“Sconcertati: c’è una perdita consolidata di circa 40 milioni di euro”, errore milionario nel bilancio della holding di Confcommercio: “Preoccupati per le imprese collegate”


TRENTO. Tensione nelle stanze di Confcommercio. Circolano enormi preoccupazioni per la situazione finanziaria di Ucts Trento Srl, la holding dell’associazione di categoria che controlla diverse società del panorama trentino. Da quanto emerge sarebbe emerso una perdita di circa 39 milioni nel bilancio. Una perdita che è arrivata dopo una serie di correttivi per inserire alcuni importi nella corretta voce e per rimediare agli “errori” di contabilizzazione. Sono i grossisti che si sono esposti e con loro le Pmi con le dimissioni di un consigliere dal direttivo di Seac a chiedere interventi decisi come una profonda revisione della governance e un cambio di passo per riportare l’ente in carreggiata.

 

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Si tratterebbe di un piccolo grande terremoto per la holding di Confcommercio e Mauro Bonvicin, presidente dell’associazione Grossisti a una settimana dal Consiglio d’amministrazione chiamato all’approvazione del bilancio dopo settimane di rinvii è intervenuto nel cda di Ucts per riferire che non avrebbe approvato il progetto di bilancio spiegando il perché e chiarendo che avrebbe parlato a nome anche del direttivo dell‘associazione grossisti e Pmi del Trentino da lui presieduto. 

 

“C’è una grande preoccupazione per gli eventi che riguardano il gruppo di imprese collegate e controllate di Confcommercio, molto importanti per il territorio perché occupano tanto personale e perché sono una realtà che controlla svariate società di riferimento come Seac”, dice contattato da il Dolomiti il presidente dei grossisti. “Questa perdita nel bilancio consolidato è stata una brutta sorpresa e siamo rimasti sconcertati. Per questo abbiamo informato i nostri soci di questa situazione: un atto dovuto di trasparenza ma anche perché la vicenda è stata un fulmine a ciel sereno”.

 

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Ma cosa è successo? A causa di un’operazione di correzione degli errori contabili effettuata nel bilancio 2024 di Seac il patrimonio di gruppo sarebbe passato da quasi 197 milioni a circa 156 milioni. 

 

L’attività contabile riguarderebbe la svalutazione della partita riguardante la Efficient Building sugli anni precedenti. Una scelta dettata dall’aver riconosciuto un’impropria applicazione dei crediti (quelli al centro di un’inchiesta per la ricostruzione di un villaggio del terremoto in Irpinia con il superbonus). Una correzione recepita sul patrimonio netto perché non è possibile rettificare in modo retroattivo i dati e perché in Seac non si sarebbe riusciti a risalire al periodo dell’errore.

 

La perdita patrimoniale ammonterebbe a circa 39 milioni di euro, di cui 21 milioni imputabili alla svalutazioni crediti. C’è poi la rinuncia ai crediti di Seac, per 27,3 milioni, nei confronti di Efficient Building. A rendere ancora più complessa la situazione ci sarebbe poi un indebitamento bancario da 59 milioni. Un quadro difficile, un’approvazione di bilancio più volte rimandata ma il nodo sarebbe poi arrivato al pettine. 

 

I grossisti in questo contesto non intendono approvare il bilancio e il nervosismo è stato segnalato nel Consiglio d’amministrazione di Seac con le dimissioni di un componente che rappresenta la categoria. “Non sono state fornite le informazioni necessarie, c’è stata una continua presa di tempo e per questo si è arrivati a questa decisione”, evidenzia Bonvicin. “Rappresentiamo l’intero comparto della distribuzione, anche attraverso gruppi strutturati quali i distributori di materiale edile, i vitivinicoli, i birrifici, i rivenditori di macchinari agricoli e i distributori di prodotti e servizi energetici, per un fatturato complessivo stimato in oltre 4,8 miliardi di euro, siamo un braccio forte di Confcommercio e chiediamo chiarezza sulla situazione. Il direttivo della nostra associazione è compatto nell’esprimere una forte preoccupazione per l’andamento del gruppo e dei rischi finanziari che incombono sulle controllate operative”.

 

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Da qui la richiesta di azzerare la governance e di ripartire con un nuovo corso. “La questione non è politica ma serve un intervento tecnico per una società moderna e trasparente per affrontare i rischi di impresa e ritornare a un equilibrio finanziario solido. Questo bilancio impone delle riflessioni sulle capacità di alcune figure dirigenziali e per prevedere l’inizio di un percorso molto diverso”, conclude Bonvicin.





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