ecco la Pace Fiscale di Salvini pagata dalle banche


Un nuovo condono mascherato da “pace fiscale” finanziato da un prelievo forzoso sulle banche. Questa la sintesi del piano della Lega per la manovra.

Nel pieno delle tensioni sulla prossima legge di bilancio, emerge con prepotenza la strategia di Matteo Salvini: finanziare una nuova e discussa pace fiscale mettendo le mani nelle tasche delle banche. Mentre lo scontro con l’alleato di governo Antonio Tajani si infiamma sul taglio dell’Irpef, giudicato troppo oneroso, il leader della Lega tira dritto con un piano che promette di sostenere famiglie e imprese attraverso una misura che, secondo i critici, assomiglia più a una sanatoria indiscriminata che a una riforma strutturale. Il tutto, ignorando i moniti del Fondo Monetario Internazionale sulla flat tax.

Qual è la nuova proposta di Pace Fiscale?

Il Carroccio, per bocca del suo leader Matteo Salvini, insiste per l’introduzione di una nuova edizione della rottamazione delle cartelle esattoriali, la cosiddetta “rottamazione quinquies”. Il disegno di legge, già all’esame della commissione Finanze del Senato, delinea un meccanismo estremamente vantaggioso per i debitori. La proposta prevede una maxi-rateizzazione dei debiti fiscali, spalmabile in ben 120 rate mensili, ovvero dieci anni. L’aspetto più controverso e allettante per chi ha pendenze con il fisco è la cancellazione totale di interessi e sanzioni. Sebbene la Lega presenti questa misura come un intervento necessario “a sostegno di famiglie e imprese”, all’interno della stessa maggioranza, in particolare da Fratelli d’Italia e Forza Italia, serpeggia il timore che si tratti, ancora una volta, di una sanatoria indiscriminata che premia i furbetti a discapito dei contribuenti onesti.

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Chi pagherà la rottamazione delle cartelle?

La ricerca delle coperture finanziarie per le misure da inserire in manovra svela il vero obiettivo di Matteo Salvini. Il leader leghista ha individuato con precisione la fonte da cui attingere le risorse: gli extraprofitti. Un comunicato ufficiale diffuso al termine del consiglio federale della Lega è esplicito nel dichiarare la “necessità di un contributo a chi ha maturato extra profitti”. Il riferimento, come chiarito dallo stesso partito, riguarda in particolare le banche. Sebbene la forma tecnica di questo “contributo” non sia stata ancora definita, l’intenzione politica è chiara. Salvini ha già annunciato che convocherà gli amministratori delegati degli istituti di credito subito dopo il tradizionale raduno di Pontida, un segnale inequivocabile della pressione che il governo intende esercitare sul settore bancario per finanziare le proprie promesse elettorali.

La tensione tra Lega e Forza Italia

Il clima all’interno della maggioranza di governo è a dir poco rovente, con una frattura evidente sulla linea fiscale da adottare nella prossima legge di bilancio. La stoccata di Matteo Salvini contro il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, è diretta: l’accusa è di non confrontarsi sulla manovra e di spingere mediaticamente per una misura giudicata “costosissima”. Il pomo della discordia è il taglio dell’Irpefpromosso dagli azzurri, che prevede la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% per la fascia di reddito tra 50.000 e 60.000 euro. Un’operazione dal costo stimato di circa 4 miliardi di euro, che la Lega contesta aspramente, contrapponendo la propria proposta di pace fiscale, considerata meno dispendiosa ma politicamente più divisiva.

Quale futuro per la Flat Tax?

Nonostante gli avvertimenti delle istituzioni internazionali, la Lega non intende arretrare su uno dei suoi cavalli di battaglia. Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente invitato l’Italia a cancellare la flat tax al 15% per i lavoratori autonomi, ma la risposta di Matteo Salvini è stata netta e sprezzante. Il leader del Carroccio non solo ha difeso il regime attuale, ma ha rilanciato, confermando l’intenzione di estenderlo ulteriormente. L’obiettivo, condiviso con il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è quello di innalzare la soglia di ricavi e compensi per l’applicazione della tassa piatta dagli attuali 85 mila euro a 100 mila euro. Una posizione che si pone in aperto contrasto con le raccomandazioni economiche globali e che sarà uno dei temi forti del raduno di Pontida.



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