Le prime pagine di tutti i giornali tedeschi, così come quelle del resto del mondo, danno ampio spazio alla situazione di Gaza, ma la copertura mediatica tedesca presenta elementi leggermente diversi da quella che si può trovare altrove. in Germania, infatti, il problema del sostegno incondizionato a Israele è, per ragioni tanto storiche quanto politiche, forse più sentito che altrove. E tuttavia, mentre il governo continua a respingere fermamente ipotesi come quella delle sanzioni proposte dall’Unione Europea contro Israele, l’opinione pubblica tedesca sembra aver cambiato posizione. Secondo un recente sondaggio, infatti quasi due terzi della popolazione tedesca è a favore dell’applicazione di sanzioni contro Israele da parte dell’Europa in risposta allo sterminio dei civili a Gaza.
La maggioranza dei tedeschi sostiene che l’Europa debba imporre sanzioni a Israele
Il 63% dei tedeschi intervistati sostiene che la Germania dovrebbe appoggiare le sanzioni contro Israele proposte dalla Commissione Europea, mentre il 29% si oppone a tali misure, secondo quanto emerso dal sondaggio condotto dall’agenzia Verian per il settimanale Der Spiegel.
La ricerca, che ha coinvolto 1004 elettori all’inizio di settembre, presenta dati considerati rappresentativi della popolazione tedesca. Ma è l’analisi per partiti politici che offre spunti davvero illuminanti sulla frammentazione dell’opinione pubblica.
Divisioni politiche: i sostenitori dei partiti tradizionali convergono, solo gli elettori di AfD dissentono
Tra i sostenitori della CDU, il 68% esprime favore per le sanzioni. Percentuale identica per gli elettori dell’SPD. Una coincidenza che sottolinea come questa posizione attraversi trasversalmente lo spettro politico tradizionale, nonostante entrambi i partiti facciano parte della coalizione governativa che si oppone alle misure.
Nel caso dei Verdi, la percentuale è ancora più netta. Ben il 94% dei loro elettori sostiene le sanzioni – una cifra che sfiora l’unanimità. Appena il 5% si dichiara contrario (si può pensare che si tratti di quel 5% vicino alle posizioni dell’ex Ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che, proprio per le sue inflessibili posizioni filo-israeliane, viene aspramente criticata nel suo nuovo ruolo di Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite). Anche tra i sostenitori di Die Linke, il 67% abbraccia questa linea, con il 28% che invece la rifiuta.
L’unica vera spaccatura emerge tra gli elettori dell’AfD: il 49% è favorevole, il 51% contrario.
Le proposte della Commissione europea
Cosa prevedono esattamente queste sanzioni tanto discusse? La Commissione europea ha messo sul tavolo misure specifiche e mirate. Prima fra tutte: la sospensione immediata e parziale della partecipazione israeliana al programma Horizon Europe per il finanziamento della ricerca.
Le istituzioni israeliane dovrebbero inoltre essere escluse da determinati progetti del Consiglio europeo per l’innovazione (EIC) – quelli che riguardano start-up e piccole imprese attive nella sicurezza informatica, nei droni e nell’intelligenza artificiale. Settori strategici, che valgono milioni di euro in sovvenzioni.
Avaaz Europa: “Il governo tedesco sempre più isolato”
Christoph Schott, direttore europeo dell’organizzazione per i diritti umani Avaaz, sostiene che il governo tedesco si trovi in una posizione di crescente isolamento, non solo rispetto agli altri paesi europei, ma ormai anche nei confronti dei propri cittadini.
“Continuare a investire il denaro dei contribuenti in aziende israeliane i cui prodotti potrebbero essere utilizzati anche per scopi militari è contrario alla volontà della maggioranza”, ha dichiarato Schott in un comunicato ripreso da Der Spiegel. Per Schott, la Germania dovrebbe assumere un ruolo di leadership nell’aprire la strada a sanzioni a livello europeo, anziché ostacolarle.
La posizione irremovibile del governo tedesco
Dall’altra parte della barricata, il governo tedesco mantiene salde le proprie posizioni. Le sanzioni proposte dalla Commissione europea vengono respinte, sostenendo che, anche qualora venissero implementate, non avrebbero alcuna influenza significativa sulla formazione della volontà politica israeliana o sulle azioni militari nella Striscia di Gaza.
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