Con il sì definitivo del Senato, si è concluso l’iter del disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane.
La legge, voluta dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, si divide in 35 articoli e introduce misure per lo sviluppo delle zone montane ed evitarne lo spopolamento. In particolare mette a disposizione 200 milioni di euro a favore del mondo della scuola, della sanità, del lavoro, della residenzialità e la natalità.
Dopo oltre un anno e mezzo di dibattito alla Camera e al Senato – e a trent’anni dalla precedente normativa – gli enti e le istituzioni hanno nuovi strumenti per migliorare le condizioni di vita e lavoro nel territorio montano, che in Italia rappresenta il 35%.
Ora dovranno essere definiti i decreti attuativi con alcuni nodi da sciogliere che erano già stati individuati nella puntata di Orobie Extra dello scorso 25 febbraio, dedicata proprio alla legge. Con accenti diversi Alberto Mazzoleni, consigliere di Regione Lombardia e già presidente della Comunità montana Valle Brembana; e Flora Fiorina, sindaco di Gandellino, avevano sottolineato la necessità di identificare con chiarezza le zone montane destinatarie degli interventi (le città di media valle presentano situazioni molto differenti rispetto al piccolo borgo in quota), l’ammontare dei finanziamenti da distribuire in tutto il Paese e l’effettiva attuazione delle norme. La legge del 1994 è rimasta infatti in buona parte lettera morta.
Quali sono secondo te gli interventi più importanti per fermare lo spopolamento della montagna e per creare lavoro e servizi?
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