Un fondo di 30 milioni di euro ogni anno è previsto per sostenere incentivi fiscali permanenti che incoraggino le piccole e medie imprese italiane a ingaggiare manager ad interim. Questi professionisti sono «esperti nella gestione di fasi critiche, processi di cambiamento e ristrutturazione o specifici progetti di sviluppo, fungendo da catalizzatori per la competitività e la continuità aziendale». In tal modo, contribuiscono attivamente alla crescita del sistema economico italiano. Questo è quanto emerge dalla proposta di legge per l’introduzione di «sgravi fiscali per il reclutamento di dirigenti temporanei e progettuali nelle piccole e medie imprese», avanzata alla Camera da cinque deputati di Fratelli d’Italia: Letizia Giorgianni, Cristina Almici, Enzo Amich, Antonio Maria Gabellone e Chiara La Porta. Nella pratica, optare per un temporary manager potrebbe permettere alle aziende italiane di godere di una riduzione delle tasse sul salario annuale del manager selezionato. Un abbattimento fiscale del 20% è previsto per le imprese di medie dimensioni, che può arrivare al 30% per le micro e piccole imprese.
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La normativa si rende indispensabile nell’attuale scenario «economico e produttivo in rapido e continuo cambiamento», in cui le PMI – «pilastro del sistema economico nazionale e presidio territoriale essenziale per l’occupazione, la coesione sociale e la resilienza» – spesso non possiedono «le competenze manageriali necessarie per affrontare le sfide emergenti: transizione digitale ed ecologica, internazionalizzazione, evoluzioni normative, accesso ai finanziamenti, innovazione tecnologica, passaggi generazionali e gestione delle risorse umane». Gli esponenti del partito del premier Meloni precisano che l’uso di manager ad interim è una «soluzione strategica, che permette alle aziende di accedere a competenze di alto livello, riducendo i costi e mantenendo una struttura organizzativa flessibile».
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Oltre a aumentare la resilienza delle PMI italiane, la proposta di legge di Giorgianni e co. mira a «favorire l’emergere di una nuova generazione di manager flessibili, dinamici e orientati ai risultati». Tuttavia, le imprese possono accedere al credito d’imposta solo se il temporary manager scelto è un dottore commercialista o un under 35 laureato in economia e commercio, entrambi con almeno tre anni di esperienza in ruoli direzionali.
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Nessun vantaggio senza un aumento dell’ebitda
Un’altra condizione essenziale per usufruire dello sgravio fiscale è che il contratto temporaneo abbia una durata minima di sei mesi e specifichi chiaramente le attività, gli obiettivi e i criteri di valutazione.
Inoltre, la riduzione fiscale sui salari dei manager temporanei e progettuali spetta solo alle imprese italiane di piccole o medie dimensioni se dimostrano di poter seguire gli obiettivi di aumento dell’ebitda stabiliti dalla proposta. In dettaglio, il sistema di controllo richiede che l’ebitda – indicatore di redditività prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento – cresca di almeno il 5% entro un anno dall’assunzione del temporary manager, del 10% in due anni e del 15% dopo tre anni. Il beneficio si rinnova quindi ogni 12 mesi. (riproduzione riservata)
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