Ricci: «Meloni vuole oscurare i disastri del suo Acquaroli»


Matteo Ricci, ieri Meloni e Schlein nelle Marche. Ormai la sfida è salita di livello, è diventata un’anteprima di quella tra le due leader. Per lei è un problema o un’opportunità?

Il 28 e 29 settembre i marchigiani voteranno per il nuovo governo delle Marche, sceglieranno il loro presidente, chi riterranno che meglio può rappresentare le istanze dei territori e che possa risolvere i problemi della regione che in questi cinque anni non hanno fatto altro che aumentare, a partire dalla sanità nel caos. Ogni lettura nazionale rappresenta un paravento dietro il quale nascondere i disastri dell’amministrazione Acquaroli, che si nasconde dietro ai tutor nazionali che vengono in suo soccorso.

Microcredito

per le aziende

 

Nella piazza di Ancona Acquaroli ha detto che voi dipingete una regione sull’orlo della catastrofe, mentre i dati Istat, Prometeia e Bankitalia indicano una inversione di tendenza positiva su occupazione, Pil e turismo. E ha aggiunto che loro hanno fatto la famosa galleria della Guinza e che gli ospedali erano stati chiusi dalla precedenti giunte di centrosinistra.

Amo questa terra e dico la verità: le Marche sono in grande difficoltà. La crescita sarebbe zero, se non ci fossero, a sostenerla, i fondi del Pnrr – e ricordiamo che la destra in Europa ha votato contro – e lo stanziamento per la ricostruzione post-terremoto, per il quale va ringraziato il Commissario Legnini. I dati di Bankitalia, Confindustria e Svimez dicono che le Marche non crescono. I dazi statunitensi rappresentano un elemento di preoccupazione per la manifattura e stanno già incidendo nel nostro export. Vogliamo sostenere le imprese, con un fondo di 10 milioni di euro affinché trovino mercati alternativi, e i lavoratori, introducendo un salario minimo regionale di 9 euro l’ora. Vogliamo destagionalizzare le presenze dei turisti, puntando sul turismo culturale alternativo all’offerta delle grandi città, tutte in overbooking. Sulla sanità, siamo pronti a battere i pugni sul tavolo, a Roma, affinché si investa il 7% del Pil in infrastrutture e personale, per ridurre le liste d’attesa e per dare sollievo ai pronto soccorso. Non è accettabile che un marchigiano su dieci rinunci a curarsi perché, non ricevendo risposte dal pubblico, non può accedere a cure priva te.

Meloni, in sostanza, ha detto che il suo governatore non sa comunicare. E, per questo, ha messo tutta la sua forza personale in questa competizione. Chi è il suo vero avversario? Come valuta la mole di denaro promesso dal governo per le Marche?

Il problema di Acquaroli non è nel comunicare, è nel fatto che non ha realizzato quanto andava fatto. I marchigiani sanno che devono scegliere fra me e il mio competitor, non fra chi è più bravo in tv. Io chiedo che si valuti la nostra capacità amministrativa. Per quanto riguarda i fondi promessi alle Marche, così come per l’introduzione della Zes, ovvero della Zona elettorale speciale, io trovo inaccettabile questo schema: ti offro una scarpa prima del voto, poi l’altra dopo il voto. Mi auguro che dopo il voto il governo non cambi idea sulla Zes.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Alcuni studi indicano nella zona di Ancora l’ago della bilancia di questa sfida? Condivide? E cosa sta facendo per convincere gli elettori di queste zone?

Tutte le zone delle Marche sono il vero ago della bilancia: è una campagna serratissima dove ogni voto conta. Ho attraversato la regione a partire da marzo, con diverse iniziative tematiche, con una campagna popolare, fra la gente e per la gente, portando proposte su tre temi fondamentali: il lavoro, con l’introduzione del salario minimo; l’impresa, con il sostegno alla manifattura contro i dazi; il dimezzamento entro sei mesi delle liste d’attesa per le prestazioni mediche. A questo aggiungo il rilancio delle aree interne con misure come un contributo di 30mila euro alle giovani coppie che sceglieranno di risiedervi. Infine, proporrò nel primo consiglio regionale che si riconosca lo Stato di Palestina e che vengano interrotti i rapporti commerciali con le aziende che hanno a che fare col massacro di Gaza.

Lei punta molto su incentivi per far rientrare i giovani dall’estero. E sulle aree interne. Dove prenderà i soldi per queste misure?

Innanzitutto chiudendo carrozzoni inutili come l’Atim (agenzia per il turismo, ndr), che è costato 12 milioni di euro. Da lì prenderemo le cifre necessarie a rilanciare le aree interne, con le misure dedicate: asili nido e trasporti per studenti gratuiti, sostegno al personale e alle strutture sanitarie. Per quel che riguarda il rientro dei giovani, lavoreremo sul Fondo Sociale Europeo: incentiveremo il rientro di giovani laureati under 40 attraverso l’esenzione per 5 anni dell’Irap e dell’Irpef e un assegno ai neolaureati di 15.000 euro, da investire in master, specializzazioni o avvio di attività imprenditoriale sul territorio.

Quanto ha pesato su di lei l’inchiesta che l’ha coinvolto?

Sono stato letteralmente travolto da una montagna di attestazioni di stima e affetto. Quest’onda di solidarietà mi ha spinto a proseguire nella mia campagna.

Se lei vince il centrosinistra nazionale avrà una grossa spinta all’unità della coalizione. Se andasse male, rischia anche il centrosinistra nazionale?

Apprezzo il lavoro che Elly Schlein ha fatto in sette regioni: andiamo uniti con la stessa coalizione. Qui abbiamo costruito un’alleanza per il cambiamento amplissima, plurale e coesa. Siamo felici di essere stati un modello virtuoso e una spinta affinché la stessa unità si possa concretizzare in risultati positivi, dalla Calabria, alla Campania, alla Puglia. Ma ribadisco che in gioco c’è il futuro dei marchigiani.

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Dove e con chi chiuderà la campagna? Preferisce essere solo senza big nazionali?

Il 25 settembre sarò con le presidenti Alessandra Todde e Stefania Proietti. Il 26, ultimo giorno, attraverserò in treno tutte le province della regione, perché voglio incontrare quanti più marchigiani possibile.



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