Il Progetto Fenice della Camera di Commercio dell’Umbria ha fotografato un quadro sorprendente: nei 14 comuni montani colpiti dal sisma del 2016 (esclusa Spoleto), le imprese artigiane attive sono calate da 489 a 411 in dieci anni (-11,2%). Un dato peggiore rispetto alla media regionale (-5,5%) e nazionale (-4%). Tuttavia, dietro la contrazione numerica, si cela un rafforzamento strutturale: gli addetti sono cresciuti da 1.008 a 1.149 (+11%), in controtendenza con il resto dell’Umbria (-4,3%) e dell’Italia (-7,2%).
La dimensione media delle imprese è salita da 2,1 a 2,8 addetti per azienda, ribaltando il rapporto con la media regionale, più alta nel 2015.
Il sorpasso dei dipendenti sui familiari
Il cambiamento più rilevante riguarda la qualità dell’occupazione: i dipendenti subordinati sono passati da 370 a 629 (+39,5%), mentre i collaboratori familiari sono scesi da 638 a 520 (-20,2%). Nel 2015 erano quasi il doppio dei dipendenti, nel 2019 i due gruppi si erano bilanciati, nel 2025 i subordinati hanno preso il sopravvento. Un cambio di paradigma che segna la transizione da un artigianato basato sul nucleo familiare a un modello più moderno e competitivo.
Spoleto fuori passo
Se si include Spoleto, il bilancio resta positivo ma attenuato: la città registra solo un +0,6% di addetti e un +9,1% di dipendenti, in linea con i trend regionali. La dinamica urbana appare meno influenzata dalla spinta della ricostruzione rispetto al contesto montano.
I settori trainanti
I dati evidenziano la crescita di alcuni comparti:
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alloggio e ristorazione: addetti quasi raddoppiati, da 109 a 213;
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manifattura: da 831 a 879 addetti;
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agricoltura artigiana: stabile con 79 addetti;
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trasporti e magazzinaggio: lieve calo;
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altri servizi: circa 400 addetti, con spazio per comparti innovativi.
Oltre la ricostruzione
Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, ha sottolineato come la ricostruzione post-sisma abbia avuto un ruolo decisivo, ma la vera sfida sarà rendere strutturale la crescita:
“Meno imprese ma più solide, con più occupati: il cratere ha dimostrato che l’artigianato può cambiare pelle anche nelle zone più fragili. Ora serve accompagnare le aziende con innovazione e nuove competenze, trasformando l’eccezione in regola”.
La sfida sociale e il Progetto Fenice
Nonostante i segnali positivi, resta il nodo dello spopolamento e dell’invecchiamento. Senza nuove generazioni e competenze, il rischio è che la vitalità economica non trovi continuità. In questo scenario si inserisce il Progetto Fenice, promosso da Università per Stranieri di Perugia, Comune di Norcia, Camera di Commercio dell’Umbria e Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, per rafforzare il tessuto sociale ed economico delle aree colpite, puntando su PNRR, digitalizzazione e transizione verde come leve per il futuro.
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