«Ma servono Tav e Zes»


L’export si conferma il motore dell’economia ciociara, ma restano aperte grandi questioni sul fronte dello sviluppo: quella legata alle infrastrutture strategiche e quella sulla competitività del territorio, da anni in sofferenza. La nota lieta è arrivata dall’Istat, che ha certificato i passi in avanti compiuti da alcuni comparti industriali da sempre nevralgici nell’ossatura provinciale: le esportazioni verso l’estero, infatti, nel primo semestre dell’anno hanno fatto registrare una crescita del 23,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024, per un ammontare in euro che sfiora i 4,4 miliardi di euro, quasi uno in più dei dodici mesi precedenti.

In testa c’è il settore chimico-farmaceutico. Da gennaio a giugno, spiegano dall’Istat, le regioni con “gli incrementi su base annua più marcati dell’export in valore sono: Lazio (+17,4%), Toscana (+11,8%), Abruzzo (+10,1%) e Friuli-Venezia Giulia (+6,6%). L’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Toscana, Lombardia, Lazio e Abruzzo spiega per 3,4 punti percentuali la crescita” a livello nazionale. In salita dell’1 per cento, inoltre, l’approdo oltre confine dei “mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi”. Sul dato complessivo, spicca il più 133 per cento del Lazio relativo alla commercializzazione dei prodotti sul mercato degli Stati Uniti. Un forte impulso nel quadro generale regionale è arrivato dalla Ciociaria: nell’analisi per singole aree, infatti, si evidenzia anche la “performance positiva” della provincia di Frosinone. A esprimere soddisfazione è stata anche la vicepresidente della Pisana, Roberta Angelilli: «Si tratta di un successo di sistema frutto di una forte sinergia tra le istituzioni e le imprese. I valori sono decisamente positivi e denotano una vivacità imprenditoriale che la Regione intende ulteriormente valorizzare e sostenere. L’internazionalizzazione e l’attrazione di investimenti esteri si confermano le priorità della giunta Rocca» ha spiegato.

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GLI INDUSTRIALI
A commentare l’andamento dell’export in Ciociaria è stato il presidente di Unindustria Frosinone, Corrado Savoriti: da un lato accoglie con favore i numeri relativi al primo semestre del 2025, dall’altro auspica uno scatto in avanti sul piano infrastrutturale e su quello dell’appetibilità territoriale per nuovi insediamenti produttivi. Savoriti non ci gira intorno: «Per inseguire la via dello sviluppo servono la stazione Tav e la Zes per i benefici in favore delle imprese». «I dati sull’export dimostrano che dall’estero di continua ad acquistare da noi e questo è bel segnale di incoraggiamento. Sicuramente incide il farmaceutico, ma anche il segmento aerospazio-aeronautico così quello manifatturiero hanno sempre avuto un ruolo rilevante. Sono i settori di nicchia a trainare le vendite all’estero. Questo significa che la Ciociaria sa fare industria. Ad ogni modo – aggiunge il presidente degli industriali – per poter consolidare il trend e dare ulteriore impulso al tessuto produttivo, quindi al rilancio, è fondamentale realizzare grandi opere: tra questa la stazione per i treni ad alta velocità». Un altro passo è stato compiuto nei giorni scorsi, con il tavolo tecnico convocato dal vicepremier Salvini per discutere della fattibilità del progetto. La Ciociaria preme e spera. «Rappresenterebbe un collegamento prezioso con l’Europa» ha evidenziato Savoriti.

CAPITOLO ZES
L’altra priorità è rappresentata dalla Zona economica speciale, che dal 2024 prevede agevolazioni fiscali e burocratiche per le aziende per quanto riguarda investimenti e attività di sviluppo.

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Al momento vi rientrano le confinanti Campania, Abruzzo e Molise e da poco anche Marche e Umbria. Il Lazio e la Ciociaria, invece, sono fuori dalla mappa delle condizioni di vantaggio. «Siamo circondati da aree divenute più invitanti per gli imprenditori – mette in guardia Savoriti -. Così il nostro comprensorio rischia di restare isolato e di risentirne fortemente sotto il profilo della competitività. In questo modo da Cassino o da Sora le attività potrebbero trovare più favorevole trasferirsi nelle regioni limitrofe. Al contrario bisogna sostenere questa terra, che è capace di fare impresa: è necessario allargare il perimetro della Zes anche al Basso Lazio, in alternativa andrebbe creata una sorta di zona cuscinetto per tutelare il sistema produttivo locale».


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