“Rearm Europe” muove il primo passo. Ecco come si costruisce un’economia di guerra


Il 17 settembre la Commissione europea e il Fondo europeo per gli investimenti (Fei) hanno concesso al fondo Sienna hephaistos private investments, che raccoglie risparmio e che ha sede rigorosamente in Lussemburgo, 30 milioni di euro nell’ambito dello strumento di equity per la Difesa, InvestEu (Def).

Prima notizia: l’Ue ha un fondo finanziario per raccogliere risorse per la Difesa e soprattutto per garantire fondi privati che finanziano il riarmo. Gestito da Sienna investment managers France, questo nuovo attore diventa così il primo fondo di credito privato in Europa a finanziare esclusivamente le piccole e medie imprese (Pmi) e le imprese a media capitalizzazione nel settore della Difesa. Alla prima chiusura il fondo ha ottenuto impegni da una solida base di investitori istituzionali per quasi 300 milioni di euro, con il Fondo europeo per gli investimenti che fungeva da finanziatore principale. Per essere ancora più chiari: il nuovo fondo -Sienna hephaistos, generato dal fondo “principale” Sienna investment managers- ha ottenuto una garanzia con risorse pubbliche europee attraverso uno strumento finanziario creato dalla stessa Unione, e con tale garanzia ha rastrellato quasi 300 milioni di euro di risparmi nelle mani di fondi pensione e altri soggetti che raccolgono il risparmio diffuso. In pratica si tratta di un veicolo finanziario per sostenere le piccole e e medie aziende che producono armi.

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È necessario però aggiungere due ulteriori considerazioni. La prima: il Fei fa parte del gruppo Banca europea per gli investimenti (Eibg) e ha come missione principale quella di sostenere le micro, piccole e medie imprese. Nell’ambito del programma InvestEu, il Fondo esegue diversi mandati per conto della Commissione europea, tra cui lo strumento di equity nel settore della Difesa, una leva dotata di 175 milioni di euro destinata a sostenere i fondi privati europei che investono nelle tecnologie belliche. Quindi i 30 milioni riservati a Sienna sono solo una piccola parte di una dotazione più ampia indirizzata a finanziare il sostegno di imprese che producono armi, ma soprattutto convogliano il risparmio, a cominciare da quello pensionistico, verso tale settore. La garanzia europea rende i prodotti finanziari finalizzati al riarmo idonei a entrare nei portafogli dei risparmiatori europei.

“Alla luce dell’attuale contesto di sicurezza, agevolare l’accesso ai finanziamenti per le Pmi e le imprese a media capitalizzazione nel settore della Difesa è una priorità per la Commissione europea, in quanto è essenziale per rafforzare la nostra prontezza alla Difesa” – Andrius Kubilius, Commissario per la Difesa e lo spazio

La seconda considerazione riguarda nello specifico Sienna investment managers, una società a prevalente capitale francese di cui è particolarmente complesso conoscere la proprietà, che opera, di nuovo naturalmente, con sede in Lussemburgo e dispone di asset per circa una quarantina di miliardi di euro. Negli ultimi mesi ha fatto shopping in Italia acquisendo Var Capital e operando nella direzione di un progressivo potenziamento delle sue attività legate al settore delle spese militari, garantite dal cosiddetto “Rearm Europe”.

Ecco come si costruisce un’economia di guerra. L’Unione europea si dota di strumenti finanziari che forniscono garanzie e affidabilità istituzionale a fondi il cui obiettivo è raccogliere il risparmio diffuso e destinarlo a imprese di produzione delle armi, riducendo per queste ultime i costi del credito bancario. In pratica l’Ue lavora con grande zelo, e con grandi benefici per i proprietari di questi fondi con sede in paradisi fiscali, per trasformare il maggior numero possibile di cittadini e cittadine europee in soggetti finanziari che pagano il riarmo.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento. Il suo ultimo libro è “Nelle mani dei fondi” (Altreconomia, 2024)

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