Per la 13esima Avs un finanziamento di pochi anni e senza maggiori prelievi sui salari


Approvata in votazione popolare il 3 marzo 2024 (58% di sì), la 13esima Avs verrà versata per la prima volta nel dicembre 2026. Il prossimo anno costerà 4,2 miliardi di franchi; nel 2040 5,4 miliardi. E fin qui ci siamo. Ma dove vanno presi i soldi che ne garantiranno il finanziamento? E a partire da quando va finanziata: da subito, oppure solo fra qualche anno, contando nel frattempo sulle riserve del primo pilastro? Inoltre, di che tipo dev’essere questo finanziamento: limitato nel tempo, o a lungo termine? Per ottenere una risposta a queste domande, occorrerà pazientare: almeno fino a dicembre, verosimilmente fino alla prossima primavera. Su uno dei tre grandi cantieri aperti dell’Avs, i due rami del Parlamento sono infatti lontani anni luce.

Mercoledì il Consiglio nazionale ha stabilito (108 voti a 89) che per finanziare la 13esima Avs non bisogna aumentare i contributi salariali, ma è sufficiente per il momento aumentare l’Iva di 0,7 punti percentuali; e solo fino alla fine del 2030. Poi si vedrà: quell’anno, o il successivo, dovrebbe infatti entrare in vigore l’annunciata riforma “strutturale”, volta a stabilizzare a lungo termine le finanze del primo pilastro. Il Consiglio federale, che sulla 13esima Avs proponeva un identico aumento dell’Iva ma illimitato nel tempo, ci sta lavorando.

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Niente freno all’indebitamento

Lo spinoso dossier della 13esima Avs tornerà invece in dicembre sui banchi del Consiglio degli Stati, che prima dell’estate aveva adottato un concetto ben più ambizioso: un aumento a tappe dell’Iva combinato con contributi salariali più elevati, un mix destinato a coprire non solo i costi della ‘13esima’, ma anche quelli (3,6 miliardi di franchi nel 2030, 4,1 nel 2035) dell’eventuale soppressione (o innalzamento) del tetto alle rendite di vecchiaia dei coniugi, chiesta da un’iniziativa popolare del Centro non ancora passata al vaglio del Parlamento. Ieri al Nazionale, esponenti della sinistra e del Centro hanno tentato di rilanciare – affinandolo su più punti – il modello dei ‘senatori’. Le loro proposte di minoranza non hanno però avuto scampo di fronte all’opposizione compatta di Udc, Plr e Verdi liberali (Pvl).

Democentristi e liberali-radicali, contrari a un finanziamento specifico per la 13esima Avs, non avrebbero nemmeno voluto discuterne. La loro idea: prendere tempo, campando per un po’ sulle riserve dell’Avs, per poi trattare la questione in una “visione d’assieme” del primo pilastro. Per Regine Sauter (Plr/Zh) non è giusto parlare solo di Iva e prelievi salariali, che gravano sul ceto medio e le piccole e medie imprese. Invece, occorrerebbe discutere in modo imparziale anche dell’innalzamento dell’età di pensionamento (nota bene: respinto alle urne dal 75% dei votanti solo un anno e mezzo fa) e di incentivi per far lavorare le persone più a lungo. In questo senso andava una proposta di minoranza di Andri Silberschmidt (Plr), sostenuta pure dall’Udc. Lo zurighese avrebbe voluto introdurre un freno all’indebitamento. Il meccanismo – un aumento dell’Iva dello 0,5% e un aumento dell’età di pensionamento di sei mesi – sarebbe scattato qualora il fondo Avs fosse sceso sotto il 90% delle uscite annuali. La maggioranza non ne ha però voluto sapere.

Come Sauter, anche Diana Gutjahr (Udc/Tg) ha insistito sulla necessità di approntare un “risanamento sostenibile” del primo pilastro, evitando di isolare la questione del finanziamento della ‘13esima’ con strumenti che eroderanno il potere d’acquisto del ceto medio. “Le tasche dei lavoratori non sono senza fondo”, le ha fatto eco Cyrill Aellen (Plr). Il ginevrino ha deplorato il fatto che l’aumento dell’Iva graverà sul budget delle famiglie. Anche lui è del parere che servano “riforme strutturali” a lungo termine, che garantiscano l’equità tra generazioni.

