la Calabria alza la voce


Nel cuore di Palermo, dentro Palazzo De Seta, sede dell’Ance, si è tenuta oggi una riunione straordinaria che suona come un campanello d’allarme: il Sud rischia di perdere le risorse del Pnrr. Al centro del confronto tra i vertici delle associazioni territoriali delle costruzioni del Mezzogiorno, i ritardi cronici che minacciano la realizzazione delle opere pubbliche, in particolare quelle più complesse e strategiche.

La Calabria in prima linea

Presente anche una nutrita delegazione calabrese, con nomi di peso: Giovan Battista Perciaccante, vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno, Roberto Rugna, presidente regionale di Ance Calabria, insieme ai rappresentanti di Reggio Calabria, Crotone e alla direzione generale. La linea è chiara: le imprese sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono strumenti per non perdere i fondi già assegnati.

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Perciaccante: “Subito flessibilità Ue, o addio risorse”

A intervenire con forza è stato Perciaccante, anche presidente del Comitato Mezzogiorno e Isole di Ance: “Il ritardo nell’avanzamento delle opere Pnrr al Sud è evidente. Senza strumenti flessibili, rischiamo di dover restituire miliardi”. Secondo l’Ance, ad oggi solo un quarto dei fondi per le opere pubbliche è stato effettivamente speso nel Mezzogiorno. Un dato che non basta a tranquillizzare nessuno.

Il nodo è proprio questo: la scadenza del 2026, oltre la quale l’Unione Europea non prevede – per ora – utilizzo delle risorse non spese. “Servono strumenti ad hoc per salvare i fondi residui e destinarli ad ambiti prioritari come edilizia sociale, emergenza climatica, infrastrutture idriche“.

Rugna: “La riforma Ue può dare ossigeno alla Calabria”

A sottolineare le ricadute locali è stato Roberto Rugna, presidente di Ance Calabria, che ha puntato il dito sulla necessità di rimodulare la programmazione regionale sfruttando la recente revisione della Politica di Coesione 2021-2027, approvata dall’Europarlamento e diventata legge. Una riforma che consente alle Regioni di riprogrammare fino al 10% dei fondi, con tempi più lunghi e condizioni più vantaggiose.

Secondo Rugna, “la Regione Calabria ha mostrato apertura e ha già avviato atti concreti. Ora serve un vero cambio di passo, con il coinvolgimento delle parti sociali“. Le priorità non mancano: rigenerazione urbana, housing sociale, adattamento climatico, lotta alla siccità.

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Un’occasione storica (che può andare persa)

Il messaggio che arriva da Palermo è chiaro: le imprese ci sono, vogliono investire, costruire, portare a termine le opere, ma serve una governance flessibile che consenta di spendere i fondi anche dopo il 2026. In caso contrario, il Sud – e la Calabria in primis – rischiano di rimanere tagliati fuori da una delle più grandi occasioni di sviluppo degli ultimi decenni.



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