“Tra i Comuni meno esigenti”


Il 4 luglio, per gli imprenditori ferraresi, è il ’Tax free day’: il primo giorno dell’anno libero dalle tasse. Per tutti i 186 giorni precedenti, dal primo gennaio in poi, gli imprenditori ferraresi hanno lavorato per pagare le tasse. Dal 4 luglio in poi (180 giorni alla fine dell’anno) lavoreranno per sé stessi e i propri consumi personali. Il total tax rate del Comune di Ferrara (vale a dire la percentuale complessiva di tasse pagate dall’impresa rispetto al reddito generato), è pari al 50,9%. Lo afferma la ricerca “Comune che vai, fisco che trovi”, redatta da Cna nazionale.

, 24° POSTO

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Secondo questa ricerca, che esplora i pesi fiscali di 114 comuni del nostro Paese (tutti i capoluoghi di provincia più alcuni comuni aggiunti) Ferrara è al 24° posto in Italia: Bolzano si conferma sul gradino più alto con una tassazione al 46,3% – la più bassa d’Italia – mentre a chiudere la graduatoria è Agrigento con una pressione fiscale cdel 57,4%. Le altre città dell’Emilia-Romagna: Reggio al 15° posto (50,4%), Modena è poco sotto Ferrara, al 31° posto (51,1); simile situazione per Parma, 36º (51,2%). Staccata resta Bologna, molto esigente dal punto di vista fiscale (56,1%), piazzata a 109esima.

IMPRESE, C’È UN CALO

Bisogna sottolineare che la ricerca, da qualche anno, attesta una sensibile riduzione del peso del fisco sulle imprese, e un miglioramento della posizione in classifica del Comune estense. Nel 2017, per esempio, Ferrara era in 53° posizione con un total tax rate (Ttr) del 59,7%: il tax free day scattava non il 4 luglio ma il 4 agosto. Nel 2019, era il 31 luglio con un ’Ttr’ del 58,3% e il 47° posto in classifica. Il punto di svolta è il 2022, quando Ferrara passa, da un total tax rate del 58,1%, a 51,5%. “La riduzione delle tasse sulle imprese che si registra negli ultimi anni e, in particolar modo, dal 2022 – spiega il direttore di Cna, Matteo Carion – è dovuta in buona misura a una serie di provvedimenti di ristrutturazione del sistema fiscale che abbiamo promosso e sostenuto con grande determinazione. Tra queste misure vanno segnalate: la totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali dal reddito di impresa; l’abolizione dell’Irap per le persone fisiche esercenti attività di impresa; la miniriforma Irpef, con revisione delle aliquote fiscali e degli scaglioni”.

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Il report, presentato da Cna nazionale giovedì scorso a Roma, prosegue il direttore, “contiene altre proposte che andrebbero valutate attentamente per rendere il fisco a carico delle imprese più leggero, ma anche e soprattutto più equo”. Proposte illustrate al viceministro Maurizio Leo. “Crediamo – prosegue Carion – che sia necessario: completare l’esenzione dell’Irap estendendola a tutte le società di persone; introdurre un regime fiscale di favore per chi investe nella propria impresa anche per le imprese individuali; accelerare la riforma del catasto per rendere i valori più aderenti a quelli di mercato; individuare esenzioni fiscali sulle cessioni d’impresa per agevolare il passaggio generazionale; infine, rivedere lo split payment e la ritenuta sui bonifici collegati a spese edili detraibili”.

L’ANALISI DELLE CRITICITÀ

Sul tema interviene anche Jessica Morelli, presidente provinciale di Cna: “La nostra struttura nazionale – dice –, nel corso di quest’anno, ha prodotto due studi di grande valore, che hanno evidenziato le criticità e avanzato proposte concrete, come è nello stile di Cna, per migliorare la situazione. Parlo dello studio presentato giovedì, ma anche dello studio “100 proposte per liberare le energie delle piccole imprese”, incentrato sugli appesantimenti burocratici. Si tratta di soluzioni spesso a costo zero, che significherebbero moltissimo per noi piccoli imprenditori. Siamo soddisfatti per quello emerge dallo studio sul fisco: Ferrara non solo ha ridotto considerevolmente il total tax rate, ma ha anche scalato numerose posizioni spostandosi dalla metà classifica verso le posizioni di vertice, occupate dai Comuni meno esigenti in termini fiscali”.

IL METODO

Il rapporto della Cna fa riferimento a un’impresa tipo: nello specifico un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 con valori immobiliari di 500mila euro in tutti i comuni, ricavi per 431mila euro e un reddito d’impresa di 50mila.



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