Breve riflessione sul riordino delle agevolazioni fiscali. Il commento di De Luca


La razionalizzazione delle agevolazioni fiscali deve tradursi in una revisione strutturale delle spese fiscali. È necessario, quindi, agire su tutte le misure in essere per trasmettere un chiaro e netto messaggio di equità dello sforzo riformatore. Il riordino delle agevolazioni fiscali non può, pertanto, che avvenire nell’ambito di una riforma fiscale ampia ed organica. Il commento di Vincenzo De Luca, responsabile Fisco di Confcommercio

14/09/2025

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Lo studio delle agevolazioni fiscali riveste notevole importanza nell’ambito del diritto tributario. Nate principalmente come esclusioni ed esenzioni d’imposta, le agevolazioni fiscali hanno, infatti, visto una notevole espansione delle loro tipologie, assumendo le più diverse forme: crediti d’imposta, deduzioni, detrazioni, dilazioni di pagamento, regimi sostitutivi e sospensioni temporanee o definitive dell’obbligazione tributaria. Nel tempo, le diverse misure agevolative si sono poi stratificate, contribuendo alla frammentarietà ed alla complessità del sistema tributario e riducendo la trasparenza del processo di prelievo e di destinazione delle risorse pubbliche.

Ciò premesso, l’ultimo Rapporto annuale sulle spese fiscali (2024) identifica 575 spese fiscali erariali, con un aumento rispetto al 2016 (468 spese fiscali) del 22,9%. Delle 575 spese fiscali censite:

194 sono riconducibili all’Irpef;

110 sono riconducibili all’Ires;

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53 sono riconducibili all’IVA;

74 sono riconducibili alle altre imposte indirette;

54 misure sono rappresentate da crediti d’imposta, mentre le restanti misure sono riferite alle accise e ad altre imposte, tra cui i regimi sostitutivi.

Delle 575 misure censite, 515 risultano ancora vigenti nel 2025 e per 297 di queste è stato possibile effettuare una valutazione puntuale degli effetti finanziari che ammontano nel complesso a:

108,6 miliardi di euro per il 2025;

104,8 miliardi di euro per il 2026;

84,1 miliardi di euro per il 2027.

Ed è opportuno, comunque, evidenziare la riduzione del numero di agevolazioni fiscali relative al 2024 (575) rispetto al numero registrato nel 2023 (625), ascrivibile, in parte, alla cessazione dell’operatività di talune misure agevolative per naturale scadenza, non aventi più effetti finanziari dal 2025, fermo restando, ovviamente, il mantenimento di quelle spese fiscali che – pur cessate nel 2024 o in anni precedenti – sono ancora fruibili su più annualità (2025 e successivi).

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Resta, comunque, elevato il numero di agevolazioni fiscali censite nei vari anni evidenziando, altresì, l’ampia varietà delle tipologie di spese fiscali esistenti (esclusioni, deduzioni dall’imponibile, detrazioni dall’imposta lorda, esenzioni, riduzioni di aliquote, regimi speciali di favore, crediti d’imposta e “bonus” vari) che non favorisce, di certo, la semplicità del nostro sistema tributario. Relativamente al trend degli effetti sul gettito derivante dalle misure agevolative, si evidenzia un aumento delle minori entrate per il 2025 rispetto al 2016 di circa il 118%. Sempre sul 2025 si registra, peraltro, un aumento del minor gettito anche rispetto al 2024 (circa 14 miliardi di euro) nonostante la diminuzione del numero di agevolazioni fiscali.

Ora, se negli ultimi anni l’Italia ha fatto significativi passi avanti sul censimento delle spese fiscali, si registrano, tuttavia, ancora molte incertezze rispetto al loro numero e alla loro natura, ai valori finanziari, ai beneficiari, agli importi pro capite e ai parametri di classificazione. In particolare, benché previste dalle norme in vigore, non sono ancora disponibili analisi sull’impatto ex post delle spese fiscali e sulla loro efficacia rispetto agli obiettivi di policy per cui erano state istituite.

Le agevolazioni fiscali sono, comunque, strumenti che permettono il raggiungimento di fini extra-fiscali che lo Stato deve conseguire per valorizzare e promuovere specifiche situazioni meritevoli di protezione giuridica. Inoltre, le agevolazioni fiscali attualmente vigenti – ed in particolar modo i crediti di imposta – sono, in diversa misura, in grado di sostenere in maniera efficace le imprese e di indirizzare gli investimenti verso obiettivi di policy condivisibili.
Al riguardo è opportuno evidenziare che il credito di imposta è uno strumento agevolativo ben accolto dalle imprese, data la rapidità dei tempi di concessione e la facilità di utilizzo.

Se, infatti, nel caso di contributi pubblici, i soggetti interessati debbono spesso confrontarsi con i tempi e le complessità che caratterizzano l’emanazione di provvedimenti amministrativo-concessori, nel caso dei crediti d’imposta, invece, le imprese, una volta sostenuto l’onere, possono, avendone i requisiti, ottenere immediatamente, tramite compensazione, il beneficio fiscale. Peraltro, il credito d’imposta permette l’abbattimento anche di imposte diverse da quelle sui redditi e di contributi, potendo così essere fruito anche da imprese in fase di start-up o da soggetti che risultano in perdita in sede di dichiarazione annuale.

Inoltre, il credito di imposta garantisce vantaggi anche all’Amministrazione finanziaria. Come affermato nel citato Rapporto annuale sulle spese fiscali, “il credito di imposta rappresenta uno strumento trasparente che consente all’Amministrazione Tributaria di tenere sotto controllo l’esatto ammontare dei benefici concessi e fruiti.”. Alla luce della breve analisi svolta, possiamo, quindi, affermare, senza ombra di dubbio, che le agevolazioni fiscali sono strumenti di sostegno essenziali per il mondo delle imprese: esse non vanno, assolutamente, eliminate, ma possono, certamente, essere razionalizzate.
E’, dunque, necessario aumentare la qualità delle informazioni sulle spese fiscali, anche mediante analisi sull’impatto ex post delle singole spese fiscali, così da poter fornire maggiori e migliori dati che aiutino a distinguere le agevolazioni che rispondono ad obiettivi di policy condivisi.

La razionalizzazione delle agevolazioni fiscali deve, però, tradursi in una revisione strutturale delle spese fiscali. È necessario, quindi, agire su tutte le misure in essere per trasmettere un chiaro e netto messaggio di equità dello sforzo riformatore. Il riordino delle agevolazioni fiscali non può, pertanto, che avvenire nell’ambito di una riforma fiscale ampia ed organica. In tal senso, i principi contenuti nella Legge Delega al Governo per la riforma fiscale (Legge 9 agosto 2023, n. 111), vanno nella condivisibile direzione di razionalizzare le spese fiscali esistenti, contemperando finalità redistributive, utilità sociale ed obiettivi di efficienza.

Bene, quindi, che nella Legge Delega si tenga conto delle loro finalità, con particolare riguardo alla composizione del nucleo familiare, alla tutela del bene casa e di quello della salute delle persone, dell’istruzione, della previdenza complementare, nonché degli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica e della riduzione del rischio sismico del patrimonio edilizio esistente.

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