Igor De Biasio:“Salute, ricerca, tech. Il piano di Principia per Novara e Torino”


«Vogliamo mettere al servizio del Piemonte l’esperienza fatta a Milano» dice Igor De Biasio, ad di Principia, la realtà che si è occupata della rigenerazione urbana delle aree che hanno ospitato Expo 2015. La società, che ha come primo azionista il Ministero del Tesoro, ha appena firmato un accordo per lavorare con l’amministrazione di Novara e sta trattando con Torino.

Partiamo da Novara. Che cosa prevede il progetto?

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«Abbiamo sottoscritto un’intesa per supportare l’amministrazione nell’immaginazione dell’area del centro che sarà lasciata libera con l’avvio del nuovo ospedale. Ma il piano prevede un supporto anche in altre zone della città».

E con Torino?

«Abbiamo iniziato un dialogo con le amministrazioni locali sulla città dell’aerospazio. Principia ha imparato a fare due cose: reimmaginare i luoghi – ed è importante che quello che si fa porti non solo valore economico ma anche senso sociale – e animare e gestire le aree dell’innovazione».

Mind a Milano è diventato un modello. In cosa consiste?

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«Mind è un ecosistema dell’innovazione. C’è un’università con 20 mila studenti, Human Technopole con 500 ricercatori, un ospedale di ricerca attivo da tre anni e una serie di privati che costruiscono percorsi d’innovazione comuni».

È replicabile in Piemonte?

«Sì. La logica con cui siamo stati coinvolti per Torino prende come riferimento Pavia, dove stiamo realizzando un luogo che mette in rete l’università e nuovi spazi per laboratori e imprese. Il modello funziona quando coniuga accademia, impresa e ricerca, calandolo però sulle eccellenze territoriali. A Torino l’aerospazio può diventare un ecosistema con la E maiuscola. Con Regione, Politecnico e imprese stiamo dialogando per promuovere sviluppo e innovazione. I nostri soci, il primo è il Mef, ci hanno indicato la necessità di valorizzare altri asset pubblici. Un’espansione in Piemonte è naturale, è simile per visione, ed è anche la più vicina».

E sugli investimenti?

«Ci sono più soldi in giro che buone idee. Quando c’è un progetto di valore i capitali li trovi, ma servono un buon piano e la capacità di realizzarlo. I nostri progetti hanno una doppia anima: pubblica e privata. I fondi pubblici non sono infiniti, ma Tesoro, governo e Regione Lombardia sono stati attori importanti. In Mind l’intervento privato vale tre miliardi. Sono arrivati perché c’era una visione chiara e un modello che semplificava il rischio amministrativo e urbanistico, evitando che i privati dovessero dialogare con l’ente pubblico».

Quali risultati concreti avete registrato?

«Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti (Teha), per ogni milione di euro investito nella realizzazione di Mind se ne generano altri 5,4 per effetto della costruzione e dell’operatività. È la dimostrazione della capacità moltiplicativa del modello».

In che modo si crea valore?

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«Ci sono due modi . Uno è legato alla costruzione fisica dei luoghi, all’hardware, ma è una parte limitata. L’altro, che io chiamo software, è più potente: è la capacità di far nascere imprese e iniziative. Può sembrare teorico, ma in Mind, ad esempio, abbiamo attratto l’acceleratore di Berkeley, che ha in Italia la sua unica sede oltre a quella californiana. Acceleriamo startup asiatiche, europee, sudamericane. Generano valore».

Perché avete chiamato il progetto “Rinascimento”?

«Dialoghiamo anche con altri distretti nel mondo, volevamo un riferimento all’Italia e al momento storico in cui la città è stata immaginata. Teniamo al fatto che abbia l’uomo al centro».

C’è un progetto che le piacerebbe affrontare?

«Sono sincero: quelli su cui stiamo già lavorando. Poter dare una mano a Novara e al contempo a Torino mi piacerebbe tantissimo. Milano e Torino potrebbero allearsi».

Operazione complicata.

«Fuori dall’Europa, per tanti c’è poca differenza tra Milano, Torino, Pavia: l’Italia è un pezzetto d’Europa. A volte facciamo fatica a fare asse, ma Milano e Torino hanno tutte le carte in regola per cogliere questa sinergia».

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