Superbonus, ad agosto gli oneri per lo Stato superano i 127 miliardi


I dati pubblicati dall’Enea confermano l’imponenza della misura introdotta dal Decreto Rilancio: al 31 agosto 2025, le detrazioni maturate per i lavori conclusi nell’ambito del Superbonus 110% hanno raggiunto quota 127.056.176.160,85 euro, configurandosi come una delle operazioni più onerose mai realizzate dallo Stato italiano in tempi di pace. L’aumento rispetto al mese precedente è stato di circa 160 milioni di euro, con 133 edifici aggiuntivi che hanno beneficiato del credito d’imposta.

Gli investimenti complessivi ammessi a detrazione hanno sfiorato i 122 miliardi di euro, attestandosi precisamente a 121.992.417.090 euro. Il tasso di realizzazione si mantiene elevato, con il 96,2% dei lavori completati per un valore di 117,34 miliardi di euro. Questo dato evidenzia l’efficacia operativa della misura, nonostante le controversie legate ai costi sostenuti dal bilancio pubblico.

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La distribuzione degli interventi per tipologia edilizia rivela chiaramente le dinamiche del mercato immobiliare italiano coinvolto nella misura. Il totale di 500.061 edifici interessati si articola in 138.118 unità condominiali, 245.143 edifici unifamiliari, 117.385 unità immobiliari funzionalmente indipendenti e 5 edifici classificati come A/9, ovvero castelli e palazzi di pregio artistico o storico aperti al pubblico.

L’analisi delle cifre per categoria dimostra la netta prevalenza dei condomini nell’ambito degli investimenti realizzati. Sul totale dei lavori ammessi a detrazione e completati, pari a 117,34 miliardi di euro, i condomini assorbono 78,79 miliardi, seguiti dagli edifici unifamiliari con 27,46 miliardi e dalle abitazioni funzionalmente indipendenti con 11,1 miliardi. L’investimento medio risulta particolarmente significativo per i condomini, superando i 605.000 euro per struttura, mentre per le villette si attesta sui 117.000 euro e per le unità indipendenti sui 98.000 euro.

Questi numeri assumono particolare rilevanza nel contesto della rimodulazione normativa che ha caratterizzato l’evoluzione del Superbonus. Partito con un’aliquota del 110% nel 2020, l’incentivo ha subito un progressivo ridimensionamento: dal 90% nel 2023, al 70% nel 2024, fino all’attuale 65% per il 2025. La misura rimane accessibile esclusivamente per gli interventi già avviati entro il 15 ottobre 2024, segnando di fatto la chiusura di una stagione di politiche incentivanti senza precedenti.

L’impatto del Superbonus sull’economia nazionale è stato oggetto di diverse valutazioni. Secondo l’Istat, la misura ha contribuito alla crescita del PIL italiano tra l’1,4% e il 2,6% nel biennio 2021-2022. Tuttavia, le analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio evidenziano come circa il 36% degli interventi si sarebbe comunque realizzato anche senza l’incentivo, configurando una spesa pubblica potenzialmente superflua di circa 45 miliardi di euro.

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Il settore delle costruzioni ha beneficiato significativamente della misura, registrando un boom occupazionale e produttivo che ha coinvolto particolarmente le regioni del Mezzogiorno. L’effetto moltiplicatore dell’investimento ha generato ricadute positive su tutta la filiera edilizia, dalla produzione di materiali alle attività di progettazione e realizzazione, contribuendo al sostegno dell’economia durante la fase post-pandemica.

Tuttavia, la conclusione graduale della misura sta producendo effetti recessivi nel comparto edilizio. Le previsioni per il 2025 indicano una contrazione del mercato delle costruzioni, con una riduzione stimata del 2,6% degli investimenti. Il venir meno dell’incentivo ha determinato un calo del 22% negli investimenti per il recupero abitativo nel 2024, mentre per il 2025 si prevede una diminuzione del 30% nella manutenzione straordinaria.

La distribuzione geografica degli interventi ha messo in evidenza significative disparità territoriali. Regioni come Veneto, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige hanno registrato le percentuali più elevate di edifici ristrutturati rispetto al patrimonio edilizio complessivo, mentre aree del Sud Italia hanno mostrato tassi di adesione inferiori, nonostante l’importante fabbisogno di riqualificazione energetica.

Il costo complessivo per le casse pubbliche, considerando tutti i bonus edilizi oggetto di cessione del credito e sconto in fattura, ha raggiunto i 220 miliardi di euro secondo i dati governativi, superando il valore del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questa cifra ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità fiscale delle politiche incentivanti e sulla necessità di rivedere i meccanismi di supporto al settore edilizio.

La fase transitoria attuale vede la progressiva conclusione dei cantieri avviati sotto il regime del Superbonus, con un tasso di completamento che ha raggiunto il 96% dei lavori programmati. Restano da finalizzare investimenti per circa 4,7 miliardi di euro, la cui realizzazione dipenderà dalla capacità del sistema creditizio e delle imprese di gestire la liquidità necessaria in assenza dei meccanismi di cessione del credito.

Il dibattito politico ed economico si concentra ora sulla definizione di nuovi strumenti di incentivazione che possano coniugare l’obiettivo della riqualificazione energetica con la sostenibilità delle finanze pubbliche. Le proposte in discussione prevedono un sistema di detrazioni dilazionate nel tempo, con premialità basate sui risultati di efficientamento raggiunti e meccanismi di controllo più stringenti per prevenire distorsioni di mercato.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!



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