HOUS: è questo il nome della Commissione speciale sulla crisi abitativa nell’Unione europea istituita nel dicembre 2024 dal Parlamento di Strasburgo. Il suo nome è l’abbreviazione di housing, social housing, un’espressione che indica l’insieme di interventi volti a garantire case accessibili e dignitose per tutti grazie alla collaborazione fra iniziativa immobiliare pubblica e privata. E di fronte ad affitti sempre più proibitivi, case a cinquemila euro di media al metro quadro e progressiva gentrificazione dei centri urbani, l’edilizia popolare diventa oggi una soluzione sociale non solo imprescindibile, ma urgente. Questo il filo rosso di oggi nel palazzo municipale di Milano.
Guidati dalla presidente della Commissione speciale Irene Tinagli, europarlamentare nel gruppo S&D (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici), cinque dei suoi trentatré membri saranno in visita a Milano e Palermo dal 16 al 18 settembre per valutare gli approcci al problema abitativo in Italia al fine di individuare soluzioni utili a livello europeo. Per preparare il terreno e promuovere un dibattito aperto al pubblico, il viaggio della delegazione è stato oggi introdotto da un evento a Palazzo Marino, intitolato Emergenza casa – Verso un piano europeo.
La conferenza si è articolata in tre momenti: il primo dedicato alle politiche sociali dell’Unione europea, il secondo agli interventi di rappresentanti del mondo bancario e imprenditoriale, il terzo, infine, come focus su Milano. Fra i partecipanti più illustri, Giuseppe Sala, sindaco di Milano; Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia, e Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea nonché commissario europeo per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme.
Il convegno, moderato quasi interamente dalla giornalista Rita Querzè, si è aperto con le parole proprio di Sala, che nei saluti di benvenuto ha ricordato quanto sia necessario «trovare una formula non solo per Milano, ma per tutta l’Europa», sottolineando che l’istituzione della Commissione speciale sia un chiaro segno dell’urgenza trasversale di questo tema, quello della casa, da lui definito «il problema numero uno». Nell’introduzione Sala ha affrontato la questione in modo molto concreto, partendo dai dati e dai finanziamenti: «Per costruire diecimila appartamenti nella città servirebbero circa due miliardi di investimento, e il Comune non ha tutte queste risorse. Bisogna minimizzare le polemiche inutili: è necessaria una collaborazione fra pubblico e privato, ma dev’essere regolamentata al meglio». Una collaborazione, nelle sue parole, che consisterà nella messa a disposizione gratuita degli spazi comunali ai costruttori, ma con la garanzia di canoni di locazione accessibili, fino a un massimo di 80 euro al metro quadro.
«Come sono belle le città che integrano i differenti», ha detto poco dopo in un messaggio registrato l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi, leggendo un passo dell’enciclica Laudato sii di papa Francesco. Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha definito la questione della crisi abitativa «una riflessione importante, in un tempo in cui alcuni affitti arrivano al settanta percento del salario», sottolineando che sia giusto chiedere un piano europeo per questo problema. In chiusura del video-intervento Zuppi ha quindi puntato il dito contro una contraddizione: «Da un lato ci sono molti alloggi che restano vuoti, dall’altro si assiste alla mancanza di case abbordabili, all’impossibilità di godere di un diritto fondamentale».
La parola è quindi passata a Fitto, che ha esordito con una riflessione di ordine generale, ricordando che ormai il settantacinque percento dei cittadini europei vive nelle aree urbane, e perciò il tema della casa è diventato più che mai cruciale. «È necessario che il piano europeo possa interloquire con i piani nazionali degli Stati membri, ciascuno con le sue peculiarità», ha proseguito il vicepresidente. Fitto ha poi specificato che la politica di Coesione è stata articolata in cinque priorità, che ciascuno Stato potrà adottare in toto o in parte: difesa, competitività, energia, casa e acqua. «Le ultime due sono le più urgenti», ha aggiunto. Un problema, quello del social housing, che in larga misura dipende dall’assenza di fondi, ma «grazie alla revisione del bilancio di medio termine, le risorse destinate alla casa dovrebbero raddoppiare, passando da sette a quindici miliardi. Da settembre a dicembre si terranno i tavoli di discussione con i governi, e dal primo gennaio i nuovi finanziamenti saranno disponibili».
