Tra crisi industriali, consumi in caduta e una precarietà che segna intere generazioni, la Toscana rischia di smarrire la propria identità produttiva. Per questo la Uil regionale ha scelto di lanciare un manifesto programmatico, “La Toscana che vogliamo”, quindici proposte rivolte ai candidati alla presidenza della Regione. Non un elenco di buone intenzioni, ma una piattaforma che mette al centro lavoro stabile e ben retribuito, sicurezza nei luoghi di lavoro, difesa dell’industria e un welfare capace di sostenere famiglie e giovani. Ne abbiamo parlato con Paolo Fantappiè, segretario generale della Uil Toscana.
Come sta l’economia toscana?
“La nostra regione oggi vive una fase di stagnazione economica, con crisi profonde nei settori tradizionali come moda, tessile, cuoio e pelletteria. Decine di imprese hanno chiuso, la produzione industriale è calata del 3,4% e le ore di cassa integrazione sono più che raddoppiate. Accanto a questo, ci sono circa 250mila lavoratori che percepiscono meno di mille euro netti al mese. È chiaro che serve una svolta”.
Qual è la priorità assoluta per la Uil?
“Creare lavoro stabile e di qualità, con salari dignitosi. Non possiamo rassegnarci al dilagare del lavoro povero. Dobbiamo rilanciare i consumi interni e lo si fa mettendo più soldi in tasca ai lavoratori, anche applicando contratti aziendali, integrativi e territoriali, oggi presenti solo nel 23% delle imprese toscane”.
Il vostro documento punta molto anche sulla sicurezza sul lavoro…
“Sì, troppe vite si perdono ancora nei luoghi di lavoro. Servono un piano straordinario di prevenzione, formazione e controlli più stringenti con un numero maggiore di ispettori del lavoro”.
Industria e artigianato restano il cuore pulsante della Toscana?
“Senza manifattura la nostra regione perde identità. Dobbiamo sostenere l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica e difendere il ’made in Tuscany’. E chi riceve fondi pubblici deve garantire occupazione e non delocalizzare”.
I giovani che futuro hanno nella nostra regione?
“I nostri ragazzi spesso sono costretti a lasciare la Toscana per trovare prospettive. Servono politiche che li trattengano: formazione legata al lavoro, sostegno a start-up, borse di studio, progetti culturali e sociali. La Toscana deve tornare terra di opportunità, non di abbandono”.
Un capitolo importante del vostro documento riguarda anche welfare, casa e sanità…
“Bisogna rafforzare gli asili nido gratuiti, la scuola, la sanità pubblica territoriale, ridurre i costi delle Rsa per le famiglie con non autosufficienti e rilanciare un piano di edilizia residenziale pubblica. La dignità delle persone deve tornare al centro”.
Se dovesse fare una sintesi: cosa chiedete al nuovo governatore della Toscana?
“Di assumersi la responsabilità di un vero piano industriale e sociale per la Toscana. Abbiamo ingenti risorse dal Pnrr e dai fondi sociali europei che devono trasformarsi in posti di lavoro e condizioni di vita migliori. Serve un nuovo patto tra istituzioni, imprese e sindacati, con relazioni sindacali che devono ritornare al centro del dibattito. La Uil sarà sempre presente e vigile: il futuro della nostra regione si gioca adesso”.
Monica Pieraccini
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