La testimonianza: «I costi crescevano e la produzione calava. Abbiamo diversificato le colture, eliminato i fertilizzanti chimici e ridotto i consumi di carburante da 15mila a 6mila litri l’anno: il terreno ha ritrovato vitalità»
Il Cilento si candida a diventare uno dei poli italiani dell’agricoltura rigenerativa, un modello che punta a ridurre l’impatto ambientale, aumentare la biodiversità e restituire vitalità ai terreni. A guidare il processo è EIT Food, la comunità europea per l’innovazione agroalimentare, che negli ultimi giorni ha riunito agricoltori, start up e ricercatori in una due giorni tra San Mauro Cilento e Ceraso.
Dal 2018 a oggi, EIT Food South ha destinato in Italia 94,9 milioni di euro a 109 progetti, sostenendo 70 startup e oltre 400 agricoltori. Solo in Campania, tra Cilento e Vallo di Diano, sono quattro le aziende che hanno già aderito ai programmi rigenerativi: tra queste la Cooperativa Nuovo Cilento e l’Azienda Agricola La Petrosa, entrambe visitate dal team europeo. «Dal 2020 il nostro programma è attivo in nove Paesi e coinvolge oltre 150 agricoltori», ha spiegato Oksana Hrynevych, project manager di EIT Food per l’agricoltura rigenerativa. «Organizziamo corsi, favoriamo la transizione sostenendo start up e aziende, e puntiamo a rendere la produzione di cibo più resiliente».
Alla Cooperativa Nuovo Cilento, fondata da Giuseppe Cilento, il presidente Antonello Di Gregorio e la responsabile della formazione Serena Cilento hanno illustrato le pratiche adottate nei frantoi, con dimostrazioni di degustazione dell’olio. Il giorno successivo è stata la volta dell’azienda agricola La Petrosa. Il titolare Edmondo Soffritti, vicepresidente della stessa cooperativa, ha raccontato il passaggio «dall’agricoltura convenzionale a quella rigenerativa» iniziato dieci anni fa: «I costi crescevano e la produzione calava. Abbiamo diversificato le colture, eliminato fertilizzanti chimici e ridotto i consumi di carburante da 15mila a 6mila litri l’anno. Oggi il terreno ha ritrovato vitalità».
Accanto agli agricoltori, EIT Food sostiene le nuove tecnologie. Alla tavola rotonda finale hanno portato la loro esperienza Nicolò de Rienzo, co-fondatore di LandPrint, che ha sperimentato sistemi di misurazione ambientale proprio in Cilento, e Niccolò Bartoloni, di Agrobit/Agricolus, che ha applicato un modello digitale per il recupero di un oliveto abbandonato: «La nostra app indica con precisione quanta acqua o concime usare, evitando sprechi e favorendo l’agricoltura di precisione». EIT Food, nata dall’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), collabora in Italia con università e centri di ricerca (dal CNR a Torino, Bologna, Bari e Napoli Federico II) e con grandi aziende come Barilla, Granarolo e Amadori. L’obiettivo è trasformare il sistema alimentare europeo mettendo al centro il legame tra produttori, territorio e consumatori. Il Cilento, terra di tradizione agricola, diventa così un banco di prova per un modello che punta a coniugare redditività e sostenibilità, coniugando memoria contadina e innovazione tecnologica.
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