La nuova iniziativa Rearm Eu promette di trasformare radicalmente il comparto della difesa continentale, spiega Lorenzo Mariani, ad di Mbda Italia, convinto che l’allargamento dei finanziamenti possa innescare una crescita senza precedenti e superare la cronica sottoalimentazione economica che ha frenato il settore.
Fondi potenziati e nuova leva per l’industria
Il manager rimarca che la forza propulsiva di Rearm Eu deriva innanzitutto dal notevole incremento delle risorse disponibili: lo strumento SAFE è pensato per attivare prestiti complessivi fino a 150 miliardi di euro. Una cifra di queste proporzioni, osserva, cambierà drasticamente la disponibilità finanziaria dei singoli Stati, consentendo di destinare importi prima impensabili a un settore che per anni ha sofferto di cronica carenza di investimenti pubblici, e questo darà una spinta fortissima allo sviluppo di programmi condivisi in tutta Europa.
Mariani collega l’incremento dei fondi a un cambio di passo complessivo: l’accesso a capitali più ampi, sottolinea, favorirà tempistiche di realizzazione più rapide e prodotti maggiormente rispondenti alle esigenze comuni. Per la prima volta, sottolinea, i governi europei dispongono di un margine di spesa tale da evitare interventi frammentati e potranno orientarsi su progetti ambiziosi, sostenuti da linee di finanziamento stabili che riducono l’incertezza e incentivano la cooperazione industriale dentro i confini dell’Unione, permettendo risposte più coerenti alle minacce comuni.
Opportunità e insidie di una stagione di rilancio
Il nuovo contesto, evidenzia l’amministratore delegato, apre scenari di crescita ma porta con sé rischi significativi. Il pericolo principale è costituito dalle “gelosie nazionali”, vale a dire la tentazione di ciascun Paese di difendere priorità proprie anziché convergere su requisiti condivisi. Una simile frammentazione, avverte, sarebbe paradossale poiché l’origine delle minacce è sostanzialmente identica lungo i confini dell’Unione e richiede quindi soluzioni comuni, pensate per essere adottate in più capitali senza duplicazioni o sprechi di risorse preziose per il settore.
Per evitare che gli ostacoli prevalgano, egli suggerisce un percorso chiaro: definire sin dall’inizio requisiti condivisi, programmare gli investimenti su scala pluriennale e mantenere un monitoraggio costante dei risultati. Solo così – insiste – il potenziamento delle risorse potrà trasformarsi in capacità reali e non in promesse sulla carta. Il coordinamento tra le cancellerie, pertanto, diventa l’elemento cardine per tradurre il pacchetto Rearm Eu in un vantaggio concreto e tangibile per la sicurezza collettiva di tutti gli Stati membri coinvolti.
La tradizione cooperativa di MBDA
Mariani ricorda che MBDA possiede sin dalle origini un DNA multinazionale. I suoi principali programmi, spiega, sono quasi sempre sviluppati da tre Paesi e in alcuni casi arrivano a coinvolgerne quattro o sei. Questa impostazione collaborativa, aggiunge, ha permesso all’azienda di maturare un metodo consolidato per far dialogare normative, standard tecnici e culture industriali diverse, costruendo al contempo un’identità di gruppo pienamente europea e favorendo una base condivisa di competenze che si adatta alle varie priorità nazionali senza attriti.
L’accento sulla dimensione industriale è altrettanto rilevante. Fin dall’inizio, il gruppo ha lavorato per garantire ad ogni Paese partner una propria capacità produttiva e di sviluppo, con specificità calibrate sulle competenze locali. Questo approccio, osserva l’amministratore delegato, non solo salvaguarda l’eccellenza di ciascun territorio, ma crea un equilibrio che rende l’intero consorzio più robusto e pronto a rispondere a richieste comuni in tempi ridotti, rafforzando al tempo stesso la percezione di appartenenza a un progetto unitario europeo condiviso da tutti.
Il contributo britannico nella cornice europea
Parlando di geografia, Mariani puntualizza che il concetto di gruppo europeo include anche il contributo del Regno Unito. Il partner inglese, precisa, è “irrinunciabile” per una difesa europea efficace. La sua presenza, sostiene, conferma l’ampiezza del progetto MBDA e testimonia la volontà di preservare un fronte comune sullo sviluppo di tecnologie strategiche, al di là di confini politici che potrebbero indurre a percepire distanze che nella realtà operativa non deve esistere, se l’obiettivo è la sicurezza collettiva europea.
La presenza britannica consolida dunque un assetto realmente europeo. Il gruppo può contare su siti e competenze distinti, ciascuno con specializzazioni specifiche, in linea con l’idea originaria di assicurare ad ogni Paese un proprio ruolo industriale. Questa configurazione – ribadisce il manager – conferisce al consorzio lo status di progetto comune, capace di rappresentare un esempio concreto di integrazione e di collaborazione a sostegno della sicurezza condivisa, senza sacrificare le specificità che ogni Paese ritiene irrinunciabili per la propria identità.
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