Centrare gli obiettivi di crescita, sostenere chi lavora e aprire nuove vie per una pensione più equa: con queste priorità la ministra Marina Calderone, in collegamento dal forum di Cernobbio, ha delineato la strategia del Governo su lavoro, previdenza e legge di bilancio, invitando imprese e sindacati a un confronto serrato ed efficace.
La rotta della manovra
Il prossimo provvedimento di bilancio, ha spiegato Calderone, punterà anzitutto a rafforzare il ceto medio, motore della domanda interna, oltre a sostenere il lavoro dipendente e autonomo con misure mirate a garantire stabilità di reddito e tutele moderne. Rimane centrale il capitolo famiglia: gli interventi varati nelle ultime due finanziarie – in particolare quelli dedicati all’occupazione e alla genitorialità – saranno confermati e potenziati, in modo da preservare quella continuità che il Governo considera decisiva per mantenere alta la fiducia di lavoratori e imprese.
La ministra ha poi ribadito l’esigenza di procedere con gradualità, evitando strappi che potrebbero disorientare i diversi attori del mercato del lavoro. Il percorso, ha osservato, passa da una puntuale valutazione degli effetti degli interventi già approvati e da un’analisi delle nuove priorità che emergeranno nel dibattito parlamentare. Ogni scelta – ha sottolineato – dovrà essere coerente con gli impegni assunti in passato e allo stesso tempo capace di rispondere a un contesto economico in rapida evoluzione che richiede risposte precise e tempestive.
Un patto per il ceto medio e la natalità
Secondo Calderone, la vera sfida non è soltanto economica ma demografica: il Paese registra un calo delle nascite che rischia di mettere sotto pressione il sistema produttivo e il welfare. Per invertire la tendenza, il Governo intende rafforzare le misure di sostegno alla genitorialità, incoraggiando l’ingresso e la permanenza dei genitori nel mercato del lavoro e riducendo, per quanto possibile, gli ostacoli che si frappongono alla scelta di avere figli. Il futuro della previdenza – ha ricordato la ministra – si costruisce anche con politiche attive per la famiglia.
I dati sull’occupazione restano incoraggianti: la disoccupazione si attesta intorno al 6%, in linea con la media europea, e migliorano gli indici di partecipazione al lavoro dei giovani e delle donne. Spiccano Sud e Isole, storicamente penalizzati, che oggi manifestano una vitalità inattesa sul fronte occupazionale. Questi segnali positivi, ha avvertito Calderone, richiedono interventi mirati per essere consolidati e trasformati in sviluppo duraturo, soprattutto nei territori che in passato hanno vissuto fasi di declino produttivo.
Anticipo pensionistico: ampliare le chance
Nel collegamento da Cernobbio, la ministra ha ribadito che l’esecutivo intende «lavorare per ampliare le condizioni di vantaggio, di anticipazione dell’uscita» dal lavoro, prospettando un futuro nel quale il diritto alla pensione possa essere esercitato con maggiore flessibilità. L’orientamento, ha spiegato, passa per l’individuazione di criteri oggettivi che tengano conto delle diverse storie contributive, delle aspettative dei lavoratori e delle esigenze del bilancio pubblico. Questa linea verrà discussa con le parti sociali, così da trovare un equilibrio tra sostenibilità finanziaria e tutela della dignità delle persone.
La strada verso una riforma complessiva è tuttavia complessa e richiederà, come ha sottolineato Calderone, un’accurata valutazione degli impatti di bilancio e dell’equità intergenerazionale. Ogni intervento in materia previdenziale – ha osservato – deve tenere insieme conti pubblici, aspettative dei lavoratori e esigenze delle imprese. Per questo il confronto con le organizzazioni sindacali e datoriali proseguirà nelle prossime settimane, con l’obiettivo di identificare soluzioni condivise che permettano ai lavoratori di accedere in anticipo alla quiescenza senza mettere a rischio la sostenibilità del sistema.
Severance pay come leva per il pensionamento
Tra le ipotesi discusse nelle ultime ore spicca l’utilizzo del Tfr come strumento per ridurre l’età di uscita dal lavoro. La proposta, proveniente da una componente della maggioranza, non è stata né avallata né scartata: Calderone ha parlato di «soluzione meritevole di attenzione» che sarà analizzata in tutte le sue implicazioni, dalla salvaguardia delle liquidazioni dei lavoratori al possibile impatto sui bilanci aziendali. L’obiettivo dichiarato è capire se e come il trattamento di fine rapporto possa facilitare un pensionamento più rapido.
Il ministero, ha aggiunto la titolare del Lavoro, condurrà con il Ministero dell’Economia un approfondimento per verificarne la fattibilità. Solo un esame accurato dei costi e dei benefici – ha chiarito – potrà trasformare la proposta in un intervento equo e sostenibile. Nelle prossime settimane il tema entrerà nel confronto con i sindacati, che saranno chiamati a esprimere indicazioni e suggerimenti utili a definire eventuali meccanismi operativi senza compromettere le liquidità aziendali né penalizzare i futuri pensionati in termini di importi e coperture.
Fondi integrativi: costruire il secondo pilastro
Accanto alle misure sul primo pilastro, Calderone ha rilanciato il tema della previdenza complementare, definendolo «fondamentale» per garantire una vecchiaia dignitosa soprattutto alle giovani generazioni. La ministra si è detta favorevole a introdurre un nuovo semestre di silenzio assenso: chi non manifestasse espressamente la volontà di rimanere fuori dai fondi integrativi verrebbe iscritto in automatico, iniziando così ad accantonare un capitale che, insieme alla pensione pubblica, rafforzerebbe la stabilità del proprio reddito futuro. Scegliere oggi di aderire equivale a mettere in sicurezza il domani.
