Le ragioni a sostegno dell’azionario small e mid cap


Nonostante il contesto di incertezza seguito agli annunci del Presidente Trump, nella prima metà dell’anno le società a micro, piccola e media capitalizzazione hanno registrato un rimbalzo. Fin dai primi mesi dell’amministrazione, la revisione degli accordi commerciali internazionali che includono l’attuazione di dazi doganali è stata motivo di preoccupazione, fino al Liberation Day a inizio aprile, che ha cristallizzato queste paure.

In seguito, il sentiment degli investitori si è rapidamente spostato, portando a un deprezzamento del dollaro statunitense e a una rotazione verso i titoli europei, in particolare delle società più piccole che si rivolgono più al mercato interno che all’export (in media, oltre il 60% di esposizione europea rispetto al 40% delle società large cap).

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Mentre le preoccupazioni riguardo all’economia statunitense aumentavano, in particolare per l’impatto delle misure protezioniste sulla crescita e per il possibile ritorno dell’inflazione, l’Europa ha tratto vantaggio da una politica monetaria più accomodante unita al piano di stimoli tedesco, di cui si dovrebbero avvertire gli effetti nella seconda metà dell’anno.

In questo contesto, la sovraperformance dei titoli small cap (l’MSCI Europe Small Cap ex UK NR ha registrato il +15,7% da inizio anno a fine luglio) è stata ottenuta grazie ai settori interni come il bancario e le utilities. Al contrario, i beni di consumo, l’healthcare e la tecnologia hanno sofferto il contesto economico internazionale.

Sono tre, in particolare, i fattori che giustificano il nostro ottimismo. In primo luogo, le valutazioni storicamente basse in termini assoluti e relativi sono una leva fondamentale per la sovraperformance a medio termine dei titoli small cap. Inoltre, la ripresa economica dell’Europa, potenzialmente sostenuta dal piano di stimoli tedesco che dovrebbe dispiegare i primi effetti alla fine dell’anno, aiuterebbe i titoli small cap più ciclici a riguadagnare interesse. Infine, la politica protezionista statunitense nei confronti dei partner commerciali favorisce un dollaro debole, sostenendo a breve termine i titoli interni.

Bisogna ricordare, però, che le tensioni geopolitiche globali potrebbero ritardare un ritorno di flussi verso gli asset più rischiosi, tra cui le small cap. Un altro problema per le società small cap, in particolare le micro cap francesi, è l’inasprimento del clima politico d’oltralpe, che potrebbe gravare sul breve termine e portare a prese di profitto. Infine, l’attesa crescita dei profitti delle small cap per il 2025/2026 rimane alta se paragonata alle large cap. Nel breve termine su questo segmento potrebbe pesare una revisione al ribasso.

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Manteniamo un bias cautamente ottimista verso le small e mid cap. Agosto e ottobre sono mesi solitamente complicati per le small cap. Non escludiamo prese di profitto dopo le buone performance da inizio anno. Una nuova dinamica europea, sostenuta in particolare dal recovery plan tedesco a ottobre, potrebbe essere un fattore decisivo per i flussi alla fine dell’anno, anticipando un 2026 più favorevole. Se il contesto macroeconomico e monetario sarà confermato, il possibile apprezzamento delle small cap potrebbe essere importante, dato il ritardo che hanno accumulato. Le comunicazioni di metà anno sembrano avvalorare questo sentiment e alimentano le nostre speranze per una seconda metà dell’anno generalmente positiva per le mid cap europee.

L’accurata selezione dei titoli rimane al centro del nostro approccio, che si concentra sulle società growth con bilanci solidi, chiari vantaggi competitivi e buona visibilità sul business di riferimento.



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