In forte difficoltà 1600 imprese denuncia il presidente di Confimi Trentino-Alto Adige Dietrich Gallmetzer – BGS News


Ci troviamo di fronte a un passaggio cruciale per centinaia di imprese fornitrici del sistema sanitario, grandi e piccole, anche qui in Trentino-Alto Adige. Parliamo di aziende che negli anni hanno garantito continuità di servizio, qualità, innovazione, e che oggi si trovano costrette a fare i conti con il meccanismo del payback sanitario.

Entro domani 9 settembre,  oltre 1.600 imprese, anche alcune imprese del Trentino-Alto Adige saranno chiamate a restituire complessivamente 500 milioni di euro a tutte le Regioni d’Italia . Una somma imponente, che arriva dopo anni di contenziosi legali, ricorsi, pronunce dei tribunali e della Corte Costituzionale.

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È giusto ricordare che non si tratta di evasione né di mancanze imputabili alle imprese. Parliamo di una norma introdotta a livello nazionale per contenere la spesa sanitaria, che scarica però retroattivamente sui fornitori responsabilità che non competono loro.

Il rischio è evidente: mentre le grandi aziende, magari multinazionali, possono contare su riserve e accantonamenti, le piccole e medie imprese del territorio rischiano seriamente di non farcela. Alcune potrebbero essere costrette a chiudere, portando i libri in tribunale, con conseguenze pesantissime non solo per i lavoratori e le famiglie coinvolte, ma per l’intero sistema sanitario locale, che perderebbe fornitori affidabili e radicati sul territorio.

Il presidente Confimi Trentino-Alto Adige Dietrich Gallmetzer: non possiamo che denunciare con forza l’iniquità di questo meccanismo. Le imprese hanno fatto la loro parte, hanno rispettato contratti e consegne. Oggi non si può chiedere loro di pagare il conto di scelte politiche e di bilancio operate altrove.

È la prima volta che ci troviamo ad affrontare una situazione simile, senza risposte chiare da parte delle istituzioni. In un mese, molte aziende prive di sufficiente liquidità non sono riuscite nemmeno ad accedere a nuovi finanziamenti. La domanda è inevitabile: cosa accadrà da martedì a chi non sarà in grado di pagare?

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Permettetemi di citare le parole della nostra vicepresidente nazionale di Confimi Industria Sanità, Marta Mussini: «Un disastro. È la prima volta che ci troviamo ad affrontare una situazione simile». Parole che descrivono perfettamente lo smarrimento e la gravità di questa vicenda.

Il DL 95/2025 ha avuto esecuzione con la conversione in Legge 118/2925 in data 8 agosto 2025: gli importi di cui sopra debbono essere pertanto erogati entro 30 gg, ossia entro e non oltre il 09 settembre 2025, una follia se si pensa che ad oggi il testo manca di una chiara interpretazione di cui le stesse Regioni non hanno contezza, indicando una garanzia dello Stato di cui tuttavia gli Istituti di Credito non sono stati informati tramite comunicazioni ABI.

Ci attendiamo nelle prossime 24H una presa di posizioni delle Regioni, oggi ufficialmente ente di riscossione diretto che non solo operi come più volte detto “con buon senso” ma in funzione delle dinamiche deliberatorie che la legge gli consente ampiamente.

La questione è drammatica: c’è chi farà utili e chi affonderà. Ribadiamo la nostra disponibilità a un confronto costruttivo con le istituzioni regionali e nazionali: servono soluzioni equilibrate, che tengano conto della sostenibilità finanziaria delle imprese e della continuità dei servizi alla sanità pubblica.

Il nostro appello è chiaro: non si può chiedere alle imprese di scegliere se pagare il payback o sopravvivere. Serve una responsabilità condivisa. Serve buon senso.

Foto, Dietrich Gallmetzer



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