Un simile sistema, ha spiegato la titolare del Lavoro, non avrebbe carattere coercitivo, poiché resterebbe sempre possibile uscire dal fondo o destinare il proprio Tfr ad altre finalità. Tuttavia la logica del default si è dimostrata capace di aumentare in modo deciso l’adesione, soprattutto fra chi è appena entrato nel mercato del lavoro. Nell’ottica governativa, promuovere la previdenza integrativa significa alleggerire la pressione sul primo pilastro e distribuire più equamente il rischio tra Stato, aziende e individui.
Coinvolgere imprese e sindacati in una nuova cultura
Pur riconoscendo i progressi registrati negli ultimi anni, Calderone ha denunciato una «scarsa cultura» sui fondi complementari, specialmente tra i dipendenti delle piccole e medie imprese. Per colmare questo gap, il Governo intende coinvolgere federazioni datoriali e organizzazioni sindacali in un progetto strutturale di educazione previdenziale. L’obiettivo è costruire una consapevolezza diffusa che permetta a ogni lavoratore di comprendere, sin dall’ingresso in azienda, quanto sia cruciale accantonare risorse aggiuntive per il proprio domani, evitando il rischio di un assegno insufficiente a mantenere il tenore di vita.
In parallelo, si valuta l’ipotesi di una semplificazione e armonizzazione delle procedure di adesione, poiché tutto ciò che appare eccessivamente burocratico finisce per scoraggiare, in particolare, i più giovani. Immediatezza, semplicità e risultati visibili – ha insistito la ministra – rappresentano la chiave per riavvicinare le nuove generazioni ai temi pensionistici. Rendere i passaggi più lineari significherebbe accrescere la partecipazione, aumentare le risorse accantonate e dare al sistema integrativo quella massa critica che ne garantisce solidità e rendimenti più stabili nel tempo.
Sicurezza, caporalato e contratti
Il dialogo con le parti sociali non si esaurisce sulla previdenza. Il 9 settembre Governo, organizzazioni datoriali e sindacati torneranno a incontrarsi per definire gli ultimi passaggi su sicurezza sul lavoro e contrasto al caporalato. Calderone ha ricordato che, prima della pausa estiva, era stato annunciato un decreto con disposizioni di ampio respiro destinate a rafforzare i livelli di protezione in ogni comparto produttivo. L’obiettivo dichiarato è ridurre drasticamente gli infortuni gravi e colpire quelle zone d’ombra che ancora avvelenano il mercato del lavoro.
La ministra ha sottolineato che il confronto rimarrà aperto anche sui contratti collettivi, poiché il loro uso distorto è spesso alla base di fenomeni di sfruttamento. Nella riunione verranno valutati i risultati delle norme introdotte in passato e, se necessario, individuati nuovi correttivi. Una piena legalità nei rapporti di lavoro – ha ribadito – protegge i lavoratori e permette alle imprese corrette di competere ad armi pari. L’obiettivo è costruire un tessuto produttivo che unisca crescita economica e rispetto della dignità professionale.
Nuovi ispettori e norme stringenti
Per rendere più efficace l’azione di contrasto a incidenti e sfruttamento, il dicastero ha predisposto l’assunzione di oltre 500 ispettori del lavoro. Tali risorse – ha spiegato Calderone – serviranno a consolidare gli interventi già attivati e a garantire monitoraggi più frequenti nei settori considerati maggiormente vulnerabili. L’incremento del personale ispettivo rappresenta un segnale concreto di impegno, volto a rafforzare la presenza dello Stato nei luoghi di lavoro e a scoraggiare comportamenti illeciti prima che si trasformino in tragedie irreversibili.
Il potenziamento degli organici verrà accompagnato dal decreto annunciato prima dell’estate, che conterrà una serie di provvedimenti in materia di sicurezza. Calderone ha ricordato che il testo, attualmente allo studio finale, sarà presentato al tavolo con le parti sociali e conterrà disposizioni specifiche per rafforzare controlli, prevenzione e sanzioni. Non si tratta di un semplice inasprimento normativo – ha puntualizzato – ma di un cambiamento culturale che mira a riportare la tutela della vita e della salute dei lavoratori al centro delle politiche pubbliche.
Inclusione e protezione delle fragilità
All’interno della manovra, un altro capitolo chiave sarà il sostegno alle fragilità. La riforma del reddito di cittadinanza, culminata nell’introduzione dell’assegno di inclusione, rappresenta per Calderone il tassello di una strategia più ampia di accompagnamento alle persone in condizioni di bisogno. La misura, ha ricordato, è stata gradualmente migliorata per intercettare platee fino a ieri escluse: dalle donne vittime di violenza a quanti subiscono fenomeni di sfruttamento lavorativo, passando per le persone coinvolte in traffici illeciti che necessitano di un percorso di reinserimento.
Questo impegno è stato ribadito anche nel più recente decreto sui flussi migratori, dove il Governo ha inserito dispositivi specifici per tutelare le vittime di tratta e contrastare le reti criminali che alimentano il lavoro irregolare. Contrastare lo sfruttamento non è soltanto un tema di giustizia sociale – ha concluso la ministra – ma una condizione essenziale per restituire dignità al mercato del lavoro e garantire pari opportunità a tutti. Una linea che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrà permeare ogni segmento della futura politica economica e occupazionale.
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