Un ‘decalogo’ per il futuro delle aree interne, per orientare le politiche di chi guiderà le Marche nei prossimi cinque anni. Lo propone l’Uncem (Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli enti montani) ai candidati alla presidenza della Regione Marche, partendo da una “richiesta forte”, ovvero l’istituzione di un assessore alla montagna e alle foreste, “una figura politica di riferimento capace di coordinare strategie e investimenti, in dialogo costante con sindaci, comunità e imprese”. Quanto alle priorità, i punti dettati dall’Uncem sono esattamente dieci. C’è “il superamento del digital divide con la banda ultralarga e il 5G ovunque”, c’è la riforma degli enti locali che deve portare a Unioni di Comuni stabili e solide, ci sono “vere politiche di perequazione territoriale: sgravi fiscali, incentivi alla residenzialità e sostegno a chi sceglie di vivere o di fare impresa in montagna”. E ancora: per l’Uncem, bisogna “mettere al centro agricoltura e foreste, con filiere produttive forti, posti di lavoro e una gestione attiva dei boschi che diventi leva di sviluppo”, ma servono anche norme e risorse per la difesa del suolo e la prevenzione del dissesto idrogeologico. L’obiettivo è di “trasformare le Marche in una sola, grande Green Community, puntando sulle energie rinnovabili e sulla transizione ecologica come occasione di lavoro e innovazione”. Inoltre, ecco la richiesta di “investire in un turismo di comunità, legato a paesi vivi, autentici e capaci di offrire esperienze rispettose dell’ambiente e delle persone”; di “salvaguardare scuola e cultura, con una rete scolastica capillare, attenzione ai giovani e valorizzazione delle lingue e tradizioni locali”. Poi il capitolo della sanità, che “non deve abbandonare i piccoli centri: più medici e pediatri, telemedicina, un’ambulanza in ogni Comune e strutture diffuse per la terza età”. Infine, l’invito a “puntare sulla riqualificazione edilizia, la rigenerazione dei borghi e soluzioni innovative come co-housing e spazi per il lavoro a distanza”. Per l’Uncem, “le Marche possono diventare un modello nazionale di coesione tra città e valli”.
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