Un labirinto di cifre, promesse e condizioni: è questo il panorama nel quale Giancarlo Giorgetti (foto), ministro dell’Economia, sta muovendo i passi della prossima manovra finanziaria, in vista delle elezioni regionali del 28 settembre e nel pieno di tensioni globali ed economiche che aggravano lo scenario interno.
Entità della manovra: variabile appesa ai numeri
“L’entità della manovra finanziaria? È una variabile dipendente dai numeri di contesto che è dovere del ministero dell’Economia assicurare.”, ha detto Giorgetti ad Aosta.
Il messaggio è categorico: niente cifre scolpite nella pietra. L’ammontare degli interventi dipenderà da crescita, inflazione, gettito e quadro europeo. L’esecutivo rivendica un percorso “serio e credibile” di finanza pubblica che, secondo il ministro, starebbe “premiando” l’Italia. L’obiettivo dichiarato: proseguire lungo questa traiiettoria con riduzioni fiscali e contributive dove i conti lo consentano.
Inflazione ed energia: il nodo che stringe
Nel racconto del ministro, la fiammata inflazionistica degli ultimi anni è in larga parte trainata dai prezzi dell’energia, in connessione diretta con la guerra in Ucraina. Recuperare gas o diversificare le fonti energetiche ha un costo strutturalmente più alto, che si riflette su famiglie, imprese e—inevitabilmente—sui conti pubblici.
Le ripercussioni del conflitto sono anche politiche: “C’è addirittura chi vuole mandare soldati sul campo. Non è il nostro caso”, ha puntualizzato Giorgetti, aggiungendo che ogni Paese sosterrà comunque aiuti finanziari: un onere che “graverà” sui bilanci nazionali.
Irpef e ceto medio: ambizioni e vincoli
Due i totem del dibattito: riduzione dell’Irpef sul ceto medio e stabilizzazione della flat tax per gli autonomi. Qui il ministro alza il freno: il quadro resta “complicato” e le scelte andranno calibrate sulle risorse effettive. Gli interventi—se e quando—saranno verosimilmente graduali e pluriennali, non rotture improvvise.
Flat tax e autonomi: il “già fatto”
Giorgetti rivendica che misure come la flat tax fino a 85 mila euro abbiano inciso “in modo tangibile” su tante categorie di lavoratori autonomi, citandola come esempio di intervento già operativo e indirizzato a sostenere produttività e liquidità nel sistema delle partite IVA.
Pressione fiscale e priorità: cosa si tocca e cosa no
La bussola resta l’equilibrio tra credibilità e crescita. L’idea è alleggerire—dove possibile—oneri fiscali e contributivi, senza strappi che compromettano la reputazione finanziaria dell’Italia. Alcune misure potrebbero essere rimodulate o rinviate se le entrate non basteranno a coprirle in modo stabile.
Reazioni e scenari
Le opposizioni chiedono più coraggio sul ceto medio e una rimodulazione ampia dell’Irpef. Dal lato delle imprese, l’attenzione è alta su eventuali alleggerimenti, ma l’incertezza frena la programmazione degli investimenti. I sindacati invocano tutele su salari reali e servizi, temendo che il rigore si scarichi sul welfare.
La politica del possibile
La regia di Giorgetti tiene insieme ambizione e vincoli: sconti fiscali sì, ma solo se i conti tengono; rigore, ma non a scapito della crescita. È una politica del possibile che rifiuta numeri “a casaccio” e si misura con un contesto segnato da energia cara, inflazione appiccicosa e instabilità geopolitica. Il bilanciamento sarà decisivo: troppo poco rischia di deludere le attese, troppo rischia di compromettere la stabilità.
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