Pensioni, il peso del Tfr: meglio l’azienda o i fondi? | Milena Gabanelli – Dataroom


Le tre opzioni

La legge 252 del 2005 (articolo 8, comma 7 qui) prevede 3 opzioni. 
1) Se entro sei mesi dalla prima assunzione non decidi a chi affidare il Tfr, la mensilità annua confluirà automaticamente nel fondo pensione stabilito dal contratto collettivo di riferimento. Si tratta di fondi che investono sui mercati finanziari e che, secondo il Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali guidato da Alberto Brambilla (su dati della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), negli ultimi 10 anni hanno registrato rendimenti medi compresi tra il 2,2 e il 2,9%, a seconda della tipologia e del livello di rischio. 
2) Puoi scegliere in autonomia a quale fondo pensione affidarlo, tra i 291 attivi che oggi raccolgono quasi 10 milioni di iscritti. 
3) Puoi decidere di lasciarlo in azienda con una rivalutazione annua dell’1,5% più il 75% dell’inflazione: se l’impresa ha più di 50 dipendenti, il Tfr viene trasferito al Fondo di Tesoreria dell’Inps (legge 296/2006, articolo 1, commi 755 e 756 qui). In questo caso l’incasso è sempre garantito anche se l’azienda fallisce. Tra il 2014 e il 2024 la rivalutazione media, sempre secondo Itinerari previdenziali su dati Covip, è stata del 2,4%. Oggi il Tfr vale complessivamente 445 miliardi di euro, ma solo il 24% è affidato ai fondi pensione, mentre la maggior parte (76%) resta nelle aziende. Cosa cambia concretamente tra queste due possibilità?



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