Concessionari allarmati: misure “confuse”, platea ristretta e impatto modesto rispetto al parco circolante.
L’Italia si prepara alla partenza, dal 15 ottobre, di nuovi incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Ma dietro le promesse si addensano dubbi sostanziali: la federazione dei concessionari Federauto giudica il pacchetto di misure un insieme di vincoli che rischiano di deprimere la domanda più che stimolarla. Il tema non è marginale: in gioco non c’è solo la transizione ecologica, ma la stabilità del mercato, la pianificazione industriale delle case e la redditività della rete commerciale.
Incentivi con troppi vincoli
Il disegno è ambizioso sulla carta, ma la fruibilità appare complessa: limiti ISEE, rottamazione obbligatoria, perimetro delle aree urbane funzionali, oltre a un eco-score che seleziona i modelli ammissibili. Secondo i concessionari, una simile combinazione restringe la platea potenziale e, soprattutto, alimenta la classica “attesa da incentivo”: molti clienti rinviano l’acquisto, congelando il mercato nell’immediato.
“Siamo contrari agli incentivi perché alterano il mercato e perché negli ultimi anni non hanno migliorato le vendite, anzi hanno creato picchi e vuoti”, ha affermato Massimo Artusi, presidente di Federauto. “Questi bonus prevedono troppi paletti: ISEE, rottamazione, vincoli territoriali, eco-score. Così rischiano di essere poco utilizzabili”, ha aggiunto Artusi.
Impatto atteso modesto sul parco circolante
La stima di sostituzione veicolare resta ridotta rispetto alla dimensione del parco: anche ipotizzando l’impiego completo delle risorse, si parla di decine di migliaia di vetture “nuove” a fronte di quasi 41 milioni di auto in circolazione. Questo comporta un effetto climatico e industriale contenuto nel breve periodo, mentre le aspettative dei consumatori rimangono incerte.
Fisco e concorrenza europea
Un altro nodo è la fiscalità dell’automotive. In più Paesi europei l’IVA sulle auto aziendali è interamente detraibile e i costi sono più favorevoli per le imprese. In Italia, invece, la struttura fiscale continua a essere percepita come penalizzante. “Vorremmo una riforma che non penalizzi l’auto e permetta di competere ad armi pari”, ha osservato Artusi.
Autoimmatricolazioni e noleggio: termometro del mercato
La fotografia più recente mostra una quota elevata di autoimmatricolazioni e un crescente ricorso al noleggio a lungo termine. Non si tratta più solo di pratiche dei concessionari: anche gli operatori del noleggio ricorrono a strategie di stock per presidiare il mercato, con l’effetto collaterale di accumulare veicoli fermi nei piazzali e comprimere i margini sulle vendite in uscita.
Elettrico in crescita, ma non abbastanza
Le quote di mercato dell’elettrico puro restano intorno al 5%, ben lontane da una soglia di massa. A trainare sono le ibride, mentre l’elettrico soffre per prezzi ancora elevati, offerta limitata di modelli davvero accessibili e una rete di ricarica non sempre affidabile e capillare sul territorio.
Cosa manca per sbloccare la domanda
La lezione è chiara: senza un pacchetto coerente di fisco competitivo, infrastrutture convincenti, modelli accessibili e regole stabili, gli incentivi rischiano di essere una spinta episodica più che una politica industriale. La comunicazione istituzionale deve ridurre l’incertezza: finestre chiare, requisiti semplici, tempi certi. Solo così l’acquirente medio percepirà l’elettrico come una scelta sostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per il portafoglio.
Il punto
Federauto solleva critiche fondate sul piano operativo. Ma il rischio è scambiare i difetti di disegno per una condanna dell’intera transizione. La sfida, adesso, è passare da un approccio a bonus a una strategia: meno burocrazia, più prevedibilità, maggiore equità fiscale e un focus concreto su modelli compatti e convenienti. Altrimenti, anche il prossimo ciclo di incentivi produrrà picchi, vuoti e, soprattutto, sfiducia.
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