Stangata per i consumatori nell’autunno 2025: boom di spesa



Il rientro dalle ferie, per molti, coincide con l’inizio di una stagione caratterizzata da una spesa in crescita e bilanci  sempre più fragili: l’autunno 2025 si prospetta carissimo per le famiglie.


Anche quest’anno infatti la stagione autunnale porta con sé una serie di costi aggiuntivi, dai consumi energetici alle necessità scolastiche, che rischiano di pesare duramente sui redditi, già erosi da inflazione e stipendi stagnanti. Dunque si annuncia  come un banco di prova per la tenuta economica di milioni di famiglie.

Stangata per le famiglie nell’autunno 2025: boom di spesa per scuola, bollette e riscaldamento

Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel periodo compreso tra settembre e novembre, una famiglia tipo dovrà affrontare esborsi complessivi pari a 2.981,10 euro. Una cifra che, pur segnando solo un lieve incremento rispetto al 2024 (+0,4%), riflette un andamento tutt’altro che rassicurante.

Alcune voci di spesa, infatti, continuano a crescere, mentre altre — come i testi scolastici — registrano cali troppo marginali per incidere in modo significativo.

Utenze domestiche e riscaldamento

Nel dettaglio, la quota più consistente riguarda utenze domestiche e riscaldamento: solo tra acqua, luce, gas e telefonia si stima un totale di 1.120,70 euro, a cui si sommano i primi acconti per il riscaldamento (399,70 euro) e la seconda rata della TARI (182,90 euro). Non va meglio sul fronte sanitario: con le liste d’attesa pubbliche sempre più lunghe, molte persone scelgono visite private, facendo salire il costo medio per accertamenti e controlli a 281,90 euro (+1,5% rispetto all’anno precedente).

Scuola

Sul versante scolastico, il leggero calo dei prezzi dei libri e del materiale didattico (-2,6%) riduce solo in parte il peso dell’istruzione, che in ogni caso continua a rappresentare una spesa di quasi mille euro a inizio anno. Il risultato è un autunno che, tra tasse, bollette, scuola e sanità, richiede uno sforzo economico considerevole, spesso difficile da sostenere per nuclei con redditi medio-bassi.

Spesa alimentare

Parallelamente, continua a crescere la spesa alimentare. Dopo mesi di rincari progressivi, il conto al supermercato per lo stesso periodo dell’anno sale a 1.697,50 euro (+4,2%). Per molte famiglie questo significa tagliare ulteriormente qualità e quantità degli acquisti, rinunciando a prodotti più costosi o limitando il carrello a beni essenziali.

Costi condominiali

Anche i costi condominiali segnano un aumento (+3,3%), contribuendo a erodere ulteriormente i bilanci domestici. L’unica nota positiva arriva dal settore carburanti, dove i prezzi — pur restando elevati — segnano un calo medio del 5,6% rispetto ai picchi registrati negli ultimi anni, alleggerendo almeno in parte le spese di trasporto.

Capacità di spesa soffocata dall’inflazione

Il quadro che emerge è quello di un Paese in cui la capacità di spesa delle famiglie non tiene il passo con i costi della vita. «Queste uscite rimangono insostenibili per molti cittadini, soprattutto se si considera l’assenza di una crescita salariale adeguata e il progressivo indebolimento del potere d’acquisto» commenta Michele Carrus, presidente di Federconsumatori. A preoccupare, sottolinea, è anche il riflesso che simili dinamiche hanno sull’economia nel suo complesso: meno disponibilità finanziaria significa minori consumi, proprio in un momento in cui sarebbe necessario stimolare la domanda interna per sostenere il sistema produttivo.

Le proposte per arginare questo salasso

Per far fronte a questa situazione, l’associazione dei consumatori sollecita l’esecutivo ad adottare interventi mirati e immediati. Tra le misure proposte:

  • una revisione dell’Iva sui beni di largo consumo, che garantirebbe a una famiglia tipo un risparmio annuo stimato in oltre 500 euro;
  • la creazione di un fondo specifico per contrastare la povertà energetica e iniziative concrete contro quella alimentare;
  • investimenti più consistenti nella sanità pubblica e nell’accesso allo studio, due settori oggi segnati da ritardi, carenze strutturali e costi indiretti a carico dei cittadini;
  • infine, una riforma fiscale che riequilibri la pressione, alleggerendo in modo sostanziale i redditi medio-bassi.

In un contesto di mercato globale instabile, con una bilancia commerciale in calo e forti incertezze sul fronte energetico, il rischio è quello di entrare nell’inverno con una domanda interna ulteriormente indebolita, alimentando una spirale di consumi ridotti e crescita rallentata.

Le prossime settimane diranno se, di fronte a una pressione crescente sui bilanci domestici, arriveranno risposte concrete o se, ancora una volta, a sostenere il peso dei rincari saranno soltanto i cittadini.



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