Nel Lazio si profila una stagione complessa per il Superbonus, con una possibile ondata di azioni legali nei tribunali della regione. La misura, nata per incentivare l’efficientamento energetico, si avvia alla chiusura entro fine anno, salvo casi particolari, ma non tutti i cantieri riusciranno a chiudere entro il 31 dicembre. Il potenziale danno economico viene stimato attorno al miliardo, mentre il numero di interventi ancora aperti pone interrogativi concreti sulla sostenibilità dei conti per famiglie e imprese.
Il quadro nel Lazio: numeri e cantieri ancora aperti
I dati diffusi da Enea fotografano l’impatto della misura sul territorio regionale. Il giro d’affari generato nel Lazio ha superato i 10,2 miliardi di euro e ha interessato 38.762 edifici tra villette e condomìni. Se le prime risultano in gran parte concluse, il nodo resta quello dei palazzi: 655 condomìni devono ancora essere ultimati.
Le palazzine hanno sostenuto la parte più consistente degli investimenti, con indicatori che evidenziano la natura strutturale del fenomeno:
- Oltre il 68% del valore degli investimenti è riconducibile ai condomìni.
- Spesa media: circa 750 mila euro per ciascun condominio, contro 117 mila per le abitazioni unifamiliari e 99 mila per le unità indipendenti.
In assenza di una chiusura dei lavori o di un accordo tra imprese e cittadini, i benefici fiscali non sarebbero più garantiti, aprendo la strada a contenziosi dall’esito incerto. Una prospettiva che pesa soprattutto a Roma e nelle province laziali dove si concentrano i cantieri più complessi.
Scadenze e regole che cambiano: le variabili del dopo 2020
Il periodo 2020-2022 è stato segnato da una scarsa chiarezza normativa, cui hanno fatto seguito numerosi correttivi. Dal 2024 la detrazione è scesa dal 110% al 70% e dal 2025 è prevista al 65%. Questi passaggi hanno inciso sulla pianificazione economica di famiglie e imprese, con effetti diretti sui cantieri avviati quando le condizioni erano diverse.
La combinazione tra scadenze ravvicinate, modifiche delle aliquote e complessità tecniche alimenta il rischio che, alla mancata conclusione dei lavori, si sommino ulteriori criticità legate alla documentazione e alle pratiche amministrative.
Contratti d’appalto nel mirino: verifiche e possibili rimborsi
Un ulteriore elemento di incertezza riguarda la regolarità dei contratti d’appalto e la gestione delle spese asseverate. Le verifiche, anche da parte dell’Agenzia delle Entrate, possono far emergere difformità con la conseguenza, nei casi di irregolarità, di richieste di restituzione dei benefici con interessi e sanzioni.
«Il 90% dei contratti d’appalto sottoposti a mia verifica presentano delle anomalie o un’assenza di reali tutele – sostiene l’avvocato Gaetano D’Andrea –. Dopo il messaggio errato “lo Stato vi ristruttura casa gratis”, sono giunti i chiarimenti su quali spese asseverare e quali no, ma dopo l’avvio dei primi ponteggi: così i lavori o sono rimasti bloccati al 20% o al 30% o non sono neppure partiti. Variando poi la quota coperta dall’erario, certe famiglie dovranno pagare anche migliaia di euro in più del previsto».
Il rilievo sulle anomalie contrattuali conferma come, in molti interventi, la stratificazione delle regole abbia prodotto incertezze operative e contabili difficili da riassorbire nel breve periodo.
La voce delle imprese: timori di contenziosi e richiesta di soluzioni
Dal fronte delle aziende emerge la preoccupazione per un possibile incremento dei procedimenti giudiziari nei tribunali del Lazio. Il tema non è solo la perdita del beneficio fiscale, ma il rischio sistemico che un’ondata di cause possa compromettere gli equilibri economici di fornitori e committenti.
«Le aziende non coinvolte in liti processuali non arrivano al 5% – dice Marco Astrologo, presidente dell’omonimo gruppo edile –. Basterebbe riflettere sull’effettiva possibilità di avere un eventuale risarcimento: in caso di sconfitta in Tribunale le piccole e medie imprese fallirebbero, facendo perdere posti di lavoro, e il condominio non otterrebbe comunque niente. L’unica soluzione è una sanatoria ad hoc».
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