Confcommercio Toscana, “il futuro dipende dal terziario”


“Il sistema economico toscano è profondamente cambiato rispetto a pochi decenni or sono: i servizi rappresentano oggi oltre il 60% del valore aggiunto regionale e occupano oltre il 70% degli addetti. Si tratta di un’evoluzione strutturale, un dato di realtà con cui istituzioni e imprese devono fare i conti”. A dirlo è il Direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni che, in un nota, sottolinea come “la manifattura toscana continua ad esprimere eccellenze, soprattutto nei comparti ad alta vocazione internazionale. Allo stesso tempo, però, comparti tradizionali come la moda e la pelletteria hanno registrato preoccupanti cali della produzione negli ultimi anni. Dobbiamo chiederci se esistono strade nuove da percorrere, anziché continuare a fare passi sulla strada sbagliata. La manifattura oggi non è più la spina dorsale dell’economia in Toscana. E questo è un fatto, non una opinione. In questo quadro, il terziario emerge come l’asse portante della crescita, della tenuta e della coesione sociale della regione. E come l’economia toscana non è tout court quella fiorentina, così il terziario toscano non si limita al turismo: include settori ad altissima produttività come il digitale, la logistica, la ricerca e i servizi professionali. E riguarda trasversalmente tutti i territori, con potenzialità enormi che aspettano solo di essere valorizzate.

Dire che il terziario è un settore a bassa produttività significa guardare solo a una parte della realtà. In Toscana operano 4.900 imprese ICT con 19.400 occupati e un fatturato di 2 miliardi di euro; è inoltre una piattaforma logistica che raggiunge il 75% del mercato italiano entro 400 km. In ambiti come ICT e trasporti, la produttività cresce dell’1,5–1,7% annuo, superando talvolta i ritmi dell’industria. Un dato che conferma come il futuro della competitività regionale passi anche – e soprattutto – da questi segmenti.

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L’industria resta importante, ma il futuro della Toscana dipende dalla capacità di rafforzare e qualificare il terziario e investire in qualità, formazione e tecnologie per rendere le imprese toscane capaci di competere con le realtà che si stanno affermando in altre parti del Paese e in Europa.

È probabilmente anacronistico pensare di potere competere sui mercati con le “tute blu”: si compete con le “competenze”, formando nuovi tecnici con le professioni STEM (in Italia abbiamo più robot che persone in grado di utilizzarli), i servizi, la formazione. Non possiamo ignorare che la Toscana di oggi vive in prevalenza di terziario, di capacità di immaginare servizi nuovi rispetto al passato, basati su nuove logiche commerciali e produttive ad altissimo tasso di innovazione: rafforzarlo significa garantire occupazione diffusa e prospettive di sviluppo equilibrate. Uno scenario, questo, che è insostituibile per la Toscana”.



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