MACERATA La scarpa marchigiana continua a scivolare. E l’umore degli imprenditori è davvero sotto i tacchi. La conferma è arrivata da Fieramilano Rho, che per tre giorni (7-9 settembre) ha visto un centinaio di imprenditori marchigiani esporre le collezioni destinate alla prossima estate a Micam e Mipel, i saloni di riferimento del settore calzaturiero e della pelletteria. Nelle Marche ci sono 2.300 calzaturifici che impiegano 18.200 addetti sviluppando 1,3 miliardi di export (dato Assocalzaturifici del 2024).
Il trend negativo
Un settore che dal secondo semestre 2023 sta affrontando anche il calo degli ordini provenienti dalle griffe del lusso, che nelle Marche realizzano calzature e borse affidandosi alla filiera locale. A proposito di borse, il settore della pelletteria marchigiana sviluppa 340 milioni di euro di export (dato Assopellettieri 2024). Il calo della produzione ha già provocato la chiusura di diverse aziende e ha finito per indebolire tutto l’indotto. Ovvie le ripercussioni sul numero degli addetti, in costante calo (-1.546 nel 2024) e sulla cassa integrazione, in continua ascesa (+27% nel primo semestre 2025 rispetto all’anno precedente e +162% sull’analogo periodo del 2019).
Lo scenario
«Ci troviamo di fronte una crisi internazionale della moda e del lusso, non solo marchigiana. Con questo scenario, ogni passo che può compiere un’impresa per crescere ha molta probabilità di rivelarsi un passo falso. Perciò le imprese vanno accompagnate e sostenute per garantire i livelli di occupazione in attesa che arrivi una ripresa» osserva Valentino Fenni (Dada di Grottammare), presidente dei calzaturieri di Confindustria Fermo. Per Fenni, occorre agevolare l’accesso al credito ed evitare il caos creato dalla questione del credito di imposta su ricerca e sviluppo. Sulla stessa linea il commento di Luca Guerrini del calzaturificio Blue Star di Montegranaro: «Il periodo di instabilità sta diventando molto lungo e sta colpendo aree geografiche vaste e mercati consolidati. Diversificare? Significherebbe investire molto con dei ritorni a lungo termine, togliendo risorse ora necessarie a mantenere in vita le aziende. In questo momento stiamo cercando di contenere e ottimizzare i costi, di investire lo stretto necessario ma il nostro settore ha bisogno di aiuti concreti e veloci». Claudio Scocco (Donna Soft di Civitanova Marche) vuole essere resiliente: «Le imprese cicale chiudono, le imprese formiche riescono a resistere, ma per quanto tempo? Non vogliamo restare inermi, per cui abbiamo esposto al salone Ciff di Copenaghen per aprirci un nuovo mercato». Il settore della pelletteria va di pari passo con la calzatura.
Al Mipel esponeva anche Laipe di Tolentino (170 dipendenti) e il suo ceo Sergio Sciamanna, presidente della sezione imprese pellettiere di Confindustria Macerata, ha affermato: «Nel 2024 l’azienda è andata bene mentre nel 2025 registreremo una leggera flessione dei ricavi. Gli investimenti sono prudenti anche perché non ci sono programmi nemmeno da parte delle griffe. Stiamo valutando l’ampliamento dei marchi gestiti in licenza. Il problema è mantenere i margini con il calo della produzione».
Alla pelletteria Valentino Orlandi di Corridonia, Francesca Orlandi (presidente di Linea, l’azienda speciale di camera di commercio Marche) e la sorella Cristina (presidente della pelletteria per Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno e Fermo) hanno da tempo puntato sull’Africa. «Pian piano l’Africa sta diventando una fetta importante del fatturato, in particolare la Nigeria. Alle boutique vendiamo anche attraverso le videocall che abbiamo imparato a fare durante la pandemia».
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