C’è un modo per ridurre le spese del negozio, per un commerciante, e quel modo è il più semplice di tutti: non averlo, un negozio. E siccome in Sardegna si tiene molto alle tradizioni, e si impiega altrettanto a modificarle, pur con un po’ di ritardo rispetto al resto del continente il boom di imprese che vendono esclusivamente on line (attenzione, non “anche” on line) è triplicato. Una rivoluzione digitale che rilancia alla grande Internet come canale di vendita nella regione che il web l’ha portato in Europa, nel 1994 grazie a Video on line, figlia de L’Unione Sarda, ma che poi ha un po’ rallentato la corsa cibernetica.
A rilevare quest’esplosione di commercio esclusivamente per via elettronica è Confartigianato imprese Sardegna, che fornisce i numeri per descrivere il fenomeno. I negozi sardi virtuali, cioè senza una sede fisica, nell’Isola sono 704: vendono prodotti e servizi. Un balzo notevole, se esaminiamo i dati del 2014, quando gli imprenditori presenti solo su Internet erano solo 221. In dieci anni, certifica Confartigianato, la crescita è dunque stata del 218,6 per cento, un risultato che si deve alle 483 nuove attività che si sono affacciate sul web, e soltanto lì, per vendere i prodotti e i servizi che l’Isola offre.
Nella classifica nazionale delle imprese attive solo on line, la Sardegna è ora all’ottavo posto. E dobbiamo davvero precisare chi è in vetta? In realtà è più che intuibile e la risposta è la Campania, in cui esistono 6.484 imprese attive e l’incremento in dieci anni è stato del 393,5 per cento. In Calabria le imprese di vendita solo online sono quasi triplicate in dieci anni, cioè del 292,2 per cento. La media nazionale vede una crescita generale del 225,6 per cento, con 43,379 attività presenti.
In Sardegna, il 72,6 per cento delle imprese attive nell’e-commerce vende direttamente sul proprio sito internet, il 67,5% vende attraverso marketplace, app e siti web di intermediari.
D’accordo, questi sono i numeri, ma che cosa vendono, nella pratica, le aziende sarde presenti soltanto sul web e prive di un negozio fisico? Certo, ci sono i servizi classici da vendita su internet, come l’assistenza dei sistemi informativi, la realizzazione di portali web, software e siti per il commercio elettronico, poi ci sono le attività di vendita on line di prodotti fisici come ad esempio l’agroalimentare e le produzioni artigianali, ma non mancano attività innovative come il controllo remoto di mezzi, la videosorveglianza e l’intelligenza artificiale.
Focalizzandosi sull’e-commerce tutto sardo, si scopre che si vende di tutto: abbigliamento, articoli per la casa, viaggi e trasporti, prodotti informatici e tecnologici, libri, giornali, film, musica, alimentari e servizi di telecomunicazione. Almeno, così risulta dai dati di Unioncamere-Infocamere tra il 2014 e il 2024, che hanno analizzato la rivoluzione portata appunto dal commercio elettronico.
Un settore decisamente interessante anche dalle nostre parti, l’e-commerce, e lo conferma (dati sempre crescenti alla mano) il presidente di Confartigianato imprese Sardegna, Giacomo Meloni: «Questi dati confermano le potenzialità dell’e-commerce per la crescita delle imprese sarde. Questo è un modo intelligente di vendere i prodotti e promuovere il valore artigiano dei territori e un metodo parallelo al tradizionale commercio che consente di abbattere le distanze e di raggiungere anche mercati lontani. Sono tanti gli artigiani che offrono i propri beni e servizi on line», aggiunge Meloni: «Parliamo per esempio dei manufatti tipici e tradizionali, venduti sulle più importanti piattaforme di commercio, oppure dei prodotti agroalimentari che, attraverso piccoli portali, raggiungono qualunque tavola del mondo, oppure ancora i servizi che le imprese digitali offrono a migliaia di clienti in ogni angolo del nostro pianeta».
La stessa Confartigianato offre rilevazioni suddivise anche per provincia, sempre tra il 2014 e il 2024. Ne viene fuori che la provincia di Nuoro, per le vendite on line da parte di ditte che non hanno un negozio fisico, è cresciuta del 323,5 per cento con le sue 72 attività, cioè 55 in più. Segue Sassari-Olbia con +285,4 per cento, che porta da 137 a 185 le attività e-commerce, poi c’è Oristano con un +200 per cento (51 imprese attive, 34 in più in dieci anni) e poi Cagliari con un incremento del 184,4 per cento, calcolato sulle 396 attività attive, che sono 257 in più rispetto al 2014. «Dala rivoluzione digitale», aggiunge il presidente di Confartigianato, Giacomo Meloni, «nessun settore, nessuna attività dell’artigianato e della piccola impresa è escluso: interessa orizzontalmente tutte le aziende. Abbiamo la straordinaria opportunità di coniugare con le tecnologie digitali la tradizione, il saper fare, la creatività, il gusto, il fatto su misura, vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano. Il mix che ne esce rappresenta il modello italiano di impresa 4.0, unico nel mondo. E non dimentichiamo mai che i mercati cercano la distintività, l’unicità, non l’omologazione».
L’e-commerce avanza, ma non è purtroppo così per quanto riguarda la digitalizzazione del resto del tessuto produttivo. Confartigianato regionale nota che più di due terzi delle aziende sarde ha un livello insufficiente di conoscenza informatica. Solo l’8 per cento applica una buona digitalizzazione ai sistemi produttivi e ricorre a tecnologie 4.0. Arriva invece al 64 per cento la quota di imprese sarde che hanno un mediocre livello di informatizzazione: il 28 per cento ha iniziato un primo cammino tecnologico qualificandosi come specialista digitale e solo l’8 per cento, si diceva, ha completato un processo importante.
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link