Un’analisi economico-finanziaria sugli “unicorni” e sul gap dell’innovazione
L’Italia è oggi l’ottava economia mondiale in termini di PIL, ma occupa soltanto la 33ª posizione nella classifica globale per valore generato da startup unicorno, ossia quelle aziende tecnologiche innovative con una valutazione superiore al miliardo di dollari. Un divario che fa riflettere e che mette in evidenza un paradosso strutturale del sistema economico italiano: un’eccellenza accademica e scientifica riconosciuta a livello globale, ma una cronica debolezza nell’ambito dell’imprenditorialità tecnologica.
Secondo Luca de Angelis, alumnus della Bocconi e neo-nominato CEO della Tech Europe Foundation (TEF), il problema principale non è né la carenza di capitale né l’assenza di buone idee. Il vero nodo critico è la mancanza di idee scalabili, ovvero capaci di trasformarsi in imprese competitive sui mercati globali. “L’Italia”, spiega de Angelis, “ha un ecosistema di ricerca d’eccellenza, ma fatica a tradurre questa conoscenza in impresa. Il nostro gap d’innovazione si colloca esattamente nello spazio tra la scienza e il mercato”.
La risposta istituzionale: nasce la Tech Europe Foundation
È in questo contesto che si inserisce la nascita della Tech Europe Foundation, promossa da quattro attori di peso del panorama economico e accademico italiano: Università Bocconi, Fondazione Politecnico di Milano, ION Foundation e FSI (Fondo Strategico Italiano). La missione della TEF è chiara: colmare il divario tra ricerca scientifica ed ecosistema imprenditoriale, finanziando ricerca avanzata, diffondendo cultura imprenditoriale e supportando le startup early-stage, ovvero prima dell’ingresso dei fondi di venture capital.
Tra le prime iniziative lanciate vi è TEFIgnition, un programma che mette a disposizione degli studenti universitari nei primi anni di studio un finanziamento di 2.000 euro per sviluppare la propria idea imprenditoriale. Il tutto accompagnato da tutoring, mentorship e confronto con problemi reali. Una volta a regime, il programma coinvolgerà fino a 1.000 studenti all’anno, in collaborazione tra Bocconi e Politecnico di Milano.
Università come motore dell’ecosistema deep tech
Nel pensiero di de Angelis, le università sono il fulcro imprescindibile per lo sviluppo di un ecosistema deep tech competitivo. “Nessun ecosistema tecnologico avanzato può esistere senza il traino delle università,” afferma. Tuttavia, chiarisce che non si tratta di trasformare le università in fabbriche di startup, quanto piuttosto di dotare ricercatori e giovani talenti degli strumenti necessari per portare le scoperte scientifiche fuori dai laboratori e dentro il mercato.
Un confronto europeo impietoso
Il confronto con le principali piazze europee — da Monaco di Baviera a Zurigo, da Londra a Parigi — evidenzia quanto l’Italia sia ancora indietro nella creazione di nuove imprese innovative. Mentre queste città generano migliaia di startup ogni anno, l’ecosistema italiano continua a mostrare segnali di stagnazione. E ciò ha effetti tangibili anche sulla macroeconomia: bassa produttività, salari medi più contenuti e scarse prospettive di crescita per i giovani talenti.
Per la TEF, il successo non si misurerà nel numero di startup italiane acquisite da gruppi esteri, ma nella capacità di attrarre talenti e fondatori internazionali nel nostro Paese. In altre parole: creare un ecosistema realmente competitivo, eterogeneo e orientato alla crescita. De Angelis stesso lo dice chiaramente: “Se oggi l’Italia sottoperforma rispetto a Germania o Francia, è anche perché mancano grandi imprese tecnologiche. Questa lacuna ha inciso profondamente sulla mia generazione, limitando prospettive e redditività. Io non accetto questa condizione. La TEF può rappresentare lo shock esogeno necessario per rimettere l’Italia sulla mappa dell’innovazione globale”.
Il ritardo italiano nel mondo degli unicorni non è frutto del caso. È il risultato di una lunga disconnessione tra il sapere e il fare, tra la teoria e l’impresa. In un’epoca in cui l’economia globale premia la capacità di scalare rapidamente grazie alla tecnologia, l’Italia ha bisogno di un cambio di passo radicale. Iniziative come la Tech Europe Foundation rappresentano un tentativo riuscito.
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