«L’esercito non sia solo uno spot. Contro i furti serve un piano integrato»


Sicurezza in città. Manca solo l’ultimo passaggio per far arrivare i militari dell’operazione Strade Sicure nelle «zone calde» di Trento. La richiesta del sindaco Franco Ianeselli è stata accolta dalla commissaria del Governo Isabella Fusiello. Ora manca l’approvazione del Ministero dell’Interno. A riflettere sulla questione è Mauro Paissan, presidente Confesercenti del Trentino, che si focalizza anche sui sempre più frequenti furti nei negozi dopo il pugno duro contro i ladri annunciato da Mario Ramonda.
Un presidio fisso dell’Esercito può essere la soluzione per risolvere i problemi di sicurezza e degrado che la città, gli stessi esercenti, lamentano da tempo?
«La decisione di attivare l’operazione Strade Sicure a Trento è un segnale importante: la presenza dell’Esercito nelle zone più critiche può certamente contribuire a rafforzare la percezione di sicurezza e a supportare il lavoro delle forze dell’ordine. È una misura che, come Confesercenti, avevamo ipotizzato come soluzione estrema e di supporto al lavoro quotidiano che svolgono le forze dell’ordine sul territorio (e che vogliamo ringraziare per la professionalità ed impegno), ascoltando le richieste degli esercenti che quotidianamente affrontano situazioni di degrado e microcriminalità. Tuttavia, non può essere considerata da sola una soluzione definitiva: deve inserirsi in una strategia più ampia di prevenzione e presidio del territorio».
Una presenza che dovrà essere costante o solo nelle ore serali-notturne?
«La presenza va calibrata in base alle reali esigenze: le ore serali e notturne sono certamente le più delicate, ma anche durante il giorno i commercianti segnalano episodi di furti e disturbo della vivibilità urbana. L’importante è che non si tratti di un intervento temporaneo o spot, ma di un presidio costante, percepibile dai cittadini e dagli operatori economici. Valuteremo poi nel tempo l’impatto ed eventuali modi per ottimizzarne l’efficacia».
Secondo lei cosa si potrà fare ancora?
«Oltre all’intervento dell’Esercito, è fondamentale un lavoro integrato: più pattugliamenti delle forze di polizia, coordinamento istituzionale e un’attenzione particolare alle politiche sociali per affrontare le cause del degrado. La sicurezza si costruisce anche con la prevenzione, l’inclusione e il sostegno alle fasce più fragili».
Lei aveva già evidenziato anche la necessità di aumentare i sistemi di videosorveglianza, pubblici e privati, ma non solo, vero?
«Esatto: la videosorveglianza è uno strumento essenziale, sia per prevenire i reati sia per rendere più efficace l’attività investigativa. Come Confesercenti riteniamo utile incentivare l’installazione di impianti di allarme e telecamere nei negozi, integrandoli con la rete pubblica. Ma serve anche altro: più illuminazione nelle vie, interventi urbanistici per rendere gli spazi più vivibili, e soprattutto un patto di comunità tra istituzioni, imprese e cittadini per riportare vitalità nei quartieri. La sicurezza è una condizione necessaria per la qualità della vita e per la competitività del commercio, dei pubblici esercizi e dell’artigianato locale».
Sul nostro giornale Mario Ramonda lamenta come non sia più possibile lavorare in modo sereno per i continui furti nei suoi negozi trentini “Sorelle Ramonda”. Cosa ne pensa di questo?
«Comprendiamo e condividiamo la preoccupazione dell’imprenditore Ramonda. Gli episodi che cita confermano purtroppo una realtà diffusa: il furto nei negozi è diventato un problema quotidiano che non colpisce solo le realtà più grandi, ma anche e soprattutto il commercio di vicinato e le realtà più piccole. Si tratta di un danno economico diretto, ma anche di un fattore che mina la serenità di chi lavora e la fiducia dei cittadini. La sua scelta di denunciare sempre è legittima e coraggiosa, un invito ed appello che più volte abbiamo fatto in questo ultimo anno a imprenditori e cittadini: è un modo per affermare che non si può più considerare “minore” un reato che invece pesa sulle imprese e sulla comunità».
Cosa possono fare gli esercenti ancora per tutelarsi dai taccheggiatori?
«Gli esercenti stanno già facendo molto: sistemi antitaccheggio, telecamere, vigilanza privata. Ma da soli non possono reggere l’urto. È necessario che a questi sforzi si affianchino incentivi pubblici per dotarsi di sistemi di sicurezza più moderni, una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine e, soprattutto, un quadro legislativo che renda più incisiva la risposta a chi delinque. In questo senso apprezziamo l’iniziativa presentata dal vicepresidente della Provincia, Achille Spinelli, che introduce contributi a sostegno delle imprese per l’adozione di sistemi di sicurezza e antintrusione: un segnale concreto e utile, che va proprio nella direzione da noi auspicata. Per questo come Confesercenti continuiamo a chiedere che siano rafforzate le misure di prevenzione, ma anche la certezza della pena per chi commette reati contro il commercio».
È vero, come sostiene Ramonda, che i furti sono in aumento e se sì a cosa attribuisce questo andamento?
«I dati e le segnalazioni degli esercenti indicano un trend in crescita. Le cause sono molteplici: da un lato c’è una crisi economica e sociale che alimenta situazioni di marginalità, dall’altro esiste una percezione diffusa che i piccoli furti restino spesso impuniti. È questo che incentiva la reiterazione dei reati. Per invertire la rotta serve una svolta: più controlli, certo, ma anche norme più efficaci per garantire che chi viene colto sul fatto non torni subito libero di colpire altrove».
Solo poche settimane fa, rispetto all’ondata di spaccate in città, aveva sollecitato una svolta legislativa per garantire sicurezza reale a cittadini e imprese. Ci spieghi meglio.
«Abbiamo richiamato in più occasioni un intervento normativo chiaro da parte del Legislatore: i reati contro il commercio non possono essere trattati come episodi minori. Non parliamo solo di furti, ma anche di spaccate, aggressioni, vandalismi. Sono atti che generano costi enormi e minano la fiducia nelle città. La nostra proposta è che venga rafforzata la risposta legislativa e giudiziaria, affinché chi delinque sappia che ci sono conseguenze certe. Allo stesso tempo chiediamo un piano nazionale di sostegno strutturale e diffuso agli esercenti per la sicurezza: contributi, semplificazioni e strumenti che aiutino a prevenire e a tutelare chi lavora ogni giorno per mantenere vivi i nostri centri urbani».





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