L’adozione del Regolamento europeo MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation) rappresenta uno spartiacque nella storia normativa del settore delle criptovalute. Con la sua entrata in vigore progressiva tra il 2024 e il 2025, l’Unione Europea si pone all’avanguardia nel tentativo di fornire un quadro giuridico unitario e coerente per un settore in rapida evoluzione, ma finora dominato da lacune regolamentari e incertezza interpretativa. MiCAR non è solo un insieme di regole tecniche: è il risultato di una visione politica che mira a coniugare innovazione tecnologica, tutela del consumatore e stabilità finanziaria.
MiCAR, cosa prevede il regolamento
Negli ultimi anni, la crescita del mercato degli asset digitali ha sollevato numerosi interrogativi per i regolatori: dalla natura giuridica dei token alla responsabilità degli emittenti, passando per la gestione delle risorse degli utenti e i rischi legati al riciclaggio di denaro. Prima di MiCAR, le risposte erano spesso frammentarie, variabili da Stato a Stato e non di rado inadeguate a comprendere la complessità del settore. Con il nuovo regolamento, l’Unione Europea intende superare questo mosaico normativo, introducendo regole comuni e vincolanti per tutti i soggetti che operano nel mercato dei crypto-asset, siano essi emittenti, piattaforme di scambio o fornitori di servizi accessori.
MiCAR si applica a tre categorie principali di token:
- Utility token, ovvero quei crypto-asset che conferiscono un diritto d’uso a un servizio digitale.
- Asset-referenced token (ART), ancorati al valore di più valute fiat o di altri asset reali.
- E-money token (EMT), che replicano il valore di una singola valuta ufficiale, analoghi alle stablecoin denominate in euro o dollari.
Per ciascuna di queste categorie, il regolamento definisce condizioni di emissione, requisiti di trasparenza e obblighi informativi, distinguendo tra piccoli operatori e soggetti di rilevanza sistemica.
MiCAR, le regole per le imprese italiane
Per le aziende attive nel comparto crypto, MiCAR rappresenta una rivoluzione strutturale. In Italia, l’unico obbligo formale previsto fino ad oggi era l’iscrizione presso l’OAM (Organismo Agenti e Mediatori), senza che ciò comportasse una vera e propria autorizzazione. Con MiCAR, invece, gli operatori dovranno ottenere una licenza specifica come Crypto-Asset Service Provider (CASP), dimostrando di possedere requisiti patrimoniali, organizzativi e tecnici ben definiti.
Le imprese dovranno adeguarsi a nuovi standard:
- Whitepaper obbligatori per ogni emissione di token, con contenuti chiari, completi e verificabili.
- Procedure di gestione dei rischi, incluse misure contro l’abuso di mercato e il finanziamento illecito.
- Separazione patrimoniale tra i fondi degli utenti e quelli dell’operatore, al fine di proteggere i clienti in caso di insolvenza.
- Requisiti di governance e trasparenza su soci, amministratori, struttura proprietaria.
È un salto di qualità che richiederà alle startup e agli exchange italiani un forte investimento in compliance e consulenza legale. Tuttavia, una volta ottenuta l’autorizzazione, sarà possibile operare legalmente in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, senza dover sottostare a normative divergenti.
I diritti per gli utenti: più trasparenza, più tutele
MiCAR non si limita a regolare le aziende: pone al centro del sistema anche la protezione degli utenti finali. Per chi investe, scambia o detiene crypto-asset, le novità più significative riguardano l’obbligo per gli operatori di:
- Fornire informazioni esaustive sul funzionamento del token, i rischi associati e il regime fiscale applicabile.
- Gestire i fondi in modo segregato e sicuro.
- Offrire assistenza, reclami e procedure chiare in caso di problemi tecnici o perdite di accesso.
- Comunicare in modo trasparente costi, commissioni e condizioni operative.
