cos’è, chi lo paga e chi è esente — idealista/news


Nel complesso sistema fiscale italiano troviamo anche il canone unico patrimoniale, una nuova imposta introdotta per semplificare e razionalizzare il sistema dei prelievi locali legati all’uso di spazi pubblici e alla diffusione di messaggi pubblicitari, rendendo così più facile la gestione sia per i cittadini che per gli enti impositori. 

Questo canone ha sostituito diversi tributi, riunendoli in un’unica forma di entrata e lasciando ai Comuni la possibilità di regolare importi, esenzioni e modalità di riscossione. Non tutti, però, sono tenuti al pagamento: la legge, infatti, stabilisce alcune esenzioni, sia per finalità istituzionali che per specifiche categorie di soggetti. Cosa comprende esattamente questo canone e quali vecchi tributi ha sostituito?

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Che cos’è il canone unico patrimoniale

Il canone unico patrimoniale, altrimenti noto come canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria, è un’imposta introdotta a partire dall’1 gennaio 2021, con lo scopo di semplificare il sistema tributario locale e con l’effetto di rendere più immediata la riscossione e riducendo la burocrazia. Come previsto dalla legge, il presupposto del canone è:

  • l’occupazione, anche abusiva, delle aree appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile degli enti e degli spazi soprastanti o sottostanti il suolo pubblico;
  • la diffusione di messaggi pubblicitari, anche abusiva, mediante impianti installati su aree appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile degli enti, su beni privati laddove siano visibili da luogo pubblico o aperto al pubblico del territorio comunale, ovvero all’esterno di veicoli adibiti a uso pubblico o a uso privato.

Per questo prelievo fiscale vale il principio dell’alternatività, per cui l’applicazione del canone dovuto per la diffusione dei messaggi pubblicitari esclude quella del canone da corrispondere per le occupazioni. Il canone unico patrimoniale è istituito dai comuni, dalle province e dalle città metropolitane, cui spetta il rilascio dell’autorizzazione sia per l’occupazione del suolo pubblico che dell’esposizione pubblicitaria. 

Canone unico patrimoniale: la normativa di riferimento

Il canone unico patrimoniale è stato istituito dalla legge 160/2019, vale a dire dalla legge di bilancio 2020, con entrata in vigore dall’1 gennaio 2021. L’articolo 1, nei commi 816-836, disciplina il canone unico patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria, mentre i commi 837-847 regolano il canone mercatale, specifico per i titolari di concessioni per il commercio su aree pubbliche. 

Questo riferimento legislativo nazionale è affiancato dai regolamenti dei Comuni, ognuno dei quali è tenuto ad approvare il proprio regolamento di applicazione, stabilendo tariffe, modalità di pagamento, riduzioni o esenzioni aggiuntive. Da ricordare, quindi, che la cornice normativa è nazionale, ma i dettagli pratici variano da un territorio all’altro, in base alle scelte delle singole amministrazioni.

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Canone unico patrimoniale annuale: di cosa si tratta?

Quando si parla di canone unico patrimoniale annuale, ci si riferisce alla quota che il contribuente è tenuto a versare per occupazioni o esposizioni pubblicitarie permanenti, ovvero quelle di durata superiore a 365 giorni, ossia a un anno. Di solito, per il primo anno di autorizzazione, il versamento del canone avviene contestualmente al rilascio della stessa. 

In genere è in un’unica soluzione, ma se si superano determinati importi è possibile chiedere la rateizzazione, da completare comunque prima della scadenza della concessione/autorizzazione. Quando si tratta di occupazioni o esposizioni pubblicitarie temporanee, inferiori cioè all’anno, si paga solo per i giorni effettivi. 

Il canone unico patrimoniale annuale è dovuto, ad esempio, nel caso dei dehors dei bar e ristoranti con tavolini e sedie stabilmente posizionati sul suolo pubblico, delle insegne luminose di esercizi commerciali affisse in modo permanente, dei chioschi e delle strutture collocate in piazze o aree comunali. 

Anche il canone unico patrimoniale per i passi carrabili si paga una volta all’anno, mentre non è previsto per quelli a raso, ossia a filo con il manto stradale, a patto però che non sia stato richiesto il prescritto segnale “passo carrabile divieto di sosta”.

Chi non deve pagare il canone unico patrimoniale?

Il canone unico patrimoniale è un’imposta che deve pagare chi, all’interno del territorio comunale occupa aree pubbliche o desidera esporre messaggi pubblicitari. Il legislatore ha previsto anche delle esenzioni per il canone unico patrimoniale, per tutelare finalità sociali, culturali o istituzionali. Tra i casi di esclusione troviamo: 

  • partiti politici e sindacati: non si paga durante comizi, manifestazioni o raccolte di firme, quando non vi sia finalità commerciale;
  • enti senza scopo di lucro: gli enti che organizzano eventi culturali, sportivi o di beneficenza su aree pubbliche;
  • pubbliche amministrazioni: per insegne o occupazioni connesse a servizi istituzionali e per finalità specifiche di assistenza, previdenza, sanità, educazione, cultura e ricerca scientifica;
  • occupazioni di varia natura: quelle con le tabelle indicative delle stazioni e fermate e degli orari dei servizi pubblici di trasporto, le occupazioni occasionali di durata non superiore a quella prevista dai regolamenti di polizia locale, quelle di aree cimiteriali e quelle con condutture idriche utilizzate per l’attività agricola;
  • manifeste forme di pubblicità non a scopo commerciale: ad esempio cartelli di pubblica utilità.
  • messaggi pubblicitari e insegne: messaggi pubblicitari legati a giornali e periodici esposti su edicole o negozi, quelli interni a stazioni di trasporto riferiti all’attività dell’impresa. Insegne e targhe che identificano sedi di enti senza fini di lucro; insegne di esercizi commerciali o produttivi fino a 5 m² complessivi;
  • passi carrabili: rampe e simili destinati a soggetti portatori di handicap.

Quali tributi ha sostituito il canone unico patrimoniale?

Cosa comprende il canone unico patrimoniale? Come anticipato prima, questa imposta a partire dal 2021 ne ha raggruppate alcune che negli anni precedenti si occupavano di concessione, autorizzazione ed esposizione pubblicitaria. Nel dettaglio si tratta di: 

  • TOSAP: tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche;
  • COSAP: canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche;
  • ICP: imposta comunale sulla pubblicità;
  • DPA: diritto sulle pubbliche affissioni;
  • canoni o corrispettivi previsti dai singoli regolamenti comunali per occupazioni o pubblicità sul territorio.

Parlando di cosa sostituisce il canone unico patrimoniale, vale la pena spendere due parole su due tributi in particolare: TOSAP e COSAP. La TOSAP, tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, è stata istituita con il DL n. 507 del 1993 ed è rimasta in vigore fino alla fine del 2020. Questa tassa si pagava quando si occupavano spazi pubblici (strade, piazze, marciapiedi) con tavolini, dehors, chioschi, cantieri, insegne o altre strutture.

Il COSAP, canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, è arrivato alcuni anni dopo con il DL n. 446 del 1997 e a differenza della TOSAP non era una tassa, ma un canone concessorio, che si pagava cioè per l’uso esclusivo o particolare di aree pubbliche. 

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