Dopo Fitto è venuto l’intervento di Irene Tinagli, la presidente della Commissione speciale HAUS. «È la prima volta che ci si occupa di questo tema, in Europa», ha esordito l’eurodeputata. «La Commissione ha cominciato i lavori a gennaio, mappando tanto i problemi quanto le eventuali soluzioni, con particolare riferimento alle grandi città. La delegazione ha confrontato modelli abitativi di diverse grandi città: Barcellona, Parigi, Vienna». Proprio quest’ultima è risultata essere una delle città con le politiche abitative più virtuose: nella capitale austriaca il settantacinque percento delle persone vive in affitto, e di questi solo il trenta percento è privato, il resto è housing sociale destinato alla classe media, grazie alla preservazione di uno stock abitativo pubblico a prezzi calmierati. «Ma ciò è possibile solo grazie a un forte coordinamento fra pubblico e privato: gli imprenditori edili possono contare su prestiti a tassi d’interesse bassissimi dalle banche, e lo Stato si fa garante di tali accordi economici», precisa Tinagli.
E proprio a proposito di cooperazione fra pubblico, edilizia privata e banche, la prima fase del convegno si è conclusa con le parole di Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti. «Una banca promozionale europea, che dialoga direttamente con Bruxelles», ha spiegato Scannapieco. «Il nostro impegno per l’edilizia sociale è iniziato nel 2011. Dieci anni dopo, nel 2021, abbiamo stilato tre “esse” verso cui dirigere i nostri finanziamenti: oltre alla social housing, la senior housing e la student housing», dato che sempre più studenti fuorisede e over65 in buona salute si trovano in difficoltà abitativa. «Nel nuovo piano strategico si è aggiunta una quarta “esse”, il service housing, ossia alloggi accessibili ai dipendenti di grandi aziende». Per attrarre investitori, inoltre, CdP lavora a un asset class di investitori pazienti, che vedono nell’edilizia popolare un atto sia economicamente che eticamente giusto.
Il secondo panel dell’evento, intitolato Nuovi modelli di sviluppo per una casa accessibile e sostenibile, ha visto la partecipazione di diverse figure di spicco del mondo dell’imprenditoria, delle fondazioni e delle confederazioni: da Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, ad Maurizio Gardini, alla testa di Confcooperative, da Giovanni Azzone, presidente della Fondazione Cariplo, a Marco Corradi, responsabile di Housing Europa, e tanti altri. Durante il dibattito si è evidenziato quanto la casa costituisca la base della crescita sociale, economica e culturale del Paese: il fatto che la dinamica dei costi abitativi abbia superato di cinque volte quella dei salari rappresenta a maggior ragione un dato drammatico. Sono emersi i temi del diritto all’abitare come cuore del welfare, delle numerose case vuote sia pubbliche che private, dei fondi europei per dare linfa a un circolo virtuoso nell’edilizia popolare. A denominatore comune: la necessità di un’oculata sinergia fra pubblico e privato.
La seconda fase della conferenza ha visto anche l’intervento fuori programma di Mattia Gatti, rappresentante del Sicet, il Sindacato inquilini casa e territorio, che si è fatto portavoce delle «migliaia di famiglie che l’emergenza casa la vivono sulla propria pelle. Tutti i giorni si eseguono sfratti, mentre coloro che hanno ottenuto il parere favorevole all’assegnazione di un alloggio temporaneo sono ancora in attesa di una casa perché, gli viene detto, non ci sono alloggi». Eppure ce ne sono moltissimi sfitti, a Milano, conclude il sindacalista.
Per quanto non previsto nel programma ufficiale, il contributo di Gatti ha fatto da ponte con la terza ed ultima fase del confronto a Palazzo Marino, intitolata Focus Milano. Stavolta alla cattedra solo un trio: Giuseppe Sala sulla sinistra, Attilio Fontana sulla destra e Irene Tinagli al centro, come moderatrice del dibattito. Il presidente della Lombardia ha insistito sulla dimensione regionale del problema, che coinvolge anche altre città, oltre Milano: «Come Pavia, con i suoi tanti universitari nello stesso disagio abitativo». Sala, invece, ha ricordato di quando insieme ad altri sindaci è andato a Bruxelles per chiedere tre miliardi a sostegno delle politiche di social housing: «Dopo aver lungamente parlato dell’importanza delle città metropolitane, l’Unione europea dovrebbe anche finanziarne i progetti», ha detto in chiosa il sindaco.
In sala circola l’opuscolo che riporta i dati raccolti dalla Commissione speciale, e le parole di Irene Tinagli nel suo incipit riassumono perfettamente lo spirito della conferenza: «Negli ultimi anni la casa è diventata una delle questioni più urgenti in Europa. Non si tratta più soltanto di difficoltà individuali: studenti, giovani professionisti, famiglie e lavoratori soli si trovano sempre più spesso schiacciati da affitti inaccessibili e da un mercato che corre più veloce dei loro stipendi. (…) Garantire il diritto alla casa non è più soltanto un’esigenza privata: è una delle sfide collettive più decisive dell’Europa di oggi».
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