Difesa, la nuova frontiera dei fondi tematici: in Germania masse per 13 miliardi


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L’aumento record della spesa militare a livello globale si riflette anche nei mercati finanziari: già venti i veicoli tedeschi dedicati alla settore, con asset in gestione per 13,3 miliardi di euro. Tra i preferiti VanEck e HANetf. Ma Leonardo, Rheinmetall e Thales dominano i portafogli. Il report di Scope Ratings

Ucraina, Medio Oriente, Nord Africa. Le  tensioni geopolitiche che agitano lo scenario internazionale hanno riportato ai massimi l’attenzione dei Paesi occidentali per le spese militari. Ma l’interesse per il tema si è subito diffuso anche sui mercati finanziari, dove si stanno moltiplicando i fondi dedicati alla difesa. L’ultima conferma arriva da un recente report a cura di Scope Ratings, secondo cui la Germania fa da capofila grazie investimenti nel settore che da soli sono già arrivati a valere una cifra pari a 13,3 miliardi di euro. E se tra le case preferite figura VanEck e HANetf, i titoli dominare i portafogli annoverano Leonardo e Rheinmetall.

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Un mercato in crescita

Secondo Scope, l’offerta delle categoria si è moltiplicata rapidamente: oggi sono infatti 20 i fondi chiaramente attivi nel segmento e solo tre di questi operano da più di un anno. Non solo, perché ad evolversi sono state anche le caratteristiche dell’offerta. Dopo una prima fase caratterizzata da strumenti a respiro globale, iniziano infatti ad affermarsi prodotti con focus geografici molto più mirati (dall’Europa all’Indo-Pacifico) e la manciata di veicoli attivi inizialmente presente sta venendo sostituita dal mondo degli ETF. Una tendenza che fa il paio con l’evoluzione del quadro globale, per il quale lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) calcola l’aumento annuo della spesa militare più alto dalla fine della Guerra Fredda: +9,4% tra il 2023 e il 2024, a valere il massimo storico di 2.720 miliardi di dollari. “Quello che fino a pochi anni fa si presentava come un segmento di nicchia è diventato parte integrante di portafogli istituzionali e privati”, osserva il senior director di Scope Andreas Bartels, che sottolinea come i dati disponibili non riescano a cogliere appieno il fenomeno: “Molti strumenti hanno strategie ampie, che includono aziende legate alla sicurezza e all’aerospazio oltre a quelle puramente difensive”.

ETF superstar e performance oltre il 60%

Tra i prodotti più rilevanti Scope segnala il VanEck Defence ETF, con masse pari a 5,8 miliardi di euro, e il HANetf Future of Defence ETF, che gestisce un patrimonio del valore di 2,4 miliardi. Anche l’iShares Global Aerospace & Defence ETF rientra tra i benchmark di riferimento. Ma il dato forse più interessante riguarda le performance, sebbene limitate a un arco temporale limitato in ragione della relativa ‘giovinezza’ dei veicoli in questione: nell’ultimo anno, i tre fondi hanno infatti reso rispettivamente +62,5%, +49,2% e +35,1%. Per fare un confronto, l’indice MSCI World ha registrato una performance di appena +8,5%. “I fondi difesa sono destinati a restare”, commenta Bartels, che aggiunge: “La combinazione di realtà geopolitica, crescente interesse degli investitori e varietà sempre maggiore sta consolidando il peso di questo segmento nei flussi”.

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Le scelte di portafoglio: Leonardo tra i big

I portafogli mostrano invece un’ampia convergenza sui titoli più rappresentativi del comparto. In oltre metà dei fondi analizzati compaiono, tra i primi dieci nomi, società come BAE Systems e Rheinmetall oppure Rolls-Royce e Saab. Da sottolineare anche la presenza di Leonardo, che si impone come unica impresa italiana del settore. Altri sigle ricorrenti (seppure con peso minore) includono la coppia Airbus-Boeing ma anche RTX, Safran e Palantir. Per quanto riguarda le strategie, si osserva un certa eterogeneità: alcuni prodotti sono infatti concentrati su pure player della difesa, mentre altri includono realtà attive in comparti affini come la cybersecurity e spazio o le infrastrutture di sicurezza.

Un segmento da maneggiare con cautela

Secondo Scope, il settore è dunque destinato a restare sotto i riflettori. “Difesa e sicurezza sono ormai un dato strutturale per i mercati”, spiega infatti Bartels. Resta però cruciale per gli investitori valutare attentamente ritorni, rischi e responsabilità. Come sottolineato dall’esperto, la diversificazione degli indici replicati e la giovane età di molti fondi pongono infatti ancora tanti interrogativi sulla sostenibilità del boom. Ma il trend di raccolta e performance lascia pochi dubbi: i fondi della difesa sono diventati un tassello stabile del risparmio gestito europeo.

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