Tutta questa sicurezza è giustificata dal contesto macroeconomico e dal fatto che la Casa Bianca è asfissiante, nella richiesta di abbassamento del costo del denaro. Ieri Trump ha ripetuto che la banca centrale deve spingersi più in là, rispetto a quanto ha in mente, un’allusione a un taglio di mezzo punto percentuale.
L’attesa dei mercati è per una riduzione di un quarto di punto percentuale rispetto all’attuale forbice 4,25-2,50% dove i tassi sono inchiodati dallo scorso dicembre, una coincidenza temporale con l’inizio del ‘Trump 2’ dopo tagli per 100 punti base nell’intero 2024. Il candidato di punta alla successione di Powell a maggio, il governatore Christopher Waller, così come il teorico del nuovo ordine economico mondiale trumpiano, il neo confermato nel board, Stephen Miran, sarebbero a favore di un taglio da mezzo punto. Se a chiedere un taglio di cinquanta punti base, si aggiungesse anche il governatore Michelle Bowman, si verrebbe a create la spaccatura più profonda dentro la Fed dal 1988.
Creare il consenso fra i governatori membri del Federal Open Market Committee, specie sul percorso successivo dei tassi, non sarà una passeggiata per il presidente Jerome Powell.
A sostenere l’approccio prudente ci sarà il governatore Lisa Cook, confermata al suo posto di governatore dai giudici di una Corte d’Appello chiamata a esprimersi sulla richiesta di licenziamento arrivata dalla Casa Bianca.
I timori di ritrovarsi a breve con una banca centrale completamente soggiogata dalla Casa Bianca stanno alimentando gli acquisti di oro, arrivato stanotte sui massimi della storia. Il dollaro si indebolisce e l’euro si avvicina alla parte alta della banda di oscillazione degli ultimi tre mesi.
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in lieve rialzo, future del Dax di Francoforte +0,2%, Ieri il Ftse Mib di Milano ha chiusi in positivo, +1,1%.
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