A un anno dal termine del Piano nazionale di ripresa e resilienza e mentre il governo lima nuova proposta di rimodulazione straordinaria delle scadenze, i dati sullo stato di attuazione restano in chiaroscuro. Secondo un’elaborazione di Ifel-Anci per Il Sole 24 Ore, basata sui dati aggiornati al 30 giugno da Italia Domani, alcuni ministeri mostrano notevoli ritardi nella spesa effettiva dei fondi. I peggiori risultati si registrano per Lavoro, Agricoltura, Turismo, Cultura e Salute. Intanto un’analisi dell’Osservatorio Pnrr di TEHA, presentata al forum di Cernobbio, conferma che anche in caso di “completa implementazione” l’impatto positivo sulla crescita di lungo periodo del Paese si fermerà all’1,9% contro il +3,6% stimato dal ministero dell’Economia nel 2021.
I ministeri in ritardo
Il ministero del Lavoro, guidato da Marina Calderone, aveva speso a fine giugno solo l’11,8% degli 8,4 miliardi assegnati. A rilento soprattutto i programmi per la formazione, le politiche attive del lavoro e il sostegno all’occupazione. I dicasteri di Agricoltura e Turismo sono fermi rispettivamente al 14,5% e 18,4%, la Cultura al 18,9% e la Salute al 27,6%, con ritardi concentrati su progetti legati alla medicina territoriale. La realizzazione di case di comunità e l’inserimento dei medici di base nei nuovi modelli assistenziali hanno incontrato ostacoli organizzativi e contrattuali. Le differenze tra territori contribuiscono a un avanzamento irregolare e le difficoltà sono aggravate dalle frizioni tra governo e Regioni, in particolare sulla riforma dei medici di base e l’attuazione delle case di comunità . Da capire se anche questi capitoli decisamente sensibili saranno oggetto della prossima revisione che verrà chiesta a Bruxelles nelle prossime settimane, come confermato sabato dal ministro competente, Tommaso Foti.
Salute e inclusione restano indietro
Al 31 maggio, i pagamenti registrati nel sistema ReGis ammontavano a 74,3 miliardi, pari al 38,3% della dotazione totale di 194,4 miliardi. Stime aggiornate indicano che oggi la spesa effettiva potrebbe essere arrivata vicino ai 100 miliardi. Ma il ritmo di attuazione è molto differenziato tra le Missioni: “Inclusione e coesione” (Missione 5) e “Salute” (Missione 6) restano indietro con il 24,5 e il 27,6% di pagamenti effettuati rispetto ai fondi assegnati, mentre guidano la classifica “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” (51,4%), “Istruzione e ricerca” (43,5%) e “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” (40,3%). Anche i dati sui bandi confermano la disomogeneità nella messa a terra dei fondi: i ministeri hanno aggiudicato poco più della metà delle somme messe a gara (53,1%), contro il 60,7% delle Regioni e l’80,6% degli enti locali, con le Città metropolitane al 92,3% e i Comuni al 77%.
Nessuna visione sul che fare dopo
L’analisi dell’Osservatorio Pnrr di TEHA Club, pur confermando i risultati già riconosciuti da Bruxelles – tutti i 67 traguardi previsti per il secondo semestre 2024 sono stati rispettati nei tempi programmati e 334 dei 617 milestone complessivi sono già stati raggiunti – sottolinea che gran parte degli obiettivi più significativi, legati al completamento di investimenti fisici, è prevista solo per il 2026. Sul piano finanziario, la spesa effettiva a fine 2024 ammontava a circa 63,9 miliardi di euro (32,9% del totale), di cui una quota rilevante costituita da crediti d’imposta come Transizione 4.0 e Superbonus.
L’analisi degli indicatori target mostra un avanzamento medio del 57%, ma con forti divari: il 21% degli indicatori è ancora allo 0%, mentre il 23% è già completato, con alcuni valori superiori al 100%. Il che mette in luce la necessità di una decisa accelerata nell’ultimo anno disponibile, visto che proroghe della scadenza europea sembrano improbabili. Un quadro a fronte del quale il documento appena aggiornato conferma che l’impatto di lungo periodo sulla crescita italiana, vero obiettivo di un piano mirato a superare le debolezze strutturali del Paese, sarà molto più basso rispetto alle previsioni iniziali del ministero dell’Economia. Nonostante questo continua a mancare una visione del “mondo post Pnrr”: “La discussione istituzionale risulta carente” e”salvo l’annuncio di qualche isolata progettualità , non sembra chiarissima la direzione futura del Paese”.
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