Questo approccio mira a colmare il vuoto informativo che ha spesso caratterizzato le piattaforme crypto non regolamentate, dove le condizioni contrattuali sono vaghe e gli utenti si trovano esposti a rischi elevati senza strumenti di tutela effettiva.
Focus sulle stablecoin: limiti e obblighi
Una particolare attenzione è riservata alle stablecoin, considerate potenzialmente rischiose per la stabilità monetaria e il buon funzionamento dei pagamenti. MiCAR distingue tra token ancorati a una singola valuta (EMT) e quelli legati a un paniere di asset (ART), imponendo:
- Autorizzazione preventiva da parte di un’autorità competente (in Italia, Banca d’Italia o Consob).
- Requisiti patrimoniali significativi, proporzionati al volume di emissione.
- Riserve pienamente liquide e garantite, custodite presso istituti autorizzati.
- Limiti di circolazione, in particolare per gli ART, nel caso in cui superino determinate soglie quantitative.
- Obblighi di audit e comunicazione periodica.
L’obiettivo è evitare la ripetizione di crisi come quella di Terra/Luna, ma anche prevenire che grandi stablecoin private – come USDT o USDC – diventino strumenti di pagamento sistemici al di fuori del controllo delle autorità monetarie europee.
Le lacune del regolamento: NFT e DeFi
Nonostante l’impianto ampio e ambizioso, MiCAR presenta alcune esclusioni significative. Gli NFT “non frazionabili e non serializzati” sono esplicitamente esclusi, poiché considerati strumenti unici e non idonei a circolare come mezzo di pagamento. Tuttavia, rimane ambigua la posizione rispetto agli NFT utilizzati in ambito finanziario, frazionati o emessi in serie, che potrebbero in futuro rientrare nel perimetro di applicazione.
Anche la DeFi (Decentralized Finance) è rimasta fuori dal regolamento, almeno nella sua forma più pura, dove non esiste un soggetto giuridico responsabile dell’offerta di servizi. Tuttavia, le autorità europee hanno già dichiarato l’intenzione di monitorare il settore e valutare nuove misure normative.
Questo comporta un doppio binario normativo: da un lato gli operatori regolamentati, dall’altro una zona grigia di progetti DeFi e NFT che continueranno a svilupparsi in assenza di controlli stringenti, ponendo nuove sfide per la vigilanza.
MiCAR come opportunità per attrarre innovazione
Nel suo complesso, MiCAR potrebbe trasformarsi in un vantaggio competitivo per l’Unione Europea, creando un ecosistema crypto regolamentato, sicuro e accessibile. Se applicato con equilibrio, il regolamento potrebbe attirare operatori internazionali alla ricerca di certezza giuridica, stimolando lo sviluppo di progetti innovativi nel rispetto della legge.
L’Italia, in particolare, può giocare un ruolo importante grazie alla presenza di un tessuto imprenditoriale attivo nel settore blockchain e a una crescente domanda da parte del pubblico retail. Sarà però fondamentale che le istituzioni nazionali – Banca d’Italia, Consob, MEF – collaborino in modo trasparente con gli operatori, offrendo linee guida chiare e tempi certi per le autorizzazioni.
In questo senso, MiCAR non è solo un regolamento: è una prova di maturità per l’intero ecosistema europeo.
Lo scenario delle criptovalute in Ue
Il Regolamento MiCAR rappresenta un cambiamento di paradigma per il mercato delle criptovalute in Europa. Per la prima volta, l’innovazione tecnologica viene accolta non come una minaccia, ma come una risorsa da accompagnare e normare. Tuttavia, la sua efficacia dipenderà dalla capacità degli operatori di adattarsi, delle istituzioni di vigilare con competenza, e degli utenti di comprendere i propri diritti e responsabilità.
Per l’Italia, si tratta di un’occasione unica per consolidare il proprio ruolo nel mercato europeo degli asset digitali. L’alternativa sarebbe lasciare spazio a giurisdizioni esterne più aggressive, con il rischio di perdere terreno in un settore strategico per il futuro della finanza, dell’innovazione e della sovranità digitale.
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