Bigazzi: “Senza industria non c’è futuro” per la Toscana


Dopo la presentazione, all’Istituto Universitario Europeo, del manifesto “Reindustrializzare la Toscana” scritto da Marco Buti, insieme a Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto riceviamo dal presidente di Confindustria Toscana questa lettera aperta.

di Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana

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Senza industria non c’è futuro. Questa è la sintesi del Manifesto “Reindustrializzare la Toscana”, presentato all’Istituto Universitario Europeo da Marco Buti (Tommaso Padoa Schioppa Chair), insieme a Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Petretto. I tre economisti hanno aperto un dibattito – necessario! – sulla sfida più importante che dovrà affrontare anche la nostra regione: tornare a crescere, in modo sostenibile e duraturo. Abbiamo letto con preoccupazione i numeri della Caritas sulla crescita della povertà: quella è la vera battaglia da vincere! 

L’industria non è solo produzione: è lavoro, è innovazione, è coesione sociale. È il terziario avanzato che lavora con l’industria; ed è l’industria turistica e congressuale di qualità. Questi settori sono la sala macchine del PIL; e da essi dipende il mantenimento dei nostri standard sociali.  

Negli ultimi venti anni il nostro modello produttivo si è rafforzato, grazie alla sua vocazione all’export e alla capacità di stare sui mercati del mondo: il nostro resta uno dei sistemi industriali d’eccellenza d’Europa. Ma ora il contributo dell’industria al PIL sta arretrando e avanzano modelli economici effimeri, perché più orientati alla rendita. Ecco la de-industrializzazione pericolosa, di cui hanno parlato i tre economisti; ed ecco la necessità di alzare la capacità di crescere della nostra industria e la richiesta di un impegno condiviso su un piano industriale per la Toscana.

Siamo in campagna elettorale: per Confindustria la crescita deve essere un’ossessione bipartisan. Ma occorre una crescita vera, che veda la centralità del manifatturiero. C’è bisogno di produrre lavoro di qualità. E per questo occorre un’alleanza fra imprese, istituzioni, sindacati, banche su un’agenda di azioni per la reindustrializzazione.

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Si è parlato recentemente di un Patto per la crescita e il lavoro; e il Manifesto propone un nuovo partenariato fra privato, pubblico, associazioni, università. Noi ci stiamo! Occorre una buona politica industriale, a tutti i livelli istituzionali, a partire dall’Europa. Ma non basta: tutte le istituzioni devono farsi carico di questo obiettivo urgente. A livello regionale, ad esempio, significa definire politiche industriali concentrate sul rilancio della manifattura e sulla reindustrializzazione dei nostri territori, destinando a questi scopi, con continuità, le risorse europee che la Regione gestisce nell’attuazione della politica di coesione e dei fondi strutturali, e accelerando l’utilizzo di queste irripetibili opportunità di finanziamento.

Su questi punti, come Confindustria Toscana, stiamo lavorando a un pacchetto di proposte di politica industriale che presenteremo a tutti i candidati. La politica industriale deve tornare in testa a tutte le agende. E confidiamo che altri contributi a questo dibattito arrivino da tutte le forze sociali e politiche. Manifesti come quello per la Toscana dovrebbero nascere in tutte le regioni che vanno al voto.

Per noi si dovrebbero concentrare le poche risorse disponibili su questo obiettivo, supportando le imprese nei cambiamenti – oggi indispensabili – sul fronte della digitalizzazione o della transizione ecologica; oppure nella ricerca di nuovi mercati e sbocchi commerciali. Ma significa anche lavorare su strumenti di vera semplificazione e sburocratizzazione. E vuol dire avere banche e finanza che siano, nei fatti, non a parole, imprese per le imprese per sostenere le aziende in progetti più rischiosi, ma più portatori di avvenire.

Tutto ciò che impatta sull’industria è politica industriale. E lo sono, purtroppo, anche quelle misure inefficaci o inappropriate che, ai bisogni delle imprese, danno risposte contrarie agli interessi dell’economia. La Toscana, però, ha l’opportunità di distinguersi e di giocare un ruolo di leadership in Italia e Europa, attraverso un dialogo serrato tra pubblico e privato e raccogliendo le proposte concrete delle imprese, con una buona politica industriale.

Una cosa è certa: noi non ci arrendiamo alla deindustrializzazione dei nostri territori; saremo sempre presenti e vigili su una questione che non riguarda solo noi industriali, ma il futuro dell’intera regione.

Confidiamo di non essere soli in questa partita: perché a perdere sarebbe tutto il territorio.





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