Napoli sta vivendo una fase di rinnovata attenzione, dentro e fuori i confini nazionali. E in questo nuovo contesto, l’ingegneria gioca un ruolo centrale, offrendo ai giovani prospettive di lavoro concrete e in crescita. Con Francesco Pirozzi, direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale della Federico II, abbiamo parlato di tradizione accademica, internazionalizzazione e opportunità professionali che oggi rendono la città un polo di attrazione per studenti e ricercatori di tutto il mondo.
Direttore Pirozzi, trova corretto l’appello del direttore del Mattino ai giovani?
«Devo dire che è stato un editoriale pienamente condivisibile. Ha restituito in maniera chiara il nuovo clima che si respira a Napoli. Negli ultimi anni la percezione della città è cambiata, sia da parte dei napoletani che dall’esterno. Ne ho conferma anche nei contatti con colleghi italiani e stranieri».
Dal punto di vista del suo Dipartimento, quali opportunità possono trovare i giovani che scelgono di restare a Napoli?
«Davvero tante, grazie a un rinnovamento continuo della formazione: gli ingegneri civili oggi si avvalgono di strumenti tecnologici avanzati, dal digitale ai sistemi di supporto che hanno rivoluzionato il mestiere. Va anche detto che la nostra è la scuola di ingegneria più antica d’Italia, tra le più prestigiose secondo le classifiche internazionali. Alcune discipline dell’ingegneria civile sono nate proprio a Napoli: la geotecnica, l’ingegneria sanitaria e ambientale, la scuola di idraulica e il più grande gruppo nazionale di ingegneria dei trasporti. Questa eredità è motivo di attrazione per visiting researchers da diversi Paesi. Al tempo stesso, i rapporti con le aziende locali si stanno rafforzando e la domanda di ingegneri supera l’offerta. Non è raro, poi, che i nostri laureati all’estero ottengano ottimi riconoscimenti, portando alto il nome della Federico II. E non pochi decidono di tornare, rispondendo in pieno all’invito a restare e investire sul proprio territorio. Riguardo le prospettive qui, la realizzazione di grandi opere pubbliche è da sempre un volano per l’economia. Oggi assistiamo a una maggiore concentrazione su infrastrutture di rilevanza strategica: penso alla Napoli-Bari, al completamento delle grandi arterie stradali, agli assi di penetrazione verso l’entroterra, fino agli interventi sulla portualità. C’è poi la questione ambientale, con progetti di bonifica e riqualificazione delle aree costiere e industriali. Tutto ciò richiede competenze nei nostri campi e rappresenta una straordinaria occasione per i giovani ingegneri».
E il lavoro lo trovano subito?
«Guardi, le opportunità a Napoli e in Campania, a mio avviso, sono persino superiori a quelle che potrebbero trovare altrove. I rapporti con le aziende locali si stanno rafforzando e la domanda di ingegneri supera l’offerta. Le imprese ci chiedono più laureati di quanti ne riusciamo a formare, segno della vitalità del settore e delle prospettive per i nostri studenti. Proprio per questo abbiamo rafforzato l’offerta internazionale, attivando corsi di laurea in lingua inglese, sia triennale sia magistrale. Questi programmi sono seguiti soprattutto da studenti stranieri: dal Nord Africa, dall’Iran, dal Pakistan, ma anche dall’Europa. L’attrattività si spiega non solo con i costi o con la bellezza della città, ma con il posizionamento della nostra area disciplinare nei ranking globali. L’anno scorso abbiamo accolto un centinaio di studenti internazionali, quest’anno prevediamo numeri ancora più alti. E accanto a loro ci sono dottorandi, assegnisti, ricercatori e visiting da tutto il mondo».
L’internazionalizzazione sembra dunque un tratto distintivo del Dipartimento.
«Assolutamente. È una delle attività su cui abbiamo investito di più negli ultimi anni. Oggi ospitiamo studenti stranieri a tutti i livelli, dai corsi di laurea al dottorato fino ai postdoc. Parallelamente incoraggiamo i nostri giovani ricercatori a trascorrere periodi di studio e ricerca all’estero. Molti ricevono proposte di lavoro, spesso anche economicamente vantaggiose per posizioni manageriali, ma la maggioranza sceglie di tornare. Napoli offre oggi condizioni e opportunità difficili da trovare altrove, anche grazie al legame con le imprese e con un tessuto imprenditoriale in espansione».
C’è un messaggio che vuole lasciare ai giovani che guardano con incertezza al proprio futuro?
«Direi che l’ingegneria civile, edile e ambientale a Napoli rappresenta oggi un’opportunità concreta. Chi sceglie di formarsi qui trova una scuola di altissimo livello, un territorio che ha bisogno delle sue competenze e un mercato che cerca più ingegneri di quanti ne escono dalle nostre aule. Restare significa costruire il futuro della città, contribuendo a un cambiamento già in atto».
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