzione, puntando a una norma
quadro che non moltiplichi le regole, ma le riduca, con tre
obiettivi principali:
- unificare edilizia e urbanistica,
- fondare il sistema su principi chiari e un regolamento
pragmatico, - riportare al centro la persona e il progettista.
Un cambio di passo necessario, soprattutto se vogliamo ridare
agli operatori la certezza che serve per programmare investimenti e
sviluppo.
PPP e filiera delle costruzioni
Altro punto centrale dell’intervento è il partenariato
pubblico-privato (PPP), considerato essenziale per
attivare risorse e realizzare interventi di rigenerazione su vasta
scala. Non solo grandi opere, ma anche interventi diffusi e
integrati nelle città.
Un modello che richiede, però, una condizione imprescindibile:
regole poche e chiare. Senza questo presupposto,
ogni tentativo di collaborazione tra pubblico e privato rischia di
impantanarsi nella solita burocrazia, bloccando risorse che
potrebbero generare sviluppo immediato.
La filiera delle costruzioni deve quindi “fare squadra”, con il
sostegno della politica ma soprattutto con strumenti normativi
semplici e operativi.
Conclusioni
L’evento di Prato si inserisce in un percorso più ampio che
guarda a un futuro in cui le costruzioni possano tornare ad essere
motore di crescita e rigenerazione urbana. La
sfida, ribadita da Mazzetti, è duplice: da un lato costruire città
innovative e sostenibili, dall’altro garantire a imprese e
professionisti un quadro normativo finalmente stabile.
Perché, se vogliamo davvero una nuova stagione delle
costruzioni, il primo passo è chiaro: dire basta a regole
che cambiano di continuo e restituire al settore quella
certezza che oggi manca.
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