FISCO/ Quei meccanismi per l’IVA che spiegano perché le aziende hanno bisogno di una riforma


IVA: reverse charge e split payment producono crediti con l’Erario per le aziende e complicano la gestione finanziaria: riforma necessaria

E’ risaputo e auspicato da più parti che si giunga quanto prima alla rivisitazione organica del sistema fiscale. Il tema non attiene solo al contenimento della pressione fiscale ma deve guardare principalmente alla necessità di omogeneizzare alcuni degli interventi normativi che negli anni sono stati introdotti per finalità antievasione.

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Pensiamo agli effetti distorsivi indotti in ambito IVA dall’introduzione dei meccanismi di reverse charge e/o split payment. Il primo si caratterizza per la non applicabilità dell’imposta alle transazioni che avvengono in taluni settori ben individuati (edilizia, commercio di apparecchiature elettroniche, prestazioni di servizi in sub appalto ecc).



Il secondo, invece, si applica a tutte le aziende che hanno rapporti commerciali con la Pubblica Amministrazione (fino a qualche mese fa si applicava anche ai rapporti commerciali con le quotate) e le imprese da essa partecipate, chiamate a seguire regole specifiche per la fatturazione e il versamento dell’IVA all’erario.

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L’applicazione dei due meccanismi incide sulla applicazione ordinaria dell’IVA (le imprese versano la differenza tra l’IVA che assolvono sugli acquisti e quella che incassano dalle vendite) finendo per determinare posizioni creditorie delle aziende nei confronti dell’erario. Le posizioni creditorie finiscono per incidere sulla gestione della finanza delle aziende costrette ad assolvere ad ulteriori adempimenti: richieste di rimborso (annuali e/o infrannuali) e/o richieste di compensazione dell’imposta. Non va sottaciuto poi che ai costi per adempimenti si aggiungono i costi finanziari per sostenere i flussi finanziari delle aziende.



Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Una soluzione a queste problematiche potrebbe passare per l’introduzione di un meccanismo simile a quello applicabile alle imprese esportatrici per le quali è prevista la possibilità di richiedere entro particolari limiti (plafond) la non applicabilità dell’IVA sugli acquisti che andranno a fare. L’applicazione di questo meccanismo ridurrebbe gli adempimenti periodici di rimborso e l’appesantimento delle finanze aziendale senza trascurare che si libererebbero anche risorse umane all’interno degli Uffici finanziari dedicati a questi adempimenti.

Miglioramenti andrebbero introdotti anche nell’ambito della disciplina del consolidato fiscale e/o della liquidazione IVA all’interno dei Gruppi di aziende. Il Legislatore con l’introduzione di entrambi gli istituti ha avuto il merito di riconoscere esplicitamente quanto il nostro ordinamento sia, in taluni casi, obsoleto ed incapace di cogliere le innovazioni che il sistema imprenditoriale ha attraversato e sta attraversando. Con questi istituti si è cercato di dare una prima risposta al diffondersi dei Gruppi imprenditoriali che caratterizzano da oltre un ventennio, sempre più, il modo di fare impresa in Italia ed in Europa.

In particolare il Legislatore con l’introduzione di questi istituti ha cercato di dare una risposta alla esigenza di liquidità delle imprese, che hanno potuto immediatamente compensare, all’interno del Gruppo imprenditoriale cui fanno riferimento, le posizioni creditorie e debitorie evidenziate dalle posizioni individuali senza percorrere ed attendere le lungaggini che caratterizzano i rimborsi delle imposte da parte dell’Erario. Le finalità che ha inteso perseguire il Legislatore sono intuitive. In primo luogo ha voluto accompagnare l’innovazione dei tempi nell’organizzazione delle imprese e nel modo di fare impresa da parte delle aziende stesse (attraverso i Gruppi di Imprese).

In secondo luogo poi ha voluto favorire la formazione della liquidità da parte delle imprese “semplificando” ed “accelerando”, anche per via indiretta, le attività al fine di rendere prontamente “liquide” le posizioni creditorie/debitorie che nascono in capo alle singole imprese facenti parte del Gruppo imprenditoriale. Nel contesto attuale andrebbe ampliato l’utilizzo dei crediti fiscali che le aziende facenti parte di un gruppo maturano al loro interno con l’obiettivo di migliorare la posizione finanziaria delle aziende facenti parte di un gruppo.

In tema di lotta alla evasione IVA andrebbe poi ampliato il ricorso al reverse charge. In questo modo si andrebbe ad incidere sul meccanismo delle frodi IVA andando a colpire una delle ragioni delle stesse ovvero il trattenimento dell’IVA da parte degli ideatori delle frodi che non ricevendola in pagamento vedrebbero vanificato almeno uno dei loro obiettivi ovvero trattenere l’IVA e non versarla all’erario.

Gli esempi descritti hanno un denominatore comune e cioè quello di rendere palese il perché occorre una riforma. Gli interventi disorganici introdotti sull’impianto fiscale degli anni 70 hanno creato delle distorsioni che finiscono per incidere in maniera pesante sulla gestione finanziaria delle aziende mettendo in difficolta le imprese e i professionisti chiamati ad affiancarle.

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