Industria, la produzione torna a salire a luglio (+0,4%) ma la produttività è ferma dal 2019


di
Valentina Iorio

Istat: produzione +0,4% a luglio, +0,9% sull’anno. Il rapporto Cnel: produttività ferma e salari stagnanti e sotto la media Ue

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A luglio 2025 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,4% rispetto a giugno. Nella media del periodo maggio-luglio si registra un aumento del livello della produzione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, secondo l’Istat. Tuttavia negli ultimi 5 anni, tra il 2019 e il 2024, la produttività in Italia è rimasta sostanzialmente ferma, nel suo complesso. E, nella media degli ultimi tre decenni, ha visto una crescita media annua dello 0,2%, molto inferiore alla media Ue (1,2%), così come a quella di Germania (1%), Francia (0,8%) e Spagna (0,6%). A fotografare la situazione è il primo Rapporto annuale sulla produttività del Cnel.

Produttività ferma dal 2019

Il rapporto del Cnel evidenzia che, nei primi cinque anni dopo la crisi finanziaria del 2008, la produttività ha segnato un parziale recupero (+0,6%), soprattutto grazie al forte processo di selezione che ha caratterizzato il comparto industriale italiano, alla ristrutturazione del settore bancario, alle riforme del mercato del lavoro e all’introduzione di incentivi all’innovazione. Nel quinquennio 2014-2019 la crescita della produttività italiana si è invece arrestata a un +0,1% . Cosa che è avvenuta anche nei cinque anni successivi.




















































L’occupazione cresce in settori a basso valore aggiunto

Nonostante questo, l’occupazione è cresciuta (+4,4%) e la dinamica è rimasta marcata anche negli anni dello shock energetico: tra il 2022 e il 2024 l’occupazione è aumentata a un tasso quasi doppio rispetto alla media Ue, trainata dall’espansione in alcuni settori ad alta intensità di lavoro ma anche a produttività media più bassa, come costruzioni, ristorazione, sanità
e assistenza. La crescita dell’occupazione è stata «favorita da una dinamica salariale contenuta», si legge nel rapporto. Vale a dire che i salari nel frattempo non sono aumentati o sono aumentati solo in minima parte. Inoltre, l’aumento dei posti di lavoro ha riguardato soprattutto attività a basso valore aggiunto. «La crescita dell’occupazione si è inoltre concentrata in comparti a bassa produttività – come alloggio, ristorazione, costruzioni – che hanno assorbito gran parte dell’incremento dell’input lavoro tra il 2000 e il 2024 – sottolinea il rapporto –  Il risultato è una produttività oraria stagnante, a fronte di performance più dinamiche nei principali partner europei».

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