L’impatto sul turismo, l’accoglienza, i servizi. E la promozione ulteriore di Napoli, del Sud e del sistema Paese nel mondo. Ma l’America’s Cup 2027 è anche una straordinaria e forse persino irripetibile opportunità di crescita e di nuovi investimenti per le aziende della nautica, a partire da quelle campane. Di un settore, cioè, che negli ultimi anni ha dimostrato proprio al Sud una vitalità economica importante contribuendo non poco all’affermazione della blue economy Made in Italy. Lo si può intuire consultando, ad esempio, i numeri dei posti barca aggiornati al 2024. Tra le macroaree, il Mezzogiorno è al primo posto con il 47,7% del totale pari a oltre 80mila, davanti al 33% del Nord (circa 50mila) e al 18,6% del Centro. Praticamente al Sud c’è quasi un posto barca su due con la Sardegna in testa tra le regioni con oltre 22mila e la Campania terza in assoluto a quota 18mila ad un passo dalla Liguria.
La firma
Si spiega anche così perché le aziende di settore, rappresentate da Confindustria Nautica, abbiano deciso di formalizzare la loro partecipazione all’evento di Napoli 2027 con la firma di una Convenzione con gli organizzatori che verrà ufficializzata sabato a Genova in occasione del Salone nautico internazionale, il più importante del Paese. «L’accordo tra America’s Cup Event e Confindustria Nautica – anticipa Marco Monsurrò, industriale napoletano e da pochi mesi vicepresidente dall’Associazione con delega al Sud e alla Zes unica – rappresenta un passaggio di straordinaria importanza per tutta l’industria nautica italiana. È un’intesa che, nel quadro della 38esima America’s Cup di Napoli, riconosce a Confindustria Nautica il ruolo esclusivo di “Italian Marine Industry Advisor” e di interlocutore istituzionale per facilitare i rapporti tra l’organizzazione dell’evento e le imprese del nostro settore. Questo significa creare un canale privilegiato attraverso il quale valorizzare le competenze, la qualità e l’innovazione delle aziende italiane del settore della nautica, offrendo loro l’opportunità di essere protagoniste in un evento di portata globale».
Per la nautica campana, in particolare, questa collaborazione assume un valore ancora più rilevante: «La vicinanza logica e naturale con Napoli, che ospiterà l’edizione 2027, rende il nostro territorio un punto di riferimento strategico per molte delle iniziative collegate. Un ruolo reso possibile anche grazie al prezioso accordo tra l’Unione degli Industriali di Napoli e America’s Cup, che apre prospettive concrete per consolidare la filiera e accrescere le opportunità di sviluppo e internazionalizzazione delle nostre imprese», puntualizza il patron di Coelmo, leader nazionale della distribuzione energetica. Basta pensare al solo impatto del turismo nautico: per i settori del noleggio e della locazione di unità da diporto, di cui proprio la Campania è uno degli hub nazionali, con la Sicilia in crescita e la Sardegna molto competitiva anche se il tema delle infrastrutture dedicate e dunque del ruolo degli enti preposti alle decisioni più importanti in tal senso era e rimane decisivo.
Il valore
Proviamo a quantificare. Secondo il tredicesimo Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, curato da Unioncamere, oggi la Blue Economy in Italia conta 232.841 imprese, oltre un milione di occupati e un valore aggiunto pari all’11,3% del Pil nazionale. Numeri che raccontano, come detto, di un settore in espansione, trainato da una visione che coniuga tecnologia e rispetto dell’ambiente, redditività e impatto positivo sulle comunità costiere. A differenza della Green Economy, che punta in modo più ampio all’efficienza e alla circolarità delle risorse, la Blue Economy – si legge bel dossier di Unioncamere – ne rappresenta un ramo specifico, fortemente legato all’ambiente marino e alle opportunità che questo può offrire in termini economici, sociali e occupazionali. Ed è soprattutto il Sud a trainare l’Italia, confermando che il mare è un moltiplicatore di valore. Lo dimostrano i dati territoriali: nel 2024, il Sud Italia ha detenuto il 32,5% del valore aggiunto della Blue Economy, seguito dal Centro (24,4%), dal Nord-Ovest (23,1%) e dal Nord-Est (20,1%).
In termini di imprese, il 49,2% ha sede al Sud, con il 37,7% degli occupati complessivi. E questo nonostante il fatto che i moltiplicatori economici (ovvero l’effetto di trascinamento sul resto dell’economia) sono più elevati al Nord, con 2,1 nel Nord-Est, 2,0 nel Nord-Ovest, 1,7 nel Centro e solo 1,6 nel Mezzogiorno. Tra le regioni più performanti, la Sardegna (8,8% di incidenza sul Pil regionale) segue la capolista Liguria (13,8%), mentre la Campania (6,6%) viene dopo Friuli Venezia Giulia (8,4%) e Lazio (6,7%). La Campania, come detto, ha numeri in forte crescita nell’economia del mare. Secondo il Rapporto Maritime di SRM, il Valore Aggiunto della Blue Economy nella regione ammonta a 1,06 miliardi di euro, pari al 23% del valore aggiunto regionale, con un ruolo sempre più centrale sei suoi porti e della stessa cantieristica. Napoli tallona Roma con circa 23mila imprese, e dietro, molto dietro, c’è Venezia con 9.426 aziende. Su base regionale, il Lazio resta la regione più popolata dalle imprese “blu” con 34.851 unità, ma la Campania (32.741 imprese) e la Sicilia (28.807) seguono da vicino.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link