Dal 2020 al 2025 le garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese hanno assunto un ruolo strutturale nel sistema del credito italiano. Secondo un’analisi di Unimpresa, i volumi complessivi hanno raggiunto 270 miliardi di euro, con un’evoluzione scandita in tre fasi. La prima, tra il 2020 e il 2021, ha coinciso con l’esplosione della pandemia e l’attivazione degli schemi straordinari di sostegno: i flussi annui hanno superato i 100 miliardi, con picchi di richieste senza precedenti.
Credito, Unimpresa: garanzie pubbliche a 270 miliardi. Italia sopra la media Ue
La seconda fase, tra il 2022 e il 2023, è stata segnata da un graduale rientro: le domande si sono ridotte pur restando sostenute, mentre le garanzie si sono assestate su livelli compresi fra i 40 e i 50 miliardi annui. Infine, nel biennio 2024-2025, si è consolidata una “nuova normalità”: i volumi si sono stabilizzati attorno ai 20-25 miliardi a semestre, segnalando l’inserimento strutturale del meccanismo nel rapporto tra banche e imprese.
Il confronto europeo
Il quadro italiano si colloca dentro una dinamica continentale. Dal 2020, gli schemi nazionali e comunitari hanno mobilitato complessivamente oltre 1.000 miliardi di euro di finanziamenti in Europa. Lo stock, nel biennio 2024-2025, oscilla tra i 700 e i 1.200 miliardi, pari a una media del 10-12% del Pil. L’Italia si posiziona al di sopra con il 13,4%, in linea con Francia e Spagna. La Germania, invece, si distingue per un ricorso più contenuto alle garanzie, che incidono solo per il 7-8% del Pil, sostenuta da un tessuto imprenditoriale più patrimonializzato e da una maggiore solidità bancaria.
Impatto sui conti pubblici
Il ricorso alle garanzie non si è tradotto, almeno finora, in un peso eccessivo per le casse dello Stato. Nel 2024 l’onere per le escussioni si è fermato a 2,5 miliardi di euro, con un’incidenza marginale rispetto allo stock complessivo. Nei primi sei mesi del 2025 i default stimati sono pari a circa 500 milioni, in linea con l’andamento dell’anno precedente. Una tenuta che riflette sia la selezione dei beneficiari, sia la capacità delle imprese di ripagare i prestiti ottenuti.
Una nuova normalità del credito
Per Unimpresa, lo scenario conferma che gli strumenti di garanzia sono destinati a restare una componente permanente del sistema bancario e produttivo. La crisi pandemica ha accelerato l’adozione di misure emergenziali, ma la stabilizzazione degli ultimi due anni mostra come imprese e banche considerino ormai questi schemi parte integrante del mercato del credito.
Il nodo delle prospettive
Il tema resta aperto sul fronte della sostenibilità. Se da un lato le garanzie hanno consentito di mobilitare risorse ingenti a favore del tessuto produttivo, dall’altro il mantenimento di volumi così elevati impone al governo di vigilare sul rischio di escussioni future. La “nuova normalità” dei 20-25 miliardi semestrali, che fotografa il 2024-2025, potrebbe diventare il punto di equilibrio, ma richiederà politiche calibrate per evitare squilibri di lungo periodo nei conti pubblici.
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