L’Udc ha chiesto di rinviare il dossier al Consiglio federale, con l’incarico di finanziare la 13esima Avs tagliando i fondi (soldi che la sinistra “getta dalla finestra”, secondo il vallesano Michael Graber) nella cooperazione internazionale, nell’asilo, i salari dei quadri della Confederazione nonché le uscite sui progetti sui temi di genere e la lotta al razzismo. Le proposte di rinvio al Governo e di non entrata in materia firmate Plr/Udc sono però state respinte.

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‘Strategia delle casse vuote’

La sinistra si è battuta invano per un finanziamento più corposo e duraturo. Da esponenti di Ps e Verdi sono partire bordate all’indirizzo dei colleghi democentristi e liberali-radicali. Obiettivo della destra è “lasciare che l’Avs si fragilizzi, salvo poi tornare tra qualche anno – quando la situazione finanziaria si sarà deteriorata – con tagli e proposte come l’aumento dell’età di pensionamento” quale “unica soluzione praticabile”, ha denunciato Léonore Porchet (Verdi/Vd). Samira Marti (Ps/Bl) ha rinfacciato a Udc e Plr di lasciare “consapevolmente” che l’Avs finisca nelle cifre rosse: una “strategia delle casse vuote”, volta a far pressione sulla popolazione per farla lavorare più a lungo. Quando invece le nuove prospettive finanziarie dell’Avs (meno preoccupanti di quanto si pensasse un anno fa, ha fatto sapere di recente l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali) dimostrano che riforme strutturali (leggi: l’aumento dell’età di pensionamento) “non sono necessarie”.

Nel merito, Ps e Verdi avrebbero preferito un finanziamento tramite contributi salariali, ritenuto più sociale rispetto a quello attraverso l’Iva. Non hanno però trovato una sponda nei Verdi liberali. Kathrin Bertschy (Pvl/Be) ha parlato di tre ‘no-go’: l’aumento dei prelievi salariali; un aumento dell’Iva a tempo indeterminato; e un finanziamento ‘preventivo’ di un’iniziativa (quella del Centro per abolire il tetto alle rendite Avs dei coniugi) sulla quale il Parlamento non si è ancora espresso. Il Pvl è convinto che la 13esima Avs vada finanziata esclusivamente tramite un aumento a tempo determinato dell’Iva, chiamando così tutti i consumatori (pensionati compresi) alla cassa. Un’idea condivisa dal Consiglio federale, che però – ha sottolineato in aula la ministra dell’Interno Elisabeth Baume-Schneider (Ps) – avrebbe voluto un finanziamento a lungo termine della ‘13esima’, e non limitato a pochi anni.

Contributo federale invariato

Seguendo la commissione preparatoria, il Nazionale (161 voti contro 36, in massima parte del Plr) ha inoltre deciso di rinunciare alla riduzione – dal 20,2% al 19,5% – del contributo della Confederazione all’Avs, proposta dal Consiglio federale e auspicata anche dalla Camera dei Cantoni. Un’altra divergenza che andrà appianata, dunque. Il Consiglio degli Stati dovrà peraltro pronunciarsi sul collegamento – deciso dalla Camera del popolo – tra le disposizioni relative al finanziamento della 13esima Avs e l’aumento dell’Iva. Quest’ultimo richiede infatti una modifica della Costituzione. Deve quindi essere sottoposto al voto di popolo e Cantoni.

Le reazioni alle decisioni del Nazionale non si sono fatte attendere. Travail.Suisse deplora: “Un’occasione mancata per garantire la sostenibilità e la solidità dell’Avs nel lungo termine”. L’Unione sindacale svizzera (Uss) denuncia “un gioco pericoloso con i deficit dell’Avs”. “Con un finanziamento limitato a un massimo di tre anni, [una piccola maggioranza del Consiglio nazionale] continua infatti a puntare sull’innalzamento dell’età di pensionamento: il finanziamento deciso oggi terminerà proprio quando l’Avs si troverà in una situazione di deficit”. Il Plr, dal canto suo, si vanta di aver “fermato una razzia sui salari”. Per l’Unione svizzera degli imprenditori (Usi), il Nazionale “ha migliorato notevolmente” il finanziamento della 13esima Avs rispetto al Consiglio degli Stati. Ha “perso però l’occasione di garantire un finanziamento stabile a lungo termine con la misura strutturale di un freno all’indebitamento dell’Avs